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L’apertura di una Mediateca Apostolica Vaticana per la custodia dei supporti audiovisivi cattolici è tra le priorità di Bergoglio

I film su Leone XIII a Palazzo Pecci

Leone XIII è stato il primo pontefice, in tutta la storia della Chiesa cattolica, ad essere stato ripreso da una telecamera

I film su Leone XIII a Palazzo Pecci

Nato a Carpineto Romano nel 1810 e morto a Roma nel 1903, il papa dell’enciclica sociale Rerum Novarum è stato protagonista di diversi film girati tra fine ottocento e inizi novecento. Alcune di queste pellicole sono state raccolte e proiettate, per la prima volta con la corretta datazione e attribuzione, a Palazzo Pecci, la casa natale di Leone XIII, aperta al pubblico nella giornata del 26 maggio. L’iniziativa è stata curata da Gianni Piacitelli Pecci e dal Comune di Carpineto Romano, in collaborazione con la Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (MAC) e con il Centro di ricerca CAST (Catholicism and Audiovisual Studies) dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno. Fino a poco tempo fa si è creduto che il cortometraggio che ritrae Leone XIII nei giardini vaticani, nell’atto di benedire la macchina da presa, fosse opera dell’operatore torinese Vittorio Calcina, agente italiano dei fratelli Lumière, che impiegò il Cinématographe Lumière. Il prodotto fu falsamente datato 1896. Le ricerche effettuate da Gianluca della Maggiore dentro l’Archivio Apostolico Vaticano attribuiscono, invece, la paternità del breve filmato al regista inglese William Kennedy Laurie Dickson, che lo girò nel 1898 per conto dell’American Mutoscope and Biograph Company. Lo studioso ha inoltre dimostrato che Francesco De Federicis, fotografo pontificio fin dal 1878 e primo cinematografista vaticano dal 1901, realizzò almeno tredici filmati con Leone XIII tra il 1899 e il 1903, tre dei quali riprodotti a Palazzo Pecci. I film di De Federicis erano di qualità scadente perché non era un grande operatore cinematografico né un fotografo con esperienza. Ad ogni modo riuscì a immortalare spezzoni di vita vaticana fondamentali e di notevole valore. “L’eccezionalità di questa giornata risiede nel fatto che per la prima volta in Italia è stato possibile vedere sia i film Biograph del 1898 sia i film Lumière girati tra il 1899 e il 1902” ha detto Della Maggiore durante l’evento organizzato per la proiezione di questi filmati, nel corso del quale è stato anche presentato il suo libro “Le vedute delle origini su Leone XIII – Vaticano, Biograph e Lumière tra mito e storia” (Utet Universitaria). Questo contributo ha messo in luce l’interessante binomio papa-cinema che comprende, tra le altre cose, il rapporto inesplorato ma esistito tra Pecci e i fratelli Lumière. Questi ultimi, sin dal 1891, fornirono gratuitamente le lastre fotografiche per la carta del cielo della Specola Vaticana, consegnarono in seguito al Papa le prime fotocromie e, nel 1900, diedero un forte contributo all’apertura del Cinematografo Vaticano in piazza San Pietro. Maria Amato Garito, rettore dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno, ha lodato lo sforzo editoriale compiuto da Della Maggiore, sostenendo che il suo volume originale e prezioso è nato nell’ambito del Centro CAST che, negli ultimi anni, ha sviluppato un settore di ricerca multidisciplinare con l’aiuto di diversi attori. L’incontro è stato fondamentale per portare l’attenzione sulla necessità di conservare i reperti audiovisivi cattolici, seguendo le indicazioni date da Papa Francesco secondo cui bisogna essere “bravi custodi della memoria per immagini”. Le pellicole di fine ottocento su Leone XIII hanno un notevole valore storico-documentale, perché rappresentano una testimonianza tangibile dell’avvicinamento del Vaticano al cinematografo, oltre a mettere in rilievo diversi punti di contatto tra Leone XIII e Francesco. “Entrambi si aprono al nuovo delle fonti audiovisive indicando un deciso cambio di prospettiva per tutta la Chiesa” ha detto mons. Dario Edoardo Viganò, presidente del MAC. L’interesse di Pecci per il cinema è legato alla sua grande passione per le scienze ottiche e per la fotografia. Salito al soglio pontificio ordinò di inserire una personificazione dell’arte fotografica nell’affresco dedicato alle belle arti benedette della religione, installato nel 1883 nella Galleria dei Candelabri dei Palazzi Apostolici e ora dentro i Musei Vaticani. Nel 1881 volle che le porte dell’Archivio Segreto Vaticano (oggi Archivio Apostolico) fossero aperte a tutti i ricercatori, facendo in modo che diventasse un centro studi di importanza mondiale. Il pontefice innescò una sorta di grande rivoluzione culturale che è stata raccolta da Bergoglio, secondo cui è urgente istituire una Mediateca Apostolica Vaticana, per la raccolta e la conservazione di tutti i supporti che costituiscono la memoria audiovisiva cattolica. In questo modo si farà tesoro di tutti i video, i filmati e gli audio che hanno dato una svolta moderna ai rapporti tra la chiesa e il mondo della comunicazione di massa. “Lo scavo archivistico permette a volte di riscrivere la storia ” ha aggiunto Viganò.

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