In Grecia anche i medici diventano migranti economici per la crisi
Carenza di farmaci e presidi medico-sanitari, mancanza di medici e paramedici negli ospedali, strumentazioni diagnostiche non adeguate. A pagare la crisi della Grecia è anche il suo sistema sanitario - che in questi sette anni di crisi sembra conoscere solo tagli - e, ovviamente, i suoi cittadini. Nella popolazione aumentano i suicidi e l'incidenza della depressione, la vera "malattia della crisi". Comincia a farsi largo il fenomeno dell'auto-terapia. A fronte di medici che lasciano il Paese ce ne sono tanti altri che con passione, competenza e senso del dovere portano avanti la loro missione contribuendo a tenere in piedi il sistema sanitario nazionale.
Carenza di farmaci e presidi medico-sanitari, mancanza di medici e paramedici negli ospedali, strumentazioni diagnostiche non adeguate. A pagare la crisi della Grecia è anche il suo sistema sanitario – che in questi sette anni di crisi sembra conoscere solo tagli – e, ovviamente, i suoi cittadini. Quelli che in questi anni hanno perso il lavoro hanno perso anche l’assicurazione sanitaria. Stime parlano di oltre 2,5 milioni di greci privi di assicurazione sanitaria.
Medici greci, migranti economici. È un quadro a tinte fosche quello che tratteggia Nikolaos Platanisiotis, presidente dell’Associazione medica del Pireo, una delle più grandi e importanti associazioni mediche greche composta da 4.000 medici attivi sia nella sanità pubblica che in quella privata. “Prima della crisi, sette anni fa, – spiega al Sir – i nostri iscritti erano 4.500. Cinquecento medici sono emigrati, per motivi economici, in Inghilterra, Gran Bretagna e Germania”. Ma il dato a livello nazionale è ben maggiore, e si attesta nell’ordine delle migliaia. Le stime parlano di 1 medico su 10 migrante economico. Una fuga che si spiega con “la diminuzione di circa il 50% degli stipendi dei medici della sanità pubblica. Lo stesso è accaduto per i medici della sanità privata. La gente, priva del denaro sufficiente, oggi si reca dal medico solo quando è strettamente necessario”. “Ai nostri iscritti che si trovano in stato di necessità – dichiara Platanisiotis che è anche direttore dei Servizi di salute pubblica e sociali del Comune di Pireo – abbiamo ridotto del 30% i contributi obbligatori. Inoltre abbiamo stipulato, come associazione, delle convenzioni con strutture sanitarie private per ricollocare i medici rimasti senza lavoro laddove ci fossero nuove possibilità di impiego”.
Competenza e passione contro la crisi. Negli ospedali pubblici le cose non sembrano andare meglio: “Mancano personale, farmaci e attrezzature diagnostiche. In passato è successo anche che molti nosocomi restassero senza cibo per i ricoverati e senza medicine, acquistate direttamente dai parenti per poter consentire le cure necessarie. In altri casi la mancanza di strumentazioni ha richiesto il rinvio di operazioni chirurgiche”. Ai tagli alle spese sanitarie i medici, paramedici e farmacisti greci rispondono con “la competenza, la passione, il sacrificio e il volontariato”, perché anche così si tiene fede al giuramento di Ippocrate. Sono sempre di più in Grecia medici, farmacisti, infermieri che dedicano il loro tempo libero alle “cliniche sociali” dove visitano persone malate in difficoltà economica. E per dare a tutti la possibilità di ricevere cure adeguate si offrono a prezzi simbolici esami clinici, “un prelievo di sangue a 2 euro, una radiografia toracica 4 euro, una visita completa in studio medico 10 euro”.
Vigili del Fuoco del Pireo ricevono i kit medici.
“Il nostro non è un lavoro, ma una missione” rimarca Platanisiotis che con la sua associazione ha fatto dono ai Vigili del Fuoco del Pireo di kit sanitari e medicinali da tenere sui mezzi di soccorso e all’interno dei distretti, per ogni evenienza.
Un impegno che non si ferma solo ai cittadini greci, ma che si allarga anche ai migranti sbarcati al Pireo nel 2016. “A febbraio dello scorso anno sono arrivati in 6.000, afghani, siriani, iracheni, pakistani e anche dal Bangladesh. Nel porto abbiamo allestito un centro di accoglienza dove abbiamo visitato oltre 4.000 uomini, donne, bambini e anziani, ravvisando tra l’altro anche rischi di contagio per malaria e tubercolosi, come confermano dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità per i cittadini provenienti da questi Paesi. Abbiamo segnalato la cosa al Ministero competente, senza ricevere risposta”.
La malattia della crisi. La crisi oltre ad avere effetti sulle strutture sanitarie allunga le sue spire sulla salute dei cittadini, facendo emergere malattie strettamente correlate alla loro condizione di disagio e di privazione economica. “Se c’è una patologia che più di altre si collega alla crisi attuale, questa è la depressione”
afferma Kouvaris Costantinos, presidente dell’Ordine dei farmacisti del Pireo, tra le più importanti della Grecia con i suoi 500 aderenti. “La popolazione è sotto una pressione psicologica molto intensa come dimostra il sensibile aumento dell’uso di psicofarmaci, antidepressivi e antidolorifici”. In parallelo, aggiunge il presidente dei farmacisti, “crescono anche i suicidi”. Stime parlano di 6.000 suicidi solo in questi ultimi anni di crisi economica che pure sta generando un altro fenomeno.
A spiegarlo è Elias Gousouassis, vice presidente dell’Ordine dei farmacisti del Pireo:
“Si tratta della cosiddetta auto-terapia. Le persone acquistano farmaci senza visita e prescrizione medica, usando anche internet. Purtroppo l’assunzione di questi medicinali fai-da-te spesso produce effetti collaterali che richiedono l’intervento di un medico o di un farmacista, arrivando fino al ricovero ospedaliero. La crisi economica spinge anche a questi comportamenti che sono del tutto da evitare”.
E il futuro non sembra promettere nulla di buono: “I tagli alla spese sanitarie non fanno altro che abbassare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Se dovesse permanere questo trend – denuncia Costantinos – è facile prevedere la chiusura, nei prossimi anni, del 40% delle farmacie greche, che oggi sono in totale 10mila”. Analoga posizione per Platanisiotis: “Non vediamo nessuna luce in fondo al tunnel. Per dare respiro alla sanità avremmo bisogno di digitalizzare il sistema sanitario utile per ottimizzare risorse e creare risparmi, di favorire la collaborazione tra pubblico-privato. Ma ad oggi non c’è niente che faccia presagire investimenti nella sanità per garantire cure e servizi adeguati alla popolazione”.
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