Il mondo del volontariato non si ferma. Il lavoro portato avanti da Mo.Ci. e Stella Cometa
MoCi a lavoro per il sostegno a giovani e ragazzi nelle lezioni scolastiche e un ponte con l'Africa. Stella Cometa attiva sul fronte degli aiuti alimentari in sinergia con la Caritas diocesana
Sedi chiuse. Tutta una serie di servizi bloccati. Ma la voglia di stare vicini e aiutare il prossimo non è stata fiaccata da questo virus che ci sta costringendo a casa da diverse settimane. Così, con la creatività propria della carità, due importanti associazioni della nostra città si sono attivate per dare una risposta all’emergenza continuando a offrire servizi vecchi e nuovi.
“Come Mo.Ci. – ci racconta il presidente dell’OnG Gianfranco Sangermano - stiamo continuando il servizio di didattica a distanza con i circa 25 bambini che seguivamo ogni giorno nel nostro doposcuola. Li sentiamo online, abbiamo preso contatti con le loro scuole, e monitoriamo se hanno difficoltà con le connessioni o nel seguire le lezioni. Ovviamente le situazioni sono le più disparate: alcuni non sono per nulla o poco organizzati, altri riescono a seguire bene, mentre alcuni tentano di sfuggire alle lezioni di recupero. Insomma stiamo cercando di far sentire la nostra presenza e il nostro aiuto in ogni modo”.
Insieme ai più piccoli continua anche il servizio legato alla scuola di italiano per stranieri che era stato interrotto subito dopo le restrizioni imposte dal governo. “Abbiamo deciso di mantenere gli stessi appuntamenti settimanali (il martedì e il giovedì) ma con lezioni ed esercizi che facciamo rigorosamente tramite piattaforme web”. Servizi che si aggiungono al ponte che il Mo.Ci. mantiene sempre aperto con l’Africa dove, anche insieme ai missionari di Jarumal, porta avanti diversi progetti di cooperazione. “Sappiamo che questa crisi sta mettendo in ginocchio tutto il pianeta ma, come sempre, a pagarne il prezzo più alto sono le fasce più deboli. Per questo abbiamo accolto il grido di aiuto lanciato dai nostri amici del kenya, attivandoci subito con una raccolta fondi (Restiamo uniti contro la fame) per fronteggiare insieme questa crisi, che nel continente africano ancora più che in altri posti, si traduce in fame”.
Risposte che accomunano il lavoro portato avanti in queste settimane dall’associazione Stella Cometa Onlus, così come ci racconta il suo presidente Marco Soliberto. “Nel primissimo periodo, poco prima del lockdown, ci eravamo prodigati nel creare del disinfettante per le mani a base alcolica. Poi dopo un momento di riassestamento, abbiamo offerto il nostro supporto operativo alla Caritas diocesana per il sevizio di consegna degli aiuti alimentari a domicilio. Un servizio che ci ha visti coinvolti con i nostri mezzi e con i nostri volontari nella minuziosa e non semplicissima consegna di quasi duecento spese in tutta la città di Cosenza”. Ora però l’associazione che ha il suo quartier generale, così come il MoCi., nell’area delle ex officine delle Ferrovie della Calabria su via Popilia, vorrebbe mettere a punto un sistema “capace di dare alle famiglie una risposta più funzionale e, magari, con un orizzonte temporale anche più lungo dell’aiuto alimentare dato dalla busta della spesa. Così dopo una provvidenziale conversazione avuta con una dottoressa di origini cosentina ma residente a Roma, abbiamo avuto l’idea di puntare su dei buoni spesa che mettano i beneficiari nella possibilità di valutare con maggiore autonomia quello di cui hanno effettivamente bisogno”. Così, dopo una prima donazione di mille euro ricevuta proprio dalla già citata simpatizzante dell’associazione (alla quale si sono aggiunti 5mila euro stanziati da Stella Cometa) e la creazione di un canale di raccolta fondi dedicato all’iniziativa (conto corrente dell’associazione con causale “verso sud”) Stella Cometa sarà attiva tra qualche giorno con questa nuova iniziativa.“Abbiamo già preso contatti con due supermercati cittadini che ci garantiranno anche uno sconto del 10% che aumenteranno di fatto il potere d’acquisto dei buoni. L’obiettivo è di dare maggiore dignità a chi vive un momento di difficoltà e, ancora, di provare a raggiungere più nuclei familiari possibile lavorando a stretto contatto e incrociando i dati con la Caritas diocesana”.
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