Un brevetto per estrarre fibre naturali
L'obiettivo di Forest-Comp è estrarre in modo ecocompatibile fibre naturali per varie industrie. Coordinato dal professore Giuseppe Chidichimo, il progetto ha come capofila il Centri Ricerche Fiat
Le ricerche dell’Unical nel campo della ginestra aggiungono un nuovo pezzo di Calabria che può andare in giro per il mondo. Siamo ad un momento di partenza dalle grandi potenzialità, che affonda le sue radici dentro i ricordi e gli insegnamenti della tradizione, mescolati al nuovo che avanza. Anni di ricerca, studio, passione e professionalità sono gli ingredienti che hanno portato i ricercatori del Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche dell’Università della Calabria a depositare un nuovo brevetto per un processo ed un impianto che consente di estrarre in modo ecocompatibile fibre naturali destinate all’industria della moda, dell’arredamento o ad altre filiere produttive. “Abbiamo trovato un nuovo processo per estrarre la fibra della ginestra senza ricorrere a solventi o reattivi chimici o biologici; lavoriamo solo in acqua, il processo richiede qualche giorno di macerazione. Il lavoro deve servire a costruire un impianto industriale per la produzione di fibra di ginestra”. A dirlo è il professore emerito di Chimica-Fisica dell’Università della Calabria, Giuseppe Chidichimo, Responsabile Scientifico e Coordinatore del progetto Forest-Comp, avente come capofila il Centro Ricerche Fiat, il cui obiettivo è realizzare materiali ecocompatibili. “Ecocompatibili -spiega- perché ottenuti da prodotti naturali. In tal senso gli studi di Unical sono stati incentrati su materiali ottenibili dalla ginestra: questa pianta può essere lavorata, da una parte per estrarre la fibra tessile, mentre la parte legnosa, il ginestrulo e suoi derivati, possono essere impiegati per altri settori industriali: la polvere di ginestrulo, ad esempio, può essere utile nell’industria della plastica, per integrare i materiali nell'edilizia, la realizzazione di pannelli per mobili, o usata come combustibile”. La nuova tecnologia brevettata per estrarre la fibra tessile dalla ginestra offre molti vantaggi: assenza di reagenti chimici o biologici, con il solo impiego di piccole quantità d’acqua, riciclabili dopo semplice filtrazione; la qualità della fibra risulta migliore rispetto a quella prodotta con tecniche di macerazione chimica o enzimatica, in quanto vengono eliminati i processi di lisi delle catene cellulosiche, e inoltre si evita la formazione di sostanze collanti difficili da allontanare dalle fibre estratte. Il passo successivo è dare vita ad una filiera che parta dalla raccolta della ginestra per arrivare alla realizzazione dell'impianto industriale per la sfibratura, “l'estrazione della fibra avviene attraverso lo sfibratore che abbiamo già progettato e inserito nel brevetto”, prosegue il prof. re Chidichimo. Perché il tutto possa realizzarsi è necessario che il primo soggetto a scendere in campo sia la politica: “Occorrono linee che ci consentano di attivare la filiera produttiva. La Regione ha mostrato grande sensibilità, l'assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo si è mostrato entusiasta all’idea dell'attivazione della filiera. Sono in corso contatti per realizzare, con la collaborazione della Regione Calabria e di diverse aziende locali e grandi aziende nazionali, lo start up di una filiera industriale legata alla produzione e all’impiego della fibra della ginestra non soltanto nel settore del tessile, ma anche in altri settori produttivi che richiedono l’impiego di fibre naturali”. Il progetto promette bene: “con l'avvio della filiera credo che ci sarà una tale richiesta di fibra da dar vita a numerose industrie. Mi stanno contattando da diverse regioni, vorremmo però che il cuore della sperimentazione rimanesse in Calabria per avere un giusto ritorno per il territorio dagli studi fatti; si tratta di un'opportunità per creare posti di lavoro, solo in Italia la produzione della fibra potrebbe consentire l'occupazione di migliaia di persone”, aggiunge il Professore. Alla luce di queste premesse la Calabria può fare scuola. Indomita e rigogliosa la ginestra attecchisce ovunque. Per anni è stata usata come fibra tessile, nel periodo della Seconda guerra mondiale soprattutto, quando sorsero diversi ginestrifici. Poi l’oblio, fino al risveglio: “l'attenzione per la ginestra va avanti da almeno 10 anni -racconta il professore Chidichimo- l'idea, avanzata dal Centro Ricerche Fiat, era utilizzare il tessuto della ginestra per realizzare i sedili delle auto; questo primo progetto (Progetto Ginestra, 2008-2011) durato 3 anni, prevedeva l'estrazione della fibra in modo automatico”. Seguirono un secondo progetto, Matreco (Materiali per il trasporto ecosostenibile), sempre insieme al Centro Ricerche Fiat, per produrre poliuretani rinforzati da fibre vegetali; poi Smafinec (Smart manifacturing per fibre naturali ed ecosostenibili, coordinato dal Prof. Beneduci). Per l'estrazione utilizzavamo il metodo di estrazione chimica, un metodo rapido che prevedeva l'utilizzo della soda, ma il riciclaggio dei liquidi di macerazione risultava costoso ed in più si correva il rischio di indebolire la fibra. Questo problema è stato superato negli studi condotti nell’ambito del progetto in corso Forest-Comp”. Aggiunge infine il prof. Chidichimo: “il tempo da me dedicato alle ricerche sulla ginestra si cumula ormai in più di 10 anni di lavoro che hanno portato al raggiungimento di questo nuovo traguardo scientifico. Per quest’ultimo brevetto, un doveroso ringraziamento va a tutti gli altri autori che hanno partecipato al suo sviluppo: il prof. Giovanni De Filpo, il dott. Antonio Tursi, il tecnico Giovanni Gullo, le dott.sse Maria Rita Basile, Ilaria Lania e Renata De Rose, che hanno fatto parte del mio team di ricerca; la dott.ssa Daniela Berardi, appassionata di coltivazione della ginestra, per il confronto ed i suggerimenti da lei forniti: i suoi spunti e le sue idee interessanti sono stati utili nello sviluppo del nuovo processo di macerazione; l'ingegnere Aldo Perrotta, esperto di brevettazione, per i miglioramenti apportati al meccanismo di sfibratura; l'architetto Vincenzo Gallo, che è sempre stato parte attiva del mio team di ricerca nello sviluppo degli studi sulla ginestra negli anni”. Ora non resta che attendere la pubblicazione dei bandi utili per dar vita alla filiera della ginestra.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento