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La teologia del contesto si fa "dal basso"

Domani Papa Francesco alla Pontificia facoltà dell'Italia Meridionale per indicare sentieri da esplorare ai teologi

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La teologia del contesto si fa "dal basso"

Se la teologia di Papa Francesco può essere detta “dal basso”, tendenzialmente (pop)olare, allora diventa carico di attese l’appuntamento di venerdì 21 giugno a Napoli.

Il Santo Padre trascorrerà una intera mattinata nella Pontificia Facoltà Meridionale, per partecipare ad un Convegno organizzato dai suoi confratelli gesuiti che si occupano di formazione teologica al Sud. Una teologia dal basso, che non è affatto una teologia minore quella alla quale Francesco richiama la Chiesa e i presidii culturali; è piuttosto una indicazione di sentieri da imboccare, percorsi da scegliere, per mettersi nuovamente in ascolto, per cogliere il  mistero della santità della porta accanto, ad esempio, riscoprire ed eventualmente purificare la pietà popolare, avere il coraggio di parlare di famiglia come cenacolo di vita e di vocazione, di carità e di dialogo che rifondano una intera civiltà.

La teologia dal basso, senza per questo voler candidare ad analisti del pensiero del pontefice, non può e non deve essere annuncio privo di contenuti, ma contemplazione mediata da nuovi o semplici linguaggi che fanno riflettere, che fanno discutere. E’ una teologia fatta di segni e di gesti, fatta di scelte etiche, a volte impopolari, come quella che richiama la porta del cuore aperta al migrante o al povero ma che caratterizza una civiltà ed interpella la Chiesa. E così che la teologia si rimette in ginocchio, fa incontrare testa e piedi (per parafrasare don Tonino Bello), pensiero e vita, verità e carità, dove il cuore diventa il ponte.

E’ la “teologia del contesto” luogo di ricerca per dire ancora “Dio oggi” nel “qui della storia”. Questo incontro è un sasso nello stagno del Mare Nostrum affinchè che torni ad essere “luogo di civiltà” e di speranza e non immobile teatro di scontro o cimitero di vite.  Si parlerà di migrazioni, interculturalità, dialogo, ma dalla prospettiva della ricerca religiosa, rigorosa e scientifica, che non stacca la spina del cervello e non interrompe il battito del cuore.

Forse proprio così si può fare ancora teologia oggi, quella teologia che “serve”.

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