Dopo l'uragano Sandy riparte a New York la Chiesa dei migranti
Padre Claudio Antecini è un prete di periferia. La sua periferia è Red Hook (Brooklyn). Con il vescovo di New York e altri sacerdoti, concelebrerà la messa al Madison Square Garden venerdì sera. Spiega le attese della sua comunità multietnica: gli immigrati di lingua spagnola aspettano aperture sull’immigrazione, quelli di lingua inglese sui temi della difesa della vita. Ma tutti amano il Papa.
Padre Claudio Antecini è un prete di periferia. La sua periferia è Red Hook, profondo Brooklyn, un quartiere dal passato buio, gradualmente migliorato, ma dove ancora si spara. “L’altro giorno tre sicari di una gang hanno scaricato dozzine di cartucce contro una famiglia di cinque persone a due passi dalla nostra chiesa della Visitation”, spiega con voce grave il sacerdote. “Nella disgrazia - confida - c’è stato un mezzo miracolo, quattro componenti della famiglia si sono salvati”. Sempre pronto a raccontare un nuovo progetto, questo prete veneto sulla cinquantina è stato anche uno dei volti della risposta dei newyorchesi a Sandy, l’uragano del 2012 la cui violenza era stata collegata da molti osservatori ai cambiamenti climatici in corso, uno dei temi al centro dell’incontro di ieri (23 settembre) tra Papa Francesco e il presidente Barack Obama. Il New York Times propose un servizio video in cui poneva in risalto come la chiesa della Visitation of the Blessed Virgin Mary a Brooklyn fosse uno dei centri d’aiuto più attivi. Attesa senza precedenti. Con il vescovo di New York e altri sacerdoti, Antecini concelebrerà la messa al Madison Square Garden venerdì sera. “C’è un’attesa fortissima per Papa Francesco” (che arriverà oggi 24 settembre nella “grande Mela”), racconta questo padre della comunità di Giovanni Battista. “Sono qui da dieci anni e non c’è mai stata tanta attenzione verso la Chiesa, non solo da parte dei cattolici, ma anche da parte di cristiani di altre confessioni, di gente di altre religioni e dei non credenti. Francesco è molto alla mano e inclusivo, si rivolge a tutti”. Immigrazione e questioni pro-life. Antecini guida un gregge multietnico. C’è una componente di immigrati di lingua spagnola molto ampia: messicani, dominicani, portoricani, ecuadoriani. E poi ci sono, in numero minore, i fedeli di lingua inglese: irlandesi naturalmente, e anche americani d’origine italiana che sono nati e cresciuti a Red Hook. “Diciamo che il primo gruppo vede soprattutto nel Papa un alfiere dell’apertura alla migrazione, un sostegno alla speranza e al tentativo degli ultimi di cercare e trovare una vita migliore. Il secondo gruppo si aspetta prevalentemente da Papa Francesco un’infusione di coraggio su aspetti come la difesa della vita dal suo concepimento, un tema al centro del dibattito pubblico in America e molto importante”. Guanti da lavoro. Antecini e i suoi parrocchiani aspettano il Papa, ma ne condividono già il coraggio e lo stile pratico. Dopo che il quartiere è stato colpito dall’uragano si sono rimboccati subito le maniche. “Due metri e mezzo d’acqua”, dice don Claudio, “sommersero il seminterrato della nostra chiesa e così quello di tante case della zona, mettendo sottosopra la città. Venne a trovarci un’assistente del presidente Obama e ci regalò una valigetta ventiquattrore. Onestamente pensavo ci fossero dei quattrini per prosciugare l’acqua e mettere a nuovo la Chiesa. Ma dentro c’erano solo guanti da lavoro. Non ci offendemmo, e anzi con vero spirito di immigrati cominciammo a darci da fare!”. Migrazioni americane ed europee. A questo proposito, padre Antecini, l’Europa in queste settimane sta affrontando un’emergenza migratoria senza precedenti. Che cosa possiamo imparare dall’America? “L’America in questo senso, è variegata, ma in posti come lo Stato di New York c’è una grande capacità di integrazione - afferma convinto -. L’interesse verso i migranti è soprattutto di tipo economico perché rappresentano mano d’opera e portano entusiasmo. Gli americani sono piuttosto pratici, se uno ha voglia di lavorare non importa quale sia la sua origine. Gli Stati Uniti in questo sono un po’ simili all’Impero romano: lo Stato è poco interessato a usi e costumi, quel che importa è raccogliere le tasse, e rispettare alcune regole condivise”. Acqua passata. Immigrati e gente del posto, insieme, con qualche donazione e tante ore di volontariato hanno sistemato il seminterrato allagato della chiesa, e ora un nobile futuro lo attende: “A cominciare dal nido e dalla scuola dell’infanzia, vogliamo avviare una scuola. Offrire messe e sacramenti è cruciale, ma in questa zona in cui il degrado e la criminalità sono ancora così presenti, la formazione è altrettanto fondamentale. E la visita del Papa ci dà ulteriore forza”.
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