Elevata la partecipazione alla conferenza stampa di utenti virtuali tra docenti, studenti e famiglie d'Italia
Al via "Vogliamo fare scuola", l'iniziativa FIDAE per riprogettare il futuro formativo
Scuole e Sicurezza: un focus sul percorso di collaborazione tra scuole, enti locali e istituzioni
Ripensare il futuro di una didattica digitale integrata a quella in presenza, nella rete delle scuole cattoliche paritarie, in una prospettiva di aiuto reciproco all’interno del sistema di istruzione nazionale, che sia innovativa, efficiente e in ambienti sicuri è possibile nei giorni di emergenza COVID-19? Di sicuro è possibile, rimanendo in stretta relazione, seppure attraverso i media sociali, incontrandosi sul piano del confronto e iniziando a riprogettare, passo dopo passo, il domani formativo di tutti gli allievi italiani. Nessuno escluso.
Questo l’ambizioso manifesto presentato lo scorso venerdì dalla FIDAE, guidata dalla presidente nazionale Virginia Kaladich, nell’ambito della conferenza stampa “Vogliamo fare scuola” (#vogliamo fare scuola) svoltasi via piattaforma e in diretta YouTube, che ha coinvolto esperti impegnati nel sistema scientifico, sanitario e didattico per fare chiarezza su alcuni punti rilevanti nel dibattito attuale. A coordinare i lavori, Paola Murru, consigliera nazionale FIDAE.
Inevitabilmente, è stato dato largo spazio alla sicurezza: “Il tema salute e scuola è stato da sempre prioritario; adesso, a causa dell’emergenza COVID, è messo più in luce. Nell’ambito di un ragionamento complessivo, sono stato, sin dall’inizio, un cauto ottimista per il Centro e il Meridione, rispetto all’emergenza nelle aree del Nord più colpite, confortato dall'analisi dei numeri – ha affermato Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma. Ma, questo cauto ottimismo, mi ha fatto dire più volte che la società deve aprirsi tutta con gradualità, tenendo presente che non bisogna abbandonare le regole che ci siamo dati, che sono utili e che saranno utilissime. Ho detto più volte che, a mio giudizio, non siamo ancora nella seconda FASE, che non è corretto divulgare questo messaggio; ho sempre affermato che siamo, invece, nella fase più delicata. Guai ad abbassare la guardia, come abbiamo assistito dalle cronache e nei social: sono state scene che io non avrei voluto mai vedere, nonostante i nostri appelli, perché distrugge il lavoro portato avanti in questi mesi; distrugge la speranza di tanti fra noi che da un lato affermiamo con forza ‘non abbiate paura’ però dall’altro diciamo pure ‘aprite le finestre, lavate le mani spesso, usate i presidi di sicurezza, rispettate le distanze’. A mio giudizio e di molti altri colleghi, solo così si uscirà dal tunnel. E ancora Vaia continua, entrando sempre più nel cuore del suo intervento “personalmente, sono sempre stato favorevole alla frequentazione di vari segmenti del viver sociale civile, tra cui l’accesso al culto, ma a certe precise e severe condizioni, che per fortuna adesso sono state date. Per me, i settori più a rischio sono e saranno proprio la scuola, soprattutto la pubblica per il numero di studenti, e i trasporti. Se noi abbiamo aule di 30 o 35 bambini, come possiamo immaginare di tenerli in sicurezza, soprattutto nel Mezzogiorno, in cui ci sono scuole che già adottavano da prima il secondo e il terzo turno? Come possiamo immaginare i nostri giovani e gli adulti che vi lavorano in sicurezza? Solo con investimenti massicci, anche strutturali, da parte dello Stato nelle scuole sarà possibile rendere la scuola sicura. A partire, ad esempio, dagli impianti di condizionamento laddove vi sono; è inutile dire apriamo le scuole a settembre, senza un piano strategico chiaro”. Il problema, dunque, riguarda il diritto alla salute e all’istruzione, ma anche il come e in quanto tempo la società adeguerà i comportamenti alla sfida COVID-19 e al come e in quanto tempo la politica risolverà i problemi reali delle famiglie. Solo così si potrà immaginare una riapertura delle scuole nel prossimo autunno.
Di rilievo gli interventi in apertura di Ernesto Diaco, direttore UNESU-CEI e a seguire, di Alessandra Smerilli dell’Università Auxilium, la quale ha dato una lucida previsione delle conseguenze economiche in cui l’Italia andrà incontro, inserita in un contesto di pandemia; Elena Granata, del Politecnico di Milano, ha delineato spunti d’interesse per una didattica innovativa ma in strutture e luoghi sicuri e Sergio Massori, rettore del Collegio Villerosa di Monza e Merate, che ha dato argomentato sulle possibilità della scuola cattolica e il suo vero volto in situazione d’emergenza. Senza regole e coscienza civica, relegheremo nel cassetto ogni speranza mettendo a rischio non soltanto il futuro formativo dei nostri figli, che si nutre di presenza, ma mineremo le libertà costituzionali di ognuno di noi.
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