Da Marano Marchesato in Ucraina per salvare 19 cani
Ljuba e i suoi 19 cani sono arrivati in Italia grazie a Pietro Dodaro, presidente dell'associazione NewWay, e ad un suo amico.
Cinque Mastini inglesi adulti e tre cuccioli, dieci Golden retriever e un Flat. Anche i loro occhi hanno visto l'orrore della guerra prima di arrivare in Italia dall'Ucraina accompagnati da Ljuba, la donna che li alleva. Quando le bombe hanno iniziato a cadere su Zaporižžja, Ljuba e Tatiana, sua sorella, hanno raccolto i loro beni e preso con sé i loro animali. Ma il destino ha voluto che la loro strada si dividesse momentaneamente, arrivate alla frontiera con la Slovacchia sono state fermate: 19 cani sono di taglia troppo grande per essere trasportati nel furgone. Ljuba sceglie di restare con loro a Užhorod. Che fare? Tutto ha inizio con una telefonata: “La scorsa settimana, all'ora di pranzo, ho ricevuto una telefonata dall'Enpa , l'Ente nazionale protezione animali, in cui mi informavano della necessità di andare al confine ucraino per prendere dei cani da trasportare in Italia. Mi forniscono il numero di telefono del rifugio dove si trovavano i cani, non conoscendo la lingua mi sono rivolto ad una ragazza ucraina che vive a Cerisano, è stata lei a contattare il rifugio per avere ulteriori informazioni", ci spiega Pietro Dodaro, presidente di NewWay, l'associazione di Marano Marchesato che opera da tre anni. “Cinquantuno ore alla guida, un viaggio che richiede la presenza di tre autisti che devono alternarsi alla guida, ma “siamo andati in due perché il terzo posto era per Ljuba che ci attendeva per venire in Italia”.
Poche informazioni in tasca e tanta preoccupazione, la partenza lunedì sera, ad accompagnare Pietro un altro volontario. A rendere possibile il viaggio un furgone ‘speciale’. Sulla scorta dell'esperienza e delle difficoltà in cui spesso ci si imbatte durante il trasporto degli animali, il furgone è stato “studiato e disegnato a tavolino, abbiamo impiegato 11 mesi. Si tratta di un mezzo il cui numero di celle varia in base al numero e alla taglia degli animali da trasportare, il tutto è stato pensato per consentire agli animali un trasporto all'insegna della comodità; inoltre c'è un sistema di telecamere interne per il monitoraggio degli animali dalla cabina di guida”. Ventitré ore di guida accompagnati dall'idea “di non sapere cosa avremmo trovato una volta arrivati”. Arrivati alla frontiera slovacca sono iniziati i problemi burocratici: “ad attenderci i posti di blocco, non conoscendo la lingua comunicare è stato difficile, abbiamo cercato di fargli capire che saremmo dovuti fermarci al confine per prendere i cani da portare in Italia. Il mio amico non aveva il passaporto, ho chiesto di farci passare almeno la prima sbarra, dopo un po' si sono convinti e ci hanno fatto passare, ma arrivati al secondo posto di blocco ci hanno fatto tornare indietro. Il mio amico ha atteso più di 3 ore al freddo in strada, dove vedeva il continuo arrivo di autobus con a bordo donne e bambini e di persone che scappavano a piedi con buste e passeggini; un flusso ininterrotto che è andato avanti dalle 20 alle 4 del mattino. Per fortuna ho trovato un poliziotto che parlava inglese e mi ha dato una mano”. I cani erano stanchi, “sono stati trasportati dall’Ucraina al confine con la Slovacchia a bordo di un furgone e hanno viaggiato in condizioni non ottimali.
Ljuba sembrava assente, persa nei suoi pensieri. Non aveva voglia di parlare, penso che non mangiasse né si lavasse da qualche giorno. Le abbiamo dato da mangiare, poi ci siamo fermati per una sosta e abbiamo riposato un po' prima di iniziare il viaggio per l'Italia”. La stanchezza era tanta, “avevamo voglia di arrivare il prima possibile per far scendere i cani. Durante il viaggio ci siamo fermati diverse volte per dargli da bere e da mangiare; quando eravamo alla frontiera ho contattato i veterinari che ci hanno fornito dei consigli”. Oltre ai cani, nei vani laterali che in genere usiamo per trasportare gli animali da non inserire insieme ai cani, abbiamo caricato gli effetti personali di Ljuba”. Cinquantuno ore di viaggio in due giorni e mezzo, senza esitare Pietro ci dice che rifarebbe “tutto solo per vedere il sorriso di Ljuba che ha applaudito dopo aver capito di essere arrivata in Italia”. L'arrivo a Perugia mercoledì sera, ad attendere Liuba c'era Tatiana, la sorella. La fine di un'odissea, un nuovo inizio per le due sorelle e i cani.
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