Gesù vuole rendere la vita degli uomini eterna
La parola chiave di questa settimana è eternità
La parola chiave di questa quarta domenica di Quaresima è eternità. Nel colloquio notturno con Nicodemo, Gesù rivela che la sua venuta ha come obiettivo rendere partecipi gli uomini della vita eterna. L’insegnamento di Gesù non introduce ad una nuova dottrina, ma ci aiuta ad entrare in relazione con la sorgente della vita eterna. Questo è il disegno del Padre, attuato attraverso l’incarnazione, passione morte e resurrezione di Gesù. Tutto il mistero di Cristo ha il sapore dell’eternità, in cui siamo coinvolti per mezzo del battesimo. Credere in Gesù, volgere costantemente il proprio sguardo al suo amore appassionato, è il modo più concreto per godere di una prospettiva esistenziale che si affaccia nell’eternità. Questa parola rimanda all’idea di un tempo senza limiti, senza principio e senza fine. Ma al contempo, l’eternità ci parla di un fine, verso il quale noi tutti siamo in cammino. L’Eterno è Dio cui è rivolta la nostra esistenza, la meta del nostro cammino, l’orizzonte che dovrebbe dettare lo stile del cristiano. Il battezzato riceve la vocazione a pensare, parlare e agire affinché la sua vita sia segno d’eternità. Ma cosa rende la contingenza storica della vita un preludio tangibile d’eternità? Cosa ci strappa dall’esser schiacciati dal pensiero che tutto si debba giocare nell’attimo fuggente? Gesù nel vangelo odierno fa riferimento alla croce, rimedio di salvezza per quanti sono stati avvelenati dal morso del peccato. La croce è il segno eloquente dell’amore divino. Credere in Gesù vuole dire abbracciare lo stile della croce, che ci parla di un amore concreto, fatto di gesti che profumano di gratuità e didonazione totale. Gesti che si perdono nell’eterno, perché non pretendono di trarre alcun profitto dall’ oggi. La strada della vita eterna passa dalla croce, che ci eleva a Dio. Cari amici, il preludio d’eternità nella nostra vita è l’amore. Solo l’amore dilata i limiti del tempo rendendolo eterno. Amore letteralmente vuol dire assenza di morte (a-mors), che è il catenaccio dell’eternità. Chi ama non muore, perché è reso partecipe dell’essenza stessa di Dio, l’eternità, essendo egli Amore. Ancora una volta, la liturgia ci invita a porci una domanda fondamentale: la nostra vita è segno d’eternità oppure è gravata dal peso del peccato, che non ci fa librare verso il Cielo? Il mio pensare, parlare e agire profuma d’amore o è gravido di egoismo? Il cammino quaresimale orienta l’umanità all’Eterno. Se ameremo, gusteremo fin da ora ciò che per sempre sarà la nostra vita in Cristo Gesù.
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