Cosenza e la quarantena: riposo o clausura?
Abbiamo chiesto a un campione di abitanti della città di Cosenza e non solo quale sia il loro approccio alla quarantena, come la stiano vivendo, se la stiano vedendo come un’occasione per riposare e stare più in famiglia; oppure questa stia cominciando a risultare pesante e difficile da gestire
Occasione di riposo o tortura fra quattro mura? Al di là di come la si voglia porre per i cosentini, così come per gli italiani, vige la quarantena a causa della diffusione del Covid – 19; o per meglio dire Coronavirus. I decreti emanati di volta in volta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte mettono in luce regole chiare e precise, volte alla tutela individuale e collettiva. Come è noto ai più, all’indomani della conferenza stampa nella quale il bel Paese veniva dichiarata zona rossa, o “zona protetta”, molti nativi della città dei Bruzi non hanno perso tempo a precipitarsi nel supermercato più vicino; tra Cosenza e Rende, riempiendo i carrelli di scorte. Ad ogni modo le autorità continuano a pattugliare strade e supermercati, per far sì che le direttive contenute nei relativi decreti vengano rispettate. Abbiamo dunque chiesto a un campione di abitanti della città di Cosenza e non solo quale sia il loro approccio alla quarantena, come la stiano vivendo, se la stiano vedendo come un’occasione per riposare e stare più in famiglia; oppure questa stia cominciando a risultare pesante e difficile da gestire. “Io sto lavorando, al momento poco è cambiato. Posso solo dirti che le persone, purtroppo, al lavoro scarseggiano nonostante il sangue serva urgentemente. La gente ha paura e non viene a donare.” – questa la testimonianza di Daniele, in chiara difficoltà nel suo settore. “Io continuo ad andare in studio, ma faccio giusto il tragitto casa lavoro a piedi. Diciamo che questa situazione risulta essere un po’ estenuante.” – afferma anche Piermaria che, nel recarsi a piedi a lavoro, impiega quelle poche ore a disposizione per sbrigare le faccende più urgenti; per poi rientrare tempestivamente. “Ci siamo chiusi in casa senza poter uscire, la situazione è grave un po’ per tutti.” – taglia invece corto Francesco che, come tutti, è circondato dalle mura domestiche; con un “permesso” di uscita solo per primarie necessità. “Io sono molto fortunata perché abito in campagna e il tempo mi passa più velocemente. Pulizie varie, cucina, e poi fuori a prendere il sole, camminando nel mio terreno; speriamo passi presto” – commenta invece così Lucia, da San Marco Argentano. “Io sto lavorando regolarmente, collaboratori in smartworking, contatti con la clientela tramite strumenti digitali, in quanto la mia attività rientra nei servizi bancari/finanziari.” – questa la testimonianza di Giancarlo. Una riflessione più introspettiva, ancora, viene da Alfonso: “Probabilmente c’era bisogno di capire quanto fosse importante stare vicini e non solo con il pensiero. Facciamo in modo che dopo questo ‘tramonto’ ci possa essere un grande ‘sorgere’”. Momenti questi, inoltre, in cui in tutta Italia ci si dà appuntamento sui rispettivi balconi per i flashmob, così come confermato da Chiara, da Montalto: “Nella mia zona è diventato ormai un appuntamento serale, per esorcizzare il problema e per abbracciarci musicalmente”. Un riscontro, poi arriva dalla città di Pitagora, da parte di Francesco: “Si cerca di vivere con una certa normalità ma la paura di essere contagiati è grande. Per di più non so voi a Cosenza ma a Crotone non è possibile reperire una mascherina, e meno male che il capo della Protezione Civile sta ribadendo che vi è una grande distribuzione”. Una situazione che richiama tutti alla massima calma e collaborazione, per un bilancio che sembra salire incontrollatamente; sebbene si riscontri, parimenti, qualche lieve rallentamento.
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