Non ci sono prove scientifiche sul legame tra l’oggetto e il recupero dei famosi Bronzi
Scoperto un occhio di bronzo a Riace
Un’interessante scoperta, fatta nel tratto di mare in località Agranci-Porto Forticchio di Riace Marina; un manufatto bronzeo a forma di occhio con iride e pupilla, recuperato a 60 metri di distanza dal punto in cui furono rinvenuti, 50 anni fa, i Bronzi di Riace.
Professore, com’è nato il suo interesse per l’area in cui furono rinvenuti i Bronzi di Riace?
In seguito a un’inchiesta giornalistica da me compiuta nel 2006 che aveva la finalità di diradare i tanti interrogativi intorno alla “fortuità” del rinvenimento e alla gestione istituzionale della circostanza, in genere. I risultati delle personali indagini sono poi “fiorite” in tre pubblicazioni specifiche edite nel 2006, 2008, 2017. La più nota è “Facce di Bronzo: Personaggi & figuranti a Riace” (Pellegrini Editore).
Vuole spiegarci com’è avvenuta la scoperta della pupilla in bronzo completa di iride e il perché del suo annuncio tardivo?
Ho rinvenuto il reperto in maniera del tutto casuale nel corso di una immersione subacquea “di affezione” effettuata in località Agranci/Porto Forticchio sita in Riace Marina. Ho comunicato il ritrovamento al Nucleo CC del TPC di Cosenza, al Soprintendente dottor Fabrizio Sudano e alla Sottosegretaria del MiC sen. Lucia Borgonzoni. L’annuncio pubblico è stato dato dal sottoscritto e da un team di archeologi a quasi tre mesi dalla circostanza perché le Istituzioni deputate non lo avevano ancora fatto. Dare la notizia è un dovere civico e appaga il diritto del semplice cittadino.
Quali sono le caratteristiche di questo oggetto? Da quali materiali è composto?
Il reperto de quo rappresenta chiaramente una pupilla contornata dall’iride e misura un cm. di diametro, in consona armonia di appartenenza ad una statua bronzea a grandezza naturale o leggermente superiore. Il nucleo centrale è costituito di bronzo e l’iride potrebbe essere fatto di calcite. Nel retro del manufatto sono ancora visibili - pur se frammentate - le alette di fissaggio.
Cosa le fa pensare che il reperto potrebbe essere relazionato alla storia dei Bronzi? A quale dei due potrebbe appartenere e perché?
Non ho mai sostenuto che il reperto debba necessariamente appartenere a uno dei due Bronzi di Riace. Nel corso della conferenza stampa l’archeologo Antonio Arcudi ha avanzato un’ipotesi relativa a tale possibilità. In dottrina archeologica le teorie sono consentite, ma restano tali. La località del rinvenimento era un antico approdo greco in seguito adoperato da romani, bizantini e così via. Naturalmente, un reperto ritrovato in contesto così interessante merita approfondimenti di ricerca dai preposti. Me lo auguro.
Ha rinvenuto altri reperti?
Sì: quattro grandi chiodi in rame completi di “bulloni” e un rivetto, pertinenti - a un primo esame - a una grande imbarcazione di età imperiale romana. Saranno gli esperti della Soprintendenza Archeologica della Calabria a suffragare o, motivando, affermare il contrario. Purtroppo il fasciame ligneo era troppo corroso dalla teredo navalis e si è polverizzato all’atto del prelievo dei chiodi. Lo avrei lasciato sul posto, altrimenti. La Legge prevede e consente tale comportamento.
Qual è stata la reazione della comunità scientifica alla notizia della sua scoperta?
In primis di stupore, proprio per l’importanza del contesto. Adesso si attendono le risposte che verranno dal sopralluogo istituzionale (sul luogo già citato) e dai laboratori tecnici specializzati incaricati dalla Soprintendenza a condurre una lunga serie di analisi.
Qual è la posizione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia?
Al momento, ribadisco, di attesa di risposte tecniche, per com’è giusto che sia.
Sono previste specifiche forme di collaborazione con le autorità competenti e la stipula di qualche convenzione per approfondire le ricerche?
Me lo auguro, per le due circostanze.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento