Gesù è preghiera che si fa prossimità
La parola chiava di questa settimana è pregare
La parola chiave di questa quinta domenica del tempo ordinario è pregare. Il significato immediato rimanda all’atto del domandare. Tuttavia, se ci fermassimo esclusivamente al valore etimologico, si escluderebbero le altre dimensioni della preghiera. Il vangelo odierno, con il quale Marco continua a descrivere una giornata tipo di Gesù, inserisce il tempo della preghiera come un momento di personale intimità di Gesù. Dopo aver guarito la suocera di Pietro e aver operato altri miracoli, Gesù sente quasi la necessità di ritirarsi dalla scena per ritrovarsi nella preghiera. La giornata di Gesù inizia con la preghiera, per poi farsi prossimità. Ma cosa significa esattamente pregare? Quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnar loro a farlo, egli si limita a renderli partecipi di una relazione: il suo rapporto con Dio Padre. Pregare, pertanto, vuol dire primariamente entrare in relazione con Dio, come un figlio dialoga con il proprio padre. La preghiera è un dialogo filiale, durante il quale il cuore si apre ad un “tu” che è fonte di ogni amore. Essa non si limita solamente ad una domanda né tanto meno la preghiera è da ritenersi esclusivamente quella fatta da formule preconfezionate. Queste costituiscono solamente una sorta di canovaccio per apprendere l’arte della preghiera. Il Catechismo della Chiesa ci presenta cinque declinazioni di preghiera: di domanda, di intercessione, di lode e benedizione, di adorazione, di ringraziamento. La vera preghiera non è quella ingabbiata dal mero formalismo ritualistico. Si prega quando il cuore si orienta al Cielo e ci si lascia afferrare dall’amore di Dio e per i fratelli. La vera preghiera, infatti, non dimentica i fratelli. A tal motivo, le preghiere ufficiali della liturgia partono sempre da un noi. La preghiera quando si coniuga al singolare smarrisce sé stessa, perché quel Padre cui ci riferiamo ci ha reso fratelli e non figli unici. Cari amici, Gesù di buon mattino si alza per iniziare la giornata attingendo la forza dalla preghiera. Dal dialogo intimo e filiale con Dio, Gesù inizia a predicare e annunciare il vangelo del Regno. E noi? Che tempo dedichiamo al dialogo con il Signore? Per noi la preghiera rappresenta lo stile con il quale affrontare la giornata? Proviamo a scegliere, lungo l’arco della giornata, un tempo in cui dialogare con Dio, in un luogo della casa appositamente scelto, magari caratterizzato da un’immagine sacra. Viviamo lì la nostra preghiera con il Padre per annunciare al mondo il Vangelo della prossimità.
Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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