Francesco: Gesù non si chiama Ponzio Pilato, egli rischia per noi
La lavanda dei piedi nella Missa ibn Coena Domini del giovedì santo 2018 nel carceredi Rebibbia. “Gesù capovolge l’abitudine storica, culturale di quell’epoca, ma anche questa di oggi: quello che comanda, per essere un bravo capo, sia dove sia, deve servire”.
“Gesù capovolge l’abitudine storica, culturale di quell’epoca, ma anche questa di oggi: quello che comanda, per essere un bravo capo, sia dove sia, deve servire”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa In Coena Domini nella casa circondariale di Regina Coeli, durante la quale ha lavato i piedi a 12 detenuti di nazionalità e religioni diverse. “Pensiamo alla storia”, l’invito di Francesco nella parte finale della sua omelia sotto forma di intensa meditazione, pronunciata interamente a braccio e durata circa dieci minuti: “Se tanti re, imperatori, capi di Stato avessero capito questo insegnamento di Gesù, invece di comandare, di essere crudeli, di uccidere genti, avessero fatto questo, quante guerre non sarebbero state fatte!”. Di qui l’invito al servizio: “C’è gente che non facilita questo atteggiamento, gente superba, gente odiosa, gente che forse ci desidera del male: a questi servire di più. E anche c’è gente che soffre, che è scartata dalla società, e Gesù va a dirgli: tu sei importante per me”. “Gesù viene a servirci”, ha ripetuto il Papa a proposito del gesto della lavanda dei piedi che ha compiuto poco dopo: “I piedi in quel tempo erano lavati dagli schiavi, era ufficio di schiavo”, ha ricordato Francesco all’inizio dell’omelia. “La gente veniva sul cammino, non c’era l’asfalto, non c’erano sampietrini in quel tempo, c’era polvere del cammino e la gente si sporcava i piedi”, ha proseguito sempre a braccio: “E all’entrata della casa c’erano schiavi che lavavano i piedi. Ufficio di schiavi, ma è un servizio fatto da schiavo. E Gesù volle fare questo servizio per darci un esempio di come noi dobbiamo servirci gli uni gli altri”. Poi l’aneddoto evangelico: “Una volta, quando erano in cammino, due dei discepoli che volevano fare carriera avevano chiesto a Gesù di occupare dei posti importanti, uno a destra e l’altro a sinistra. E Gesù li ha guardati con amore – sempre Gesù guardava con amore – e ha detto: ‘Voi non sapete che cosa chiedete’. I capi delle nazioni, dice Gesù, comandano, si fanno servire. Loro stanno bene, comandano, si fanno servire. Pensiamo a quell’epoca di re, di imperatori tanto crudeli che si facevano servire dagli schiavi”. “Ma tra voi non deve essere lo stesso: chi comanda deve servire”, le parole di Gesù ai discepoli: “Il capo vostro deve essere il vostro servitore”.
“Gesù rischia per ciascuno di noi. Si chiama Gesù, non Ponzio Pilato: non sa lavarsi le mani, soltanto sa rischiare!”, ha detto Francesco. “Gesù inchinato fra le spine, rischiando di ferirsi per prendere la pecorella smarrrita”, l’immagine citata da Francesco: “Oggi io sono peccatore come voi, ma rappresento Gesù oggi, sono ambasciatore di Gesù”. “Oggi quando io mi inchino davanti a ognuno di voi, pensate”, l’invito: “Gesù ha rischiato in quest’uomo, un peccatore, per venire da me e dirmi che mi ama. Questo è il servizio, questo è Gesù. Non ci abbandona mai, non si stanca mai di perdonarci, ci ama tanto”. “Guardate come rischia Gesù”, ha ripetuto il Papa: “Con questi sentimenti, andiamo avanti in questa cerimonia che è simbolica: prima di darci il suo corpo, il suo sangue, Gesù rischia per ognuno di noi, e rischia nel servizio, perché ci ama tanto”. Poi il rito della lavanda dei piedi, con cui iniziano i riti del triduo pasquale, che proseguirà domani sera con la Via Crucis.
“Tu hai parlato di uno sguardo nuovo: rinnovare lo sguardo… Questo fa bene, perché alla mia età, per esempio, vengono le cateratte, e non si vede bene la realtà: l’anno prossimo dovremo fare l’intervento”, le parole conclusive, a braccio, di Francesco. “Ma così succede con l’anima: il lavoro della vita, la stanchezza, gli sbagli, le delusioni oscurano lo sguardo, lo sguardo dell’anima”, ha proseguito Francesco, esortando ad “approfittare delle opportunità per rinnovare lo sguardo”. Poi ha ripetuto le parole pronunciate durante l’udienza generale di ieri, sempre fuori testo: “In tanti paesini, ma anche nella mia terra, quando si sentono le campane della Resurrezione del Signore, le mamme, le nonne portano i bambini a lavarsi gli occhi perché abbiano lo sguardo della speranza del Cristo risorto. Non stancatevi mai di rinnovare lo sguardo. Di fare quell’intervento di cateratte all’anima, quotidiano. Ma sempre rinnovare lo sguardo. E’ un bello sforzo”. “Non c’è alcuna pena giusta – giusta! – senza che sia aperta alla speranza”, ha esclamato ancora il Papa: “Una pena che non sia aperta alla speranza non è cristiana, non è umana!”.
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