Vigili del fuoco sempre accanto ai cittadini
Intervista esclusiva al nuovo comandante di Cosenza, Giuseppe Bennardo
Da due mesi è a capo del Comando Provinciale dei Vigili del fuoco di Cosenza. Una veste non nuova, dato che si tratta del suo quarto incarico di comandante. Si tratta dell’ingegner Giuseppe Bennardo, che dopo esperienze pluriennali in Calabria e in altre regioni del Paese torna a Cosenza, sua città di origine. Lo abbiamo incontrato.
Cosa ci può dire di questi due mesi di lavoro?
Sono stati mesi intensi ed impegnativi perché il territorio della provincia è ampio e complesso con diverse criticità; ma è stato anche molto impegnativo l’approccio con la realtà del Comando, lo è stato per il trauma causato dalla perdita di due colleghi negli ultimi mesi, uno morto a causa del Covid-19, e per la vicenda che ha coinvolto il precedente Comandante. Tutto questo ha determinato una condizione difficile da gestire. Adesso stiamo cercando di ridefinire quei sistemi e quei rapporti necessari per lavorare bene ed avviare una nuova fase.
I lettori vorranno sapere qualcosa in più sul lavoro svolto prima della nomina di comandante provinciale a Cosenza…
Da 30 anni faccio parte del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Ho lavorato ad Asti, a Catanzaro nel periodo in cui erano raggruppati tre comandi in uno; a Catanzaro ho trascorso diversi anni ricoprendo tutti gli incarichi previsti per un funzionario fino alla nomina di vicecomandante vicario che ho svolto per sette anni. In questo periodo sono stato impegnato in incarichi regionali e nazionali in settori che riguardano soprattutto le attività operative di soccorso e il relativo addestramento. Ho prestato servizio durante le varie emergenze che hanno colpito il nostro Paese, a partire dagli anni ’90; alluvioni del Piemonte, di Crotone, la frana di Sarno, il campeggio di Soverato, il dissesto idrogeologico di Vibo Valentia e Cosenza, i terremoti in centro Italia; ho lavorato come funzionario operativo durante le Olimpiadi di Torino, al G8 de L’aquila; ho fatto esercitazioni internazionali in Francia e Tunisia. Dopo tutte queste attività sono stato promosso a comandante, ho lavorato tre anni a Crotone, dove tuttora presto servizio come reggente provvisorio due giorni a settimana in attesa che venga nominato il nuovo comandante; due anni a Vibo Valentia; quattro anni a Lecce, dove ho coordinato anche l’intervento dei Vigili del fuoco in Albania Questo a Cosenza è il mio quarto comando.
Molti bambini sognano di diventare vigile del fuoco, anche per lei è stato così?
Direi di sì! Sono originario di Cosenza, abitavo in via Cattaneo, parallela di via Miceli, ed un lato del comando è situato su via Miceli. Frequentavo spesso la zona, molti miei amici abitavano lì, osservavamo i mezzi dei vigili del fuoco che uscivano dalla caserma per prestare soccorso; ho sempre pensato che si trattasse di un bel lavoro e che mi sarebbe piaciuto farlo. Destino ha voluto che fosse proprio così, anzi che diventassi proprio il capo dei Vigili del fuoco di Cosenza.
Cosa le insegna questo lavoro?
Tanto. È un lavoro proiettato verso gli altri, ti porta a stare vicino alle persone nel momento del bisogno, in situazioni di fragilità. Richiede competenza, capacità tecniche, coraggio, ma anche umanità, capacità di stare vicino agli altri e sostenerli nei momenti difficili; il nostro è un lavoro complesso, in contesti di pericolo, però dà grande soddisfazione, perché da un punto di vista umano ti restituisce tanto. Un ‘grazie’ e un sorriso dopo aver risolto un problema sono impagabili, sono la nostra più grande ricompensa. È un lavoro che si chiama ‘servizio’ e si fa soprattutto per passione.
Come è stata questa estate?
È stata difficile, soprattutto l’ultimo periodo, a partire dalla seconda metà di agosto, quando a causa delle alte temperature ci sono stati diversi incendi di bosco e vegetazione. Purtroppo questi eventi distruggono il nostro habitat naturale e tutti subiamo un danno.
Quanti gli interventi?
La provincia di Cosenza è stata la provincia calabrese maggiormente interessata dagli incendi. Da luglio sono stati circa 800 gli interventi dovuti ad incendi di vegetazione; sono tanti, spesso hanno visto l’intervento aereo dei Canadair, si tratta di incendi che hanno minacciato non solo aree di vegetazione di pregio ma anche i centri abitati.
Quali sono i motivi degli incendi?
Sono tanti e diversi. A volte per motivi banali, per superficialità, per dispetto, per ricavarne piccoli vantaggi, in qualche caso invece si possono appiccare roghi per motivi speculativi, oppure, a volte siamo nel campo della patologia, perché si prova piacere nel causali. Si tratta di un fenomeno che andrebbe studiato da un punto di vista sociale.
Siete riusciti ad individuare i responsabili?
Non è semplice, però in qualche caso siamo riusciti a risalire all’autore, alcune volte sono stati colti in flagrante. È un grave reato per cui sono previsti 7 anni di detenzione.
Immagino che facciate numerose campagne per disincentivare queste azioni...
Sì, non solo noi, tutte le componenti dello Stato lo fanno. Credo che sia necessaria una sinergia tra Forze dell’Ordine, Enti locali, sindaci. Tutti dovremmo fare squadra per affrontare questo fenomeno insieme per cercare di limitarlo.
Un anno segnato dall’emergenza Covid. In che modo affrontate gli interventi?
Sappiamo preventivamente se nella struttura in cui andremo ad effettuare l’intervento vive una persona affetta dal Covid. Ci organizziamo per operare nella massima cautela, indossiamo dispositivi di protezione individuale monouso che verranno smaltiti dopo l’intervento, come mascherine, guanti, occhiali; in alcuni casi anche le mascherine con il filtro o gli autoprotettori, cioè sistemi di protezione delle vie respiratorie; abbiamo comunque le nostre procedure per affrontare queste situazioni e per dare supporto al personale sanitario quando opera con noi.
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