Il Papa alla società civile di La Paz: porre le basi per un'ecologia integrale
Incontro carico di significati con riferimenti ancora alla Laudato Si'.
“L’ambiente naturale e l’ambiente sociale, politico ed economico sono strettamente correlati”. È uno dei concetti-cardine della “Laudato si’”, a più riprese citata dal Papa durante il suo viaggio in America Latina. “Questo - ha proseguito Francesco durante l’incontro con le autorità civili nella cattedrale di La Paz - ci spinge a porre le basi di una ecologia integrale, che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni - altrimenti i ghiacciai continueranno a ritirarsi da queste montagne - e la logica della ricezione, la coscienza del mondo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi”. “Ognuno di noi qui presente, a modo proprio, condivide la vocazione a lavorare per il bene comune”, ha esordito il Papa, ricordando la definizione che ne dà dato 50 anni fa il Concilio, nella “Gaudium et Spes”. “Sono sicuro della vostra ricerca del bello, del vero, del bene in questo impegno per il bene comune”, ha aggiunto, auspicando “che tale sforzo aiuti sempre a crescere in un maggiore rispetto per la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale, alla pace sociale, vale a dire, alla stabilità e alla sicurezza di un determinato certo, che non si attua senza una particolare attenzione alla giustizia distributiva”.“Poiché tutto è collegato, abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. Lo ha ricordato il Papa, sempre sulla scorta della “Laudato si’”. “Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione - ha ammonito durante l’incontro con le autorità civili boliviane - non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità”. “È necessaria anche la cultura - ha specificato il Papa - di cui fa parte non solo lo sviluppo della capacità intellettuale dell’uomo nelle scienze e la capacità di generare bellezza nelle arti, ma anche le tradizioni popolari locali, con la propria particolare sensibilità all’ambiente da cui sono sorte e a cui danno senso”. Allo stesso modo, “si richiede un’educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità tra le persone”.“Dobbiamo riconoscere il ruolo specifico delle religioni nello sviluppo della cultura e i benefici che esse possono apportare alla società”. È l’invito del Papa, che nel corso dell’incontro con le autorità civili della Bolivia ha ricordato che “i cristiani, in particolare, come discepoli della Buona Notizia, sono portatori di un messaggio di salvezza che ha in sé stesso la capacità di nobilitare le persone, di ispirare alti ideali capaci di dare impulso a linee di azione che vadano oltre l’interesse individuale, consentendo la capacità di rinuncia a favore degli altre, la sobrietà e le altre virtù che ci sostengono e ci uniscono”.“Ci abituiamo così facilmente all’ambiente di inequità che ci circonda, che siamo diventati insensibili alle sue manifestazioni. E così confondiamo, senza accorgercene, il bene comune con il benessere, specialmente quando siamo noi che ne godiamo”. È il grido d’allarme del Papa, nel discorso alle autorità civili boliviane. “Il benessere che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale - ha spiegato - tende a essere egoista, a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo”. Così inteso, il benessere, “invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno”. Il bene comune, invece, “è superiore alla somma dei singoli interessi; è un passaggio da ciò che è meglio per me a ciò che è meglio per tutti, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali”.“I diversi attori sociali hanno la responsabilità di contribuire alla costruzione dell’unità e dello sviluppo della società”. Ne è convinto il Papa, che rivolgendosi alle autorità civili boliviane ha affermato che “la libertà è sempre il contesto migliore perché i pensatori, le associazioni civili, i mezzi di comunicazione svolgano la loro funzione, con passione e creatività, al servizio del bene comune”. “Anche i cristiani, chiamati ad essere lievito in mezzo al popolo, apportano il proprio messaggio alla società”, ha proseguito, precisando che “la luce del Vangelo di Cristo non è proprietà della Chiesa; essa piuttosto lo serve, in modo che raggiunga i confini del mondo”. La fede, cioè, “è una luce che non abbaglia, non offusca, ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di ogni persona e di ogni società umana”. “Il cristianesimo ha svolto un ruolo importante nel formare l’identità del popolo boliviano”, ha osservato Francesco: “La libertà religiosa - così come solitamente questa espressione viene intesa in ambito civile - ci ricorda anche che la fede non può essere ridotta alla sfera puramente soggettiva”.“Sono tanti i problemi sociali che la famiglia risolve in silenzio, che non promuoverla significa lasciare i più vulnerabili senza protezione”. Nel discorso rivolto alle autorità civili boliviane, il Papa ha messo in risalto il ruolo della famiglia, “minacciata da ogni parte” ma dalla quale dipende la sopravvivenza della società. “Tra i diversi attori sociali - le parole di Francesco - vorrei porre in risalto la famiglia, minacciata da ogni parte da violenza domestica, alcolismo, maschilismo, droga, mancanza di lavoro, insicurezza civile, abbandono degli anziani, bambini di strada, e da pseudo-soluzioni provenienti da prospettive che evidenziano una chiara colonizzazione ideologica…”. “Una nazione che cerca il bene comune non può chiudersi in sé stessa; le reti di relazione consolidano le società. Il problema dell’immigrazione nei nostri giorni ce lo dimostra”. Citando, nel discorso pronunciato nella cattedrale di La Paz, una delle questioni più spinose dei nostri giorni - le migrazioni dei popoli - il Papa ha affermato che “lo sviluppo della diplomazia con i Paesi vicini, al fine di evitare conflitti tra popoli fratelli e contribuire al dialogo franco e aperto sui problemi, è oggi indispensabile”. “Bisogna costruire ponti piuttosto che erigere muri”, il suo invito, a partire dalla consapevolezza che “tutti i temi, per quanto spinosi siano, hanno soluzioni condivise, ragionevoli, eque e durature”. “E, in ogni caso - ha aggiunto Francesco - non devono mai essere motivo di aggressività, di rancore o inimicizia che aggravano ancor più la situazione e ne rendono più difficile la risoluzione”.“La Bolivia sta attraversando un momento storico: la politica, il mondo della cultura, le religioni sono parte di questa bella sfida dell’unità”. A constatarlo è stato il Papa, che nella parte finale del discorso pronunciato nella cattedrale di La Paz ha lanciato un invito: “In questa terra dove lo sfruttamento, l’avidità, i molteplici egoismi e le prospettive settarie hanno oscurato la sua storia, oggi può essere il tempo dell’integrazione”. “Oggi la Bolivia può creare nuove sintesi culturali”, l’appello del Papa: “Come sono belli