Pio XII trasformò le ville pontificie in un ospedale improvvisato per la cura e l’assistenza degli sfollati
Una mostra a Castel Gandolfo sulle vittime del bombardamento degli edifici vaticani
Una mostra dal titolo “Castel Gandolfo 1944” è stata inaugurata, lo scorso 10 febbraio, nel Palazzo Papale per commemorare le oltre 500 vittime del bombardamento degli edifici vaticani durante la seconda guerra mondiale.
Dopo l’8 settembre, l’inizio dell’occupazione nazista e, ancora di più, in seguito allo sbarco americano ad Anzio il 22 gennaio 1944, la popolazione civile cercò rifugio in luoghi sicuri. Quasi 12.000 persone si rifugiarono nel complesso delle Ville Pontificie, formato dalla Villa di Domiziano, da Villa Cybo, da Villa Barberini e dalla Villa del Collegio di Propaganda Fide. Pio XII aprì i cancelli di queste residenze il 25 gennaio 1944, soccorrendo profughi e sfollati che, pur di sfuggire ai bombardamenti americani sui Castelli Romani, si misero sotto la protezione offerta dall’extraterritorialità di uno Stato neutrale come il Vaticano, riconosciuta dall’Italia dopo i Patti Lateranensi del 1929. Queste dimore si trasformarono in un ospedale improvvisato per la cura dei feriti e dei fuggiaschi, che furono accampati nelle stanze, nei saloni, sulle scalinate, in tende, baracche e capanne, grazie alla generosità e carità del pontefice e all’intervento di mons. Montini (futuro Paolo VI) e del direttore delle Ville Pontificie, Emilio Bonomelli. Pio XII volle che le camere più riservate e il suo stesso appartamento fossero destinati ai rifugiati. Nella sua stanza da letto nacquero addirittura 36 bambini, tra cui due gemelli che furono chiamati Eugenio Pio e Pio Eugenio in suo onore. La speranza di continuare a vivere, tuttavia, fu spezzata dopo una quindicina di giorni. Era il 10 febbraio 1944 quando le bombe degli alleati colpirono Propaganda Fide e Villa Barberini, causando la morte di oltre 500 persone, tra cui religiosi e religiose. Gli ordigni colpirono anche il convento delle Clarisse e quello delle Basiliane, compresi nell’area neutrale delle Ville Pontificie, uccidendo 16 monache. Trascorsi quei terribili giorni, mentre erano in corso gli sfollamenti, Pio XII propose l’istituzione della Pontificia Commissione di Assistenza dei profughi e pubblicò, il 1° agosto 1952, la Costituzione apostolica Exsul familia sulla cura spirituale degli emigranti, definita la “magna carta del pensiero della Chiesa sulle migrazioni”. Nel documento il pontefice esorta ad una politica accogliente verso gli stranieri, gli esuli e i rifugiati “che sono i nostri fratelli più bisognosi” e verso i quali devono essere indirizzate le nostre cure pastorali. L’evento in memoria di questa triste pagina di storia è stato promosso dalla Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, dalla Direzione delle Ville Pontificie, con la curatela del Prof. Luca Carboni dell’Archivio Apostolico Vaticano, con la collaborazione del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e con il sostegno di alcuni testimoni, che assistettero agli eventi di 80 anni fa. Durante l’inaugurazione il presidente del Governatorato, cardinale Fernando Vérgez Alzaga, ha ricordato quei mesi del 1944 scanditi da “dolore, distruzione, lutti, che trovarono eco nel cuore di Papa Pacelli”. Il curatore Luca Carboni, nel suo intervento, ha voluto dedicare la mostra a tutti i “senza nome ai quali neanche gli archivi possono rendere giustizia, perché non hanno neanche la dignità di avere il nome scritto su un pezzo di carta, sia esso un atto di nascita o di morte”. “Fu un anno drammatico, ma anche di speranza” - ha aggiunto Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani sottolineando che in queste ville papali si cercò di custodire la vita, mentre fuori dilaniava un conflitto straziante e disumano. L’esposizione offre uno spaccato di storia ben ricostruito, partendo da un’accurata selezione di documenti d’archivio e mostrando immagini d’epoca, filmati storici, interviste e oggetti. L’attenzione di Pio XII ricorda quella attuale di Papa Francesco, che continua a lanciare messaggi di pace affinché si vada sempre verso i migranti, evitando che il Mar Mediterraneo diventi un cimitero di anime. Terminata l’inaugurazione si è svolta l’annuale Marcia della Pace in memoria delle vittime di questo bombardamento, organizzata dalle città di Castel Gandolfo e Albano Laziale insieme all’Associazione Storia e Memoria dei Castelli Romani.
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