I due gesuiti girovagarono per l’Egitto, la Palestina e il Libano riprendendo la gente della Bibbia
I film di Mulsant e Chevalier sull’Oriente cattolico
Agli inizi del novecento la chiesa iniziò ad interessarsi alle nuove tecniche cinematografiche e fotografiche
L’avvicinamento della Chiesa ai mezzi di comunicazione è avvenuto in maniera graduale grazie all’opera di religiosi appassionati che, tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, ricorsero alle moderne tecnologie per adempiere ai loro scopi educativi e pastorali. Il clero ritenne possibile evangelizzare il popolo di Dio, mediante forme di intrattenimento come rappresentazioni ambulanti, esibizioni teatrali e spettacoli pubblici, realizzati con l’ausilio dei nuovi strumenti tecnici. Nacque la rivista “Il fascinatore” che forniva informazioni pratiche a registi improvvisati o cineasti del mondo cattolico, per poter allestire queste manifestazioni. I gesuiti, nello specifico, erano particolarmente avvezzi alla nuova strumentazione tecnica e interessati ai cambiamenti in corso nel settore comunicativo. Un esempio molto importante è quello dei due gesuiti francesi, Alfred Mulsant e Célestin Chevalier, due personalità colte amanti della settima arte. Mulsant nacque a Thonon-les-Bains nel 1866 e morì nel 1943 a Lione. Crebbe in una famiglia di magistrati, aderì alla Compagnia di Gesù, studiò lettere al collegio di Mongré, di cui divenne direttore nel 1919, approfondì le sue conoscenze in ambito filosofico, scientifico e teologico e insegnò storia e discipline umanistiche al Cairo. Si avvicinò al cinematografo verso il 1902 utilizzando dapprima una torcia a miscelazione ossidrica prodotta dai fabbricanti inglesi Gwyer, QQin grado di emettere una luce molto intensa. Questo manufatto si rivelò adatto alla creazione e alla proiezione di sequenze visive. Célestin Chevalier nacque a Montagny-lès-Beaune nel 1867 e morì a Sainte-Foy-les-Lyon nel 1949. Ebbe una formazione scientifica, umanistica e teologica e insegnò filosofia ad Alessandria. Nel 1906 Mulsant coinvolse Chevalier in un progetto finalizzato alla ricerca di finanziamenti per le scuole cattoliche in Libano, incluso il collegio gesuita St. Joseph a Beirut (oggi università privata francofona). Il programma prevedeva un viaggio da compiere insieme in Egitto, in Palestina e in Libano, fra settembre 1903 e aprile 1904, per filmare e fotografare le abitudini del popolo di Dio. Diversamente dai fratelli Lumière, che si spostavano nelle diverse località in qualità di turisti, i due gesuiti viaggiarono in quei territori che conoscevano molto bene, proprio perché erano entrambi docenti all’università di St. Joseph a Beirut, in Libano, e in un collegio al Cairo in Egitto. Con il materiale cinematografico e fotografico prodotto organizzarono un ciclo di conferenze incentrate sulle seguenti tematiche: “Vers les cèdres du Liban” (Verso i cedri del Libano), “Au pays de l’enfance du Christ” (Nella terra d’infanzia di Cristo), “La Vierge et son fils” (La Vergine e suo figlio), “Le Caire pittoresque” (Il Cairo pittoresco) e “Les Hébreux d’autrefois et les Fellahs d’aujourd’hui” (Gli ebrei di ieri e i contadini di oggi). Per portare a termine questo progetto acquistarono un proiettore Gaumont a cui apportarono determinate modifiche, creando spezzoni filmici in cui le immagini fisse e quelle in movimento si alternavano fra loro. Tra le fonti di ispirazione per i due gesuiti ci fu la “Bibbia illustrata” del pittore e incisore francese James Tissot (1836-1902), che vantava un’esperienza decennale in Palestina dove mise piede nel 1888. I due cineasti francesi inscenarono brani del Vangelo attingendo ai dipinti a tema religioso di quest’artista. Mulsant e Chevalier ebbero la capacità di immortalare spaccati di vita quotidiana della gente che viveva in Palestina, muovendosi tra realtà e finzione cinematografica. Ritrassero gli incantatori di serpenti, le persone che cantavano e ballavano, i bambini che giocavano, gli uomini e le donne mentre lavoravano, i festeggiamenti religiosi, il Santo Sepolcro e la preparazione di pietanze tipiche locali. I due registi gesuiti predisposero anche teatrini mettendo in scena momenti della vita di Gesù, che vanno dalla sua infanzia alla descrizione della Sacra famiglia, dall’Annunciazione all’adorazione dei Magi, dalla fuga in Egitto al lavoro di Giuseppe il falegname, fino al Cristo in croce. Per l’occasione scelsero attori locali che si calarono bene nei ruoli a loro attribuiti. Mulsant e Chevalier proposero una visione meno agiografica e più “umana” delle vicende del Messia cristiano, ritratto nel suo ambiente naturale e reale. Girarono circa 200 brevi filmati in negativo, che proiettarono durante le loro conferenze ed esportarono in diversi paesi tra cui Francia, Italia e Belgio, garantendo una massiccia diffusione del messaggio evangelico. Il 2 giugno 1907, in occasione del compleanno di papa Pio X, Padre Chevalier proiettò a Roma dei filmati sul viaggio da Beirut a Nazareth, mentre il suo collega si trovava al Cairo. Il pontefice rimase sbalordito per l’uso evangelico e pedagogico che i due avevano fatto del cinematografo. Chevalier continuò ad organizzare conferenze in Italia, Belgio, Francia e Paesi Bassi e, nel 1910, viaggiò in Turchia insieme a Mulsant, come testimoniano altri filmati. Circa 90 minuti di questo materiale realizzato dai due padri fu scoperto in un armadio e conservato da Éric Lange, collezionista e conoscitore del cinematografo. Inizialmente si pensò che questi “ritrovamenti da solaio” fossero semplici riprese di fine ottocento; in seguito, grazie ad analisi più dettagliate, si scoprì che erano veri e propri esempi di “cinema cattolico”. Questi reperti sono un chiaro segnale del fatto che, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, la Santa Sede guardava con un misto di interesse e di curiosità a queste nuove tecnologie mediali, delle quali iniziava a comprendere le potenzialità e l’utilità per scopi di cristianizzazione. L’opera dei due francofoni, dopo la loro morte, fu proseguita da altri sacerdoti, interessati a mostrare scene di vita quotidiana cattolica ricorrendo alla cinepresa e alla fotografia.
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