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Progettare il futuro delle famiglie

Intervista a Elena Bonetti ministra per le Pari opportunità e la famiglia nel Conte II

Progettare il futuro delle famiglie

«Le scuole paritarie sono scuola pubblica, questo deve essere chiaro a tutti. E gli istituti paritari del nostro Paese non solo rappresentano un patrimonio di esperienza ed umanità, ma sono una garanzia di pari opportunità che non possiamo assolutamente permetterci di lasciare indietro».
Elena Bonetti è ministro per le Pari opportunità e la famiglia nell’esecutivo Conte bis, in carica da settembre 2019.

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Dopo l’approvazione del Family Act, in che modo l’istituzione famiglia sarà al centro delle politiche di questo governo? E quali iniziative e proposte contribuiranno a mettere la famiglia sempre più al centro del dibattito in questa fase di ripartenza dopo l’emergenza coronavirus?
L’approvazione del Family Act come primo atto di ripartenza del Paese è il segno di un governo che investe per la prima volta con un progetto integrato e multidimensionale nelle famiglie e nella loro potenzialità di creare tessitura di relazioni e alleanze positive. Partiamo con la concretezza dell’assegno universale e unico, che contiamo di far partire già da gennaio 2021, sapendo che le misure del Family Act - il sostegno all’educazione, la riforma dei congedi parentali, gli incentivi al lavoro femminile e il protagonismo dei giovani per aiutarli a progettare e costruire il futuro - sono temi da accompagnare e continuare a coltivare perché diventino cultura nel Paese.
Nel pieno dell’emergenza coronavirus e in questa fase di convivenza con il virus si è parlato e si parla ancora tanto di scuola. Ma c’è un settore, quello degli istituti paritari, del quale spesso ci si dimentica. Cosa fare affinché gli studenti delle scuole paritarie non restino indietro?
È noto che fin dall’inizio dell’emergenza ho preso un impegno chiaro su questo fronte e sono soddisfatta che di lì si sia iniziato a cogliere l’importanza di essere accanto all’istruzione paritaria, con una prima parte di risorse che consentiranno a queste scuole di continuare ad operare nelle nostre comunità. Non basta, ma Italia Viva ha una posizione molto chiara e continueremo a sostenerla attivamente.
Capitolo bambini: i centri estivi sono partiti a rilento e la vera sfida sarà ripensare gli spazi negli asili nido. In concreto, come permettere ai più piccoli di riappropriarsi in sicurezza della loro normalità?
In piena emergenza ho detto a più riprese che i bambini erano e restano la nostra priorità. Abbiamo lavorato con i Comuni, le Province, le Regioni, l’Anci e la Società Italiana di Pediatria perché i centri estivi potessero riaprire in sicurezza, convinti dell’importanza di restituire a bambine e bambini quel diritto alla socialità e alla relazione di cui hanno bisogno. Sono servite grande collaborazione tra soggetti con responsabilità diverse e massima attenzione alla tutela integrale dei bambini. Serviranno ancora, perché da settembre, nel pieno rispetto delle norme, tutti possano tornare a condividere momenti di incontro e relazione con i propri coetanei.
L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea con il minor tasso di natalità. Perché gli italiani non fanno più figli e come incoraggiarli alla genitorialità?
È un dato drammatico, sul quale avevamo lanciato l’allarme e chiesto attenzione già dalla sua diffusione nel febbraio scorso. Le famiglie hanno bisogno di prospettiva e di politiche familiari stabili e organiche. Con il Family Act vogliamo restituire quel coraggio della speranza perché ciascuno, uomini e donne, possa tornare a desiderare e a progettare.
Associazionismo: in questa fase di ripartenza, quale può essere il contributo offerto dal mondo del terzo settore?
Il mondo del terzo settore, con le sue straordinarie professionalità, ha un ruolo cruciale nel servizio alle situazioni di fragilità che questa emergenza ha acuito. Conosco bene l’associazionismo, abbiamo voluto che fosse protagonista anche nel percorso che ci ha consentito la riapertura dei centri estivi e sono convinta che sarà sempre più necessario per la crescita delle nostre comunità.
In tempi di emergenza e nella fase di convivenza con il virus, le donne, già svantaggiate negli ambienti professionali, rischiano di trovarsi ancora più indietro, costrette a conciliare la cura della casa con le responsabilità dello smart-working. Come impedire che si allarghi il gender gap in un Paese come l’Italia nel quale il problema era già grave prima dell’emergenza coronavirus?
Davanti a noi abbiamo un’occasione preziosa da non sprecare. L’emergenza ce l’ha detto con nitidezza, bisogna ripartire dalle donne e dalle loro energie. Con la task force “Donne per un nuovo Rinascimento” abbiamo messo a punto un progetto molto chiaro. Scrivere un futuro nuovo è possibile, investendo nell’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, nella condivisione dei carichi familiari anche attraverso una riforma dei congedi parentali, nella ricerca, nella formazione, nella promozione del lavoro femminile, consapevoli che è il tempo di considerarci non più come entità separate ma come donne e uomini chiamati insieme, alla pari e con pari retribuzione, a contribuire al bene comune in tutti i settori del lavoro.
Tra le conseguenze dell’emergenza coronavirus, purtroppo, si è registrato un vertiginoso aumento delle violenze di genere, complice il lockdown che ha costretto migliaia di mogli e madri a restare in casa con il proprio carnefice. In che modo tutelare e salvare quelle donne per le quali la famiglia è una prigione?
Le donne che hanno subito violenza chiedono aiuto, ma arrivare alla denuncia è spesso molto faticoso. È per questo che è importante, accanto al percorso di uscita dalla violenza, accompagnarle e aiutarle a costruirsi una vita dopo. Come Ministero lo stiamo facendo attraverso il “Microcredito di libertà”, per il quale abbiamo stanziato due milioni di Euro a garanzia delle spese che le donne vittime di violenza devono sostenere quando lasciano la casa del loro aguzzino. Le comunità locali, con le reti di prossimità, sono sempre più fondamentali in questo. Le donne vittime di violenza devono sapere che la violenza non è in alcun modo una forma di amore e che la porta per uscire è sempre aperta.
La Calabria è una Regione dove la dispersione scolastica e la povertà educativa sono tra le più alte in Italia. Con quali iniziative si può creare una sinergia con le realtà locali?
Sono temi che mi stanno particolarmente a cuore e, in quest’ottica, sto lavorando anche con gli altri Ministeri competenti. Ho voluto ricostituire l’Osservatorio per l’Infanzia e l’Adolescenza, con uno specifico tavolo tecnico che si sta occupando di misurare e valutare l’impatto della pandemia sui bambini e i ragazzi. Sono dati di conoscenza necessari per attivare politiche efficaci. Intraprenderle è la speranza che abbiamo di costruire un futuro più giusto per le nostre comunità.

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