Serve un patto intergenerazionale
Il blocco delle indicizzazioni delle pensioni non solleva un problema solo economico, ma anche i diritti acquisiti.
La Corte Costituzionale con una recente sentenza ha mandato in crisi il bilancio dello Stato, dichiarando illegittimo il blocco delle indicizzazioni di gran parte delle pensioni operato tre anni fa dal governo Monti, vale a dire nel periodo più nero della crisi economica che ha colpito l’Italia. Trovare una soluzione ora tocca alla politica e fa certamente senso pensare che la Corte Costituzionale da una parte abbia impiegato tutto questo tempo per pronunciarsi su una questione così delicata e che, dall’altra, il pasticcio sia stato creato proprio dal cosiddetto “governo tecnico” che, almeno sulla carta, doveva essere costituito da gente più preparata e più brava rispetto a coloro che li avevano preceduti. Non sappiamo ancora come la politica deciderà di risolvere questo grosso pasticcio, ma di certo vi è che a far fronte a questo ennesimo guaio saranno le tasche dei poveri cittadini, perché in Italia paga sempre Pantalone!
Il problema però è ben più ampio della questione economica ed investe da una parte l’intangibilità dei diritti acquisiti di alcuni, per come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale anche in precedenza con riferimento ai tagli alle cosiddette “pensioni d’oro”, dall’altra la necessità di dare tutela a quei soggetti più giovani che, a causa della blindatura di certe posizioni pregresse e spesso solo di rendita, vedono i propri diritti affievoliti, resi quasi impalpabili. Si tratta di una questione quindi anche politica e sociale, che determina uno scontro intergenerazionale che vede giovani contro anziani, i padri contro i figli. Tutti sono chiamati a spartirsi una coperta sempre più corta ma le cui proporzioni, a causa di alcune storture del passato, sono ingiuste e pesano gravemente sulla società attuale. Sono decenni che si auspica un patto intergenerazionale, ma al momento del conclusione di esso si preferisce ricorrere alla clava giudiziaria piuttosto che al buon senso. Eppure conosco tanta gente disposta a rinunciare a qualcosa pur di vedere lavorare i propri figli. possibile che non vi sia una via costituzionalmente legittima a ciò? La parola magica è una sola: “solidarietà”. La politica è incapace di trovare soluzioni vere e non mi meraviglierei se, ancora una volta, i rimedi saranno peggiori dei mali da risolvere con il governo che cercherà di mettere una pezza al nuovo ma non ultimo pasticcio, scoppiato dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
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