Cinquanta candeline per l’UniCal
L’università calabrese nacque il 16 aprile 1971 con decreto del Presidente Saragat
Cinquant’anni fa la prima pietra, o meglio, il decreto con il quale il Presidente della Repubblica di quegli anni, Giuseppe Saragat, assegnò a Cosenza il diritto di avere la propria università sul territorio. Era il 16 aprile 1971 e il placet arrivava a seguito della legge numero 422 del 12 maggio 1968, con la quale si istituiva di creare in Calabria un polo che stimolasse prospettive di crescita occupazionale, sociale e strategica.
Da allora l’Università della Calabria è diventata il punto di riferimento culturale di un’intera Regione, il luogo ostinatamente radicato alla propria calabresità, ma al tempo stesso proiettato verso il mondo intero grazie a collaborazioni avveniristiche. Così come avveniristico fu il progetto, ideato da Vittorio Gregotti, che negli anni ha portato l’ateneo calabrese a essere un vero e proprio “campus”, sul modello statunitense.
In principio, tutta l’area universitaria si snodava intorno a un unico complesso, l’edificio polifunzionale di Arcavacata, realizzato seguendo le linee-guida tracciate da Massimo Pica Ciamarra. Cubo dopo cubo, poi, l’ateneo ha sempre più preso la forma di un lungo pontile, attualmente lungo due chilometri, costituito da strutture di cemento armato e che comprende una pista veicolare e una passerella pedonale.
Nel concept di partenza che oggi rende l’Università della Calabria un riuscito esperimento di urbanistica green, anche la realizzazione di un centro residenziale seguendo il progetto nato dalla mente di Enzo Zacchiroli. I successivi alloggi, invece, si devono all’opera dell’architetto danese Martensson. Il campus attualmente è strutturato in dieci quartieri: Chiodo 1, Chiodo 2, Maisonnettes, Martensson A, Martensson B, Molicelle, Monaci, Nervoso, San Gennaro e Socrates. Nè ci si dimentichi delle cinque biblioteche a disposizione degli studenti: la Biblioteca interdipartimentale di scienze economiche e sociali, fondata nel 1981 e intitolata a Ezio Tarantelli; la Biblioteca dell’area tecnico-scientifica, nata nel 1999; la Biblioteca dell’area umanistica, istituita nel 1986 e poi dedicata a Francesco Ernesto Fagiani, professore di filosofia morale scomparso prematuramente; la Biblioteca delle donne “Nosside”, creata nel 1986, e la Biblioteca di farmacia.
E ancora, tra i servizi offerti, i quattro Musei di ateneo (quello di Paleontologia, quello di Storia Naturale e Orto Botanico, quello di Zoologia e quello per l’Ambiente/RiMuseum), un’agenzia Bancaria, un Ufficio Postale, due teatri, due cinema, due anfiteatri per gli eventi all’aperto e un Asilo Nido.
Un’università, però, non nasce senza il coraggioso input e la visione ambiziosa di un padre fondatore, anzi quattro: Paolo Sylos Labini, Giorgio Gagliani, Pietro Bucci, al quale è stato intitolato l’omonimo “ponte” che attraversa tutto il perimetro del campus e Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’ateneo, nonché l’illustre personalità alla quale è stata “dedicata” l’Aula Magna nel 2009.
60.000 “alumni” già laureatisi, 25.000 studenti attualmente iscritti, 14 dipartimenti attivi, 80 corsi di studio diversi, 650 persone impiegate come personale tecnico-amministrativo e 800 professori impegnati nelle attività didattiche e nella ricerca: questi sono i numeri attuali di un’università che cresce, che non si ferma davanti alle sfide messe in campo da un’inaspettata emergenza sanitaria e che vuole trovare il modo di conciliare il necessario contatto umano tra studenti e docenti con le sempre maggiori possibilità offerte dalla tecnologia.
Oggi l’Università della Calabria è al quarto posto nella classifica Censis dei grandi atenei statali italiani per l’anno 2020/2021, preceduta soltanto da Perugia, Pavia e Parma. Tra gli indicatori che maggiormente sorridono al campus calabrese, l’efficienza dei servizi offerti, l’abilità nella comunicazione digitale e i meccanismi che portano all’assegnazione di borse di studio. Da migliorare, invece, i parametri per l’occupabilità e l’internalizzazione.
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