Nel mondo sono perseguitati 300 milioni di cristiani
I cristiani soffrono, forse come mai nella storia, anche a causa della quasi totale indifferenza dell’Occidente. È quanto afferma il rapporto sulla persecuzione anticristiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre dal titolo Perseguitati e dimenticati. Rapporto sui Cristiani oppressi in ragione della loro fede tra il 2015 e il 2017 presentato oggi a San Bartolomeo all’Isola.
«Aumentano progressivamente la consapevolezza e le iniziative di denuncia ma la persecuzione anticristiana continua a diffondersi, assumendo forme diverse e trovando nuovi colpevoli. Sono quasi 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione». È quanto emerge dalla ricerca della Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), intitolata “Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019”, presentata oggi, 24 ottobre, a Roma. Il testo passa in rassegna gli sviluppi più significativi nei 20 Paesi (Arabia Saudita, Burkina Faso, Camerun, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka, Sudan) che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani.
«L’asse del fondamentalismo islamico – si legge – si sposta sempre più dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale e orientale» mettendo a rischio la presenza cristiana e di altre minoranze in questi Paesi. È convinzione della Fondazione pontificia che «garantire il diritto delle minoranze religiose ad abitare la propria patria possa assicurare un contenimento delle migrazioni forzate, riducendo al tempo stesso la tensione sociale che affligge le nazioni che ricevono migranti nel proprio territorio, anzitutto l’Italia». Acs «è in contatto diretto con i cristiani perseguitati, i quali esprimono continuamente il desiderio di restare in patria e chiedono un aiuto per non essere costretti ad emigrare».
È andato ai tanti «Abele» che «hanno versato il loro sangue per dare testimonianza al Signore Gesù» il pensiero del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto alla presentazione del rapporto. «Ormai – ha osservato -– in tutto il mondo si moltiplicano le leggi alla cui radice non vi è più un pensiero cristiano. In altre parti del mondo, essere cristiano è tornato ad essere un pericolo per la propria vita. In altre parti si può essere cristiani, purché rimanga un fatto privato, e così via». In questo contesto, ha ribadito il porporato, «bisogna ripensare al significato attuale della parola “testimonianza”, che non è più solo spirituale e morale. È vitale». Significato che però assumerà un senso diverso, a seconda dei contesti geografici e sociali: «In alcune parti sarà dare la vita anche fisica, il sangue; in altre richiederà il coraggio della parresia; in altre ancora isolamento, incomprensione o derisione».
Un «segno di speranza», per Sandri, è la Dichiarazione sulla fraternità umana firmato ad Abu Dhabi dal Santo Padre e dal Grande Imam di Al-Ahzar nel febbraio scorso, che può «esprimere la voce di molti credenti nell’Islam che non si riconoscono in una propaganda violenta e omicida, che, invocando il nome di Dio per sottomettere il fratello in umanità, in realtà ne sfigura l’immagine e la sacralità». Per questo «dobbiamo sforzarci di studiare e far conoscere la Dichiarazione, perché le mani che ancora impugnano spade e fucili possano stringersi in gesti di pace, mentre quelle che si arricchiscono e cercano il potere umano travestendolo di supremazia religiosa si fermino e smettano di camminare su quei sentieri di distruzione».
Africa. Dalla ricerca emerge che «è soprattutto l’Africa il nuovo fronte del fondamentalismo islamico: dei 18 sacerdoti e una religiosa uccisi nel mondo nel 2019, ben 15 sono stati assassinati in questo continente». In Nigeria, accanto alle violenze di Boko Haram ai danni dei cristiani, si intensificano quelle di estremisti islamici tra i mandriani di etnia fulani. In Burkina Faso nei soli primi sei mesi del 2019 sono stati uccisi 20 cristiani, tra cui tre sacerdoti e un pastore. In Niger la situazione è drammatica. Il Paese è accerchiato da gruppi islamisti come Al-Qaeda nel Maghreb Islamico presente in Mali, Isis in Libia, Boko Haram in Nigeria e gruppi fulani in Mali e Burkina Faso. Oppressione, discriminazione e uccisioni di religiosi, preti e fedeli cristiani si registrano in Repubblica Centrafricana mentre in Sudan e Eritrea, la minaccia per i cristiani proviene dallo Stato e si manifesta con confische e chiusure di scuole e ospedali.
