Questa sera "stringiamoci a coorte"

"Stringiamoci a coorte, siamo pronti alla morte" così sta scritto nel "Canto degli Italiani" di Goffredo Mameli. Compattiamoci, uniamoci come la coorte romana, simbolo della dura e fervida disciplina e ordine in campo. Mai come oggi, contro la Germania dei talenti, della potenza, l'Italia è chiamata a convergere sulla forza del collettivo e del suo console massimo, Caio Antonio Conte. Sarà molto dura, lo sappiamo. Low ha nel suo arco tante frecce taglienti che possono devastare il drappello azzurro. La Nazionale deve compattarsi a testuggine, lasciare spazio e territorio accollandosi il rischio tedesco per poi contrattaccare e pungere con le verticalizzazioni di Eder. Come la testuggine romana subiva le frecce nemica per poi, a giusta distanza, sciogliersi e con gladi e giavellotti irrompere nello schieramento nemico. La storia, quella di migliaia di anni fa, ci aiuta. Oltre ai precedenti, interpretiamo la partita come due eventi, massimi, della storia di Roma opposti a livello cronologico. 52 a.C. assedio di Alesia, Giulio Cesare contro i galli di Vercingetorige e 9 d.C. battaglia della foresta di Teutoburgo, Publio Quintilio Varo contro le tribù germaniche di Arminio. Nel primo caso il condottiero iberico sconfisse l'avversario con una grande prova della disciplina e dell'ordine delle truppe romane. Lo stesso Cesare scese in campo, in un momento avverso di una battaglia, con spada in mano a combattere insieme ai suoi stessi soldati. Inferiore di numero, l'esercito romano condusse alla resa i galli e Vercingetorige. Nel secondo caso fu una dura disfatta. Arminio si finse ufficiale di Varo, ma allo stesso tempo preparò, l'imboscata alle sue legioni nella fitta e tetra foresta di Teutoburgo. Gli eventi erano all'inizio di due epoche. La prima segnava l'inizio, dopo le guerre civili, dell'ascesa di Roma sul tutto il vecchio Continente. La seconda ne sancì il declino, tant'è vero che le truppe con l'insegna dell'aquila non si spinsero più oltre il fiume Reno.