Basket, azionariato popolare per la Mens Sana
I tifosi stanno salvando la pallacanestro Siena dal dissesto.
Per anni Siena è stata la capitale del basket italiano, poi si è cominciato a capire che quegli scudetti erano anche frutto di un rapporto non proprio limpido tra dirigenza e sponsor. Ne è seguita un’inchiesta e il mondo senese della palla a spicchi, un po’ seguendo la traiettoria parallela della sua banca, un tempo potente e prestigiosa, ha cominciato la sua parabola triste, con lo spettro del dissesto sempre più vicino. Ma oltre alla società e ai giocatori, lo sport è fatto della passione dei suoi appassionati: ecco allora che, dove non sono riusciti i tifosi di calcio, ci stanno invece riuscendo i tifosi della “Mens Sana” che con una sottoscrizione capillare, un passaparola in cui entra di tutto, dall’orgoglio, alla rabbia, fino alla sete di rivincita, alla fine forse si riuscirà a salvare la società.
Chiunque abbia a cuore il basket in Italia non può che augurarsi che un pezzo di storia gloriosa, come la pallacanestro Siena (8 scudetti), non vada in fumo: così la speranza, giorno dopo giorno, grazie soprattutto alla volontà di centinaia di semplici cittadini, si sta tramutando in realtà. Non è un caso isolato nel basket: prima di Siena il salvataggio era riuscito a un pool di imprenditori a Varese, altra piazza mitica per la pallacanestro. Ma un conto sono le tasche di manager e dirigenti, altre quelle di semplici appassionati. Così in piazze meno traballanti i fan hanno comunque rilevato quote significative sia a Cantù che a Trento. Ma il capolavoro, sembra proprio nascere dalla città del palio, dove un’associazione di tifosi denominata “Io tifo Mens Sana” detiene ora la maggioranza assoluta del club (quota vicina al 70%). Se poi si vanno a scorgere i nomi dei sottoscrittori, confusi tra gli aficionados che da sempre affollano il Pala Extra, si trovano però degli ex particolari, rimasti col cuore sotto la Torre del Mangia: dai vecchi coach come Marco Crespi e Simone Pianigiani (che è pure indigeno) a un asso sotto-canestro come Daniel Hacket.
Qualcuno lo chiama azionariato popolare, altri la definiscono una vera e propria colletta: l’importante è che ottenga il risultato sperato e permetta alla società di terminare questa stagione per poi pianificare la prossima. Nella sottoscrizione, a parte le quote riservate ai singoli tifosi, c’è un piano di “fidelizzazione” per le aziende del territorio che con cifre molto ragionevoli possono sposare la causa, firmando un contratto di sponsorizzazione che li legherà al club per tre anni. E dopo l’esempio di Siena nel basket e quelli che periodicamente si ripetono nel nostro calcio, anche altri sport tentato di salvarsi dalla crisi onnipresente con le collette dei tifosi, come è accaduto anche di recente per il rugby a Benevento. Non sempre le buone intenzioni vanno a buon fine, ma contro lo sport business, intossicato dagli scandali e da interessi diversi dal sano agonismo, questi tentativi appaiono pur sempre come una boccata d’aria pura.
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