Quei binari in mezzo ai pini La Sila in treno
Nel volume di don Emilio Salatino e Fedele Sirianni le lunghe e travagliate vicende della tratta ferroviaria.
Nell’idea originale, la linea ferroviaria doveva essere una trasversale che doveva unire Paola e Crotone, quindi il Tirreno e lo Jonio
C’era un tempo un treno che affondava da Cosenza nella folta vegetazione della Sila calabrese. Un tracciato che metteva in collegamento il capoluogo di provincia, la Presila fin a San Giovanni in Fiore. 77 chilometri di binari fondamentali per l’economia del territorio. Dal 2011 di treni non se ne vedono più. Don Emilio Salatino, docente di Teologia e parroco di Spezzano della Sila, e lo storico Fedele Sirianni hanno ricostruito fin nei dettagli, nel libro “Quei binari in mozzo ai pini. Storia delle Ferrovie silane” (DEA editori, 18 euro), le lunghe e travagliate vicende della tratta ferroviaria Cosenza-San Giovanni in Fiore. Al nostro giornale ricostruisce le linee essenziali in merito a quest’opera che è in disuso dal lontano 2011. Il prossimo 10 agosto, dalle ore 18, è prevista la presentazione del libro alla piazzatta “Mi ricriju” di Camigliatello silano in occasione della rassegna culturale “IncontriSilani”.
Don Emilio, come nasce l’intento di parlare attraverso un libro della storica tratta ferroviaria Cosenza-San Giovanni in Fiore?
L’idea nasce dalla conoscenza di altre pubblicazioni su altre linee ferroviarie italiane. Con Fedele (Sirianni, l’altro autore dell’opera) ci siamo interrogati sulla necessità di studiare la storia di quella che resta una tratta incompleta. Infatti, i 38 chilometri tra San Giovanni e Petilia Policastro non vennero mai costruiti. Nell’idea originale, la linea ferroviaria doveva essere una trasversale che doveva unire Paola e Crotone, quindi il Tirreno e lo Jonio. Ad oggi quell’intento è realizzato con la strada statale Silana Crotonese. Il progetto della ferrovia Paola Crotone si innestava nel solco di quella tendenza che poi avrebbe riguardato tutti gli altri piani volti al collegamento delle zone interne della Calabria con quelle marine.
Soffermiamoci sulla storia di questa infrastruttura.
Fin dai decenni immediatamente prossimi all’unità nazionale e soprattutto nel corso del primo Novecento, in Calabria si cercava di risolvere il problema dell’isolamento del territorio silano. Il trasporto era molto costoso e riusciva soltanto nei mesi estivi poiché le strade, da ottobre a maggio, erano impraticabili in quanto non asfaltate. Vi era la necessità di un collegamento stabile. Già alla fine dell’Ottocento le nostre amministrazioni comunali di allora chiedevano con forza questo collegamento, per avere uno sbocco sulla tirrenica e sulla jonica così da collegarsi al resto del Paese. All’inizio i progetti erano vari. Uno prevedeva una linea elettrica, un altro comprendeva anche Acri e Longobucco. Infine, si accettò il progetto della società Mediterranea che nel frattempo subiva l’esproprio delle sue linee ferroviarie. Nel 1905 nacque la società delle Ferrovie dello Stato. Come risarcimento, lo Stato italiano dava la possibilità alla Mediterranea di progettare e poi gestire per 80 anni le linee ferroviarie secondarie che avrebbe costruito. Secondo questa società, la linea ferroviaria doveva collegare, a scartamento ridotto, Cosenza con la Sila, il marchesato crotonese arrivando fino al porto di Crotone. Anche nel famoso Corriere di Calabria, un bisettimanale dell’epoca, ritroviamo notizia dei viaggi dei nostri sindaci a Roma per avere questa importante infrastruttura…
Facciamo riferimento ai primi due decenni del Novecento, giusto?