Asia. «I numerosi attentati verificatisi nel periodo in esame (2017-2019) mostrano come, al pari dell’Africa subsahariana, l’Asia meridionale ed orientale rappresenti oggi il nuovo campo d’azione jihadista», denuncia Acs. La Corea del Nord è il luogo più pericoloso del mondo per gli appartenenti ai gruppi religiosi, innanzitutto per i cristiani (70mila) imprigionati nei campi di lavoro. In Cina la vita dei cristiani è più difficile dopo l’entrata in vigore, il 1° febbraio 2018, del nuovo Regolamento sugli affari religiosi che ha ulteriormente limitato la libertà di fede. Attentati con decine di morti cristiani si sono verificati in Indonesia, nelle Filippine, dove opera il gruppo islamista Abu Sayyaf. Lo Stato islamico ha rivendicato gli attacchi in Sri Lanka il giorno di Pasqua di quest’anno (21 aprile) con 258 vittime. Si tratta della peggiore atrocità commessa contro i cristiani durante il periodo in esame. In Pakistan l’assoluzione di Asia Bibi decisa dalla Corte Suprema il 31 ottobre 2018 non ha modificato le condizioni delle minoranze religiose. Accusati di blasfemia restano ancora in carcere 25 cristiani di cui sei condannati a morte. Ogni anno centinaia di ragazze e adolescenti sono rapite e convertite con la forza all’Islam. Stessa sorte per le giovani cristiane di etnia kachin in Myanmar (Birmania). Nell’omonimo Stato, l’esercito birmano continua a usare i cristiani per “ripulire” le aree disseminate di mine antiuomo. Infine, in India i cristiani sono nel mirino dei fondamentalisti indù. Sono state segnalate oltre 1.000 aggressioni ai danni dei cristiani tra l’inizio del 2017 e la fine del marzo 2019. Nel 2018 oltre 100 chiese sono state chiuse come conseguenza di attacchi di estremisti indù o dell’intervento delle autorità.
Medio Oriente. Sempre più critica la condizione dei cristiani in Medio Oriente. In Iraq e Siria, nonostante la sconfitta dello Stato islamico, l’impatto del genocidio messo in atto dai jihadisti si è mostrato in tutta la sua drammaticità durante il periodo in esame. I cristiani in Iraq erano un milione e mezzo prima del 2003, mentre nell’estate del 2019 il loro numero era “inferiore” a 150mila (-90%). In Siria, invece, a metà 2017, i cristiani erano stimati in meno di 500mila, rispetto al milione e mezzo di prima del conflitto (2011). Cristiani nel mirino anche della Federazione democratica della Siria del Nord che persegue un’attività di “curdizzazione” volta alla cancellazione della presenza cristiana grazie anche alla chiusura di alcune scuole cristiane. In Iran 142 cristiani sono stati arrestati tra il novembre e dicembre 2018 perché ritenuti appartenenti a una “setta di sionisti” che cercava di «indebolire l’Islam e la Repubblica islamica». «Migliore» il quadro in Egitto, dove la diminuzione degli attacchi anticristiani sembra dimostrare l’efficacia delle misure intraprese da al-Sisi contro lo Stato islamico. Tuttavia, nel novembre 2018 sette persone sono state uccise e 19 ferite durante un attacco di terroristi islamisti a tre autobus su cui viaggiavano pellegrini cristiani.
Nel periodo in esame, l’unica nota positiva è la crescente presa di coscienza della piaga della persecuzione anticristiana da parte della comunità internazionale. Accanto a numerose iniziative di sensibilizzazione – tra le quali l’illuminazione in rosso del Colosseo organizzata da Aiuto alla Chiesa che soffre il 24 febbraio 2018 – alcuni governi hanno voluto contribuire concretamente a riparare al genocidio commesso contro i cristiani dallo Stato Islamico in Iraq. Anche l’Italia ha stanziato 2 milioni di europer alleviare le sofferenze dei cristiani in Iraq e migliorare le loro condizioni di vita. Il focus di Acs infatti, ha asserito il direttore di Acs Alessandro Monteduto, «dimostra che la sola risposta militare non è sufficiente». Proprio per questo «la difesa della libertà religiosa dovrebbe essere come non mai prioritaria nell’agenda delle grandi potenze nazionali e delle Istituzioni sovranazionali. Così ancora oggi non è».
Anche il presidente di Acs Italia Alfredo Mantovano ha avvertito che «anche le migliorate relazioni diplomatiche tra i capi delle nazioni occidentali e i loro omologhi di regimi come quelli della Corea del Nord o della Cina non devono far pensare a miglioramenti delle condizioni dei cristiani in tali aree. Non dobbiamo illuderci che all’eventuale riduzione delle reciproche dotazioni di armamenti o ai trattati di cooperazione economica corrisponda, all’interno dei confini, un allentamento della persecuzione religiosa – ha spiegato -: la “Via della seta” sarà pure percorsa con più facilità dalle merci e dal denaro, ma mentre Paesi come l’Italia sottoscrivono i relativi accordi, nel sub-continente cinese vi è una ulteriore stretta per le manifestazioni della fede in pubblico (talora anche in privato), che non siano controllate dalle strutture del Partito».
Per ricordare le sofferenze dei cristiani perseguitati, questa stasera, dalle 18 alle 24, la basilica romana di san Bartolomeo all’Isola si colorerà di rosso, come già avvenne per il Colosseo e per altri monumenti storici italiani e non.
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