Papa Francesco: Via Crucis, “la via della croce non è un’abitudine sadomasochista. Giovani non vivete a metà"
“Questa sera Gesù, e noi insieme a Lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia”. È lo speciale saluto tributato dal Papa ai ragazzi provenienti dalla Siria, anch’essi parte della platea di centinaia di migliaia di giovani che affollano questa sera il Parco Blonia, al termine della terza giornata del Papa in Polonia. “Senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”.
(dagli inviati Sir a Cracovia) “La via della croce non è un’abitudine sadomasochista”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella parte finale del discorso con cui si è chiusa la Via Crucis di questa sera al Parco Blonia. Alle centinaia di migliaia di ragazzi che hanno affollato l’area, provenienti da 187 Paesi, Francesco ha chiesto ancora, sempre fuori testo: “Vorrei che voi foste seminatori di speranza”. “Come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio, alle vostre tende?”, ha detto il Papa aggiungendo a braccio quest’ultima “location”, che probabilmente molti giovani sceglieranno per domani sera al Campus Misericordiae, dopo il nuovo appuntamento con il Papa per la Veglia e prima della grande Messa finale nello stesso luogo, domenica mattina, giorno in cui si concluderà l'”happening” di Cracovia e verrà annunciato il luogo e la data della prossima Giornata mondiale della gioventù.
“Senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”. Lo ha assicurato il Papa, che nel discorso con cui si è conclusa stasera la Via Crucis nel Parco Blonia ha ricordato che “ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, abbiamo riscoperto l’importanza di conformarci a lui, mediante le 14 opere di misericordia”, che “ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”. “Guardiamo anzitutto alle sette opere di misericordia corporale”, l’esortazione di Francesco: “Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti”. “Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo”, ha detto il Papa: “Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante. Lì troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore. Ce l’ha detto Gesù stesso, spiegando quale sarà il ‘protocollo’ in base al quale saremo giudicati: ogni volta che avremo fatto questo al più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatto a Lui”. Poi il riferimento alle opere di misericordia, elencate da Francesco: “Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”.
“Questa sera Gesù, e noi insieme a Lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia”. È lo speciale saluto tributato dal Papa ai ragazzi provenienti dalla Siria, anch’essi parte della platea di centinaia di migliaia di giovani che affollano questa sera il Parco Blonia, al termine della terza giornata del Papa in Polonia. “Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani”, ha ammonito Francesco.
“Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita ‘a metà’, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza”. Ne è convinto il Papa, che nella parte finale del discorso alla Via Crucis di Blonia ha affermato che “di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio”. “Se uno – che si dice cristiano – non vive per servire, non serve per vivere”, ha ammonito Francesco: “Con la sua vita rinnega Gesù Cristo”.
“Questa sera, cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio”, il suo invito: “Vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo!”. Per compiere questa missione, la via da percorrere è quella “dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce”.
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