Si, primo decennio del secolo scorso. Con l’approvazione del progetto iniziano i lavori a Pedace, San Pietro in Guarano a cavallo della prima guerra mondiale. Alcuni di questi tratti hanno superato i 100 anni di vita. La crisi del primo dopo guerra ha fatto rallentare il progetto che però riesce a concretizzarsi nonostante tutto. L’11 ottobre del 1922 veniva aperta al pubblico la Cosenza-San Pietro in Guarano. Nel frattempo si continuava a lavorare sul tratto San Pietro in Guarano-Camigliatello Silano. Poi venne il fascismo e Michele Bianchi diede l’input per la costruzione della tratta che il 10 agosto 1931 venne ufficialmente aperta. Il treno arriva in Sila. Inoltre, si lavorava nel crotonese per collegare Petilia e Mesoraca con Crotone. L’intento era di procurare al territorio un robusto collegamento per il trasporto del legname al mare. La seconda guerra mondiale blocca i lavori, mentre nel dopo guerra San Giovanni in Fiore vive una forte crisi economica che induce il governo a predisporre degli interventi tra cui la costruzione del tronco ferroviario Camigliatello-San Giovanni in Fiore. Questo verrà aperto il 7 maggio 1956.
Parliamo dell’ultimo tratto realmente realizzato.
Si perché poi il governo non procederà all’edificazione del collegamento con Petilia, ritenendo l’opera poco economica perché le zone che si sarebbero collegate erano e sono tutt’oggi paesi molto piccoli. Inoltre, entrava in crisi l’industria del legname facendo venire meno la ragion d’essere della Petilia-Crotone, che nel 1972 venne chiusa. La ferrovia Cosenza-San Giovanni conobbe un periodo florido, ma la costruzione della statale e il mancato adeguamento ai nuovi standard facevano della tratta un’infrastruttura obsoleta e lenta. Si faceva prima a raggiungere San Giovanni con l’autobus che con il treno. In questo modo, il primo agosto del 1997 venne chiusa la San Giovanni-Camigliatello. Infine, il 19 luglio 2011 ci fu la soppressione totale della linea che collegava la Presila con Cosenza. Questa linea comunque venne inserita in una legge che riconosce le linee turistiche, ma nonostante questo non si sono fatti investimenti. Noi nel libro facciamo una ricostruzione minuziosa anche degli aspetti tecnici e di tutte le problematiche. Secondo noi, questa linea ad oggi è un museo a cielo aperto. Tra Pedace e San Giovanni in Fiore ci sono ponti, caselli, e altri oggetti che li possiamo definire reperti di archeologia ferroviaria.
Quindi, a livello di servizio non si può riprendere?
Concludo con il museo. A San Giovanni c’era un’azienda di scalpellini che lavorava il granito silano. La tratta Camigliatello San Giovanni in Fiore è stata fatta con granito silano lavorato dagli scalpellini sangiovannesi. Riguardo al recupero, noi proponiamo: da Spezzano Sila a Cosenza si può ripristinare il trasporto pubblico locale. I tempi di percorrenza, con la realizzazione di nuove fermate, sono, come abbiamo dimostrato nel libro, inferiori a quelli degli autobus. Sopra Spezzano il discorso diventa più problematico. Rovito non ha interesse in questo campo perché è attraversata dalla 107. Stesso dicasi per San Pietro in Guarano. In questo caso si può utilizzare per il servizio turistico e magari con delle piccole corse giornaliere per il trasporto pubblico locale. Inoltre, la Ferrovia, magari con nuovi mezzi più ecologici, può diminuire il grande traffico che si verifica in estate e in inverno a Camigliatello. Inoltre, si darebbe la possibilità al turista di ammirare la bellezza dei boschi di conifere silane con delle carrozze vetrate. Inoltre, non va dimenticato che a Catanzaro si sta costruendo il pendolo per Germaneto e quando sarà efficientata la Cosenza-Catanzaro, una persona da Pedace potrà avere la possibilità di recarsi dalla Presila sia verso l’Università della Calabria e verso il capoluogo di regione.
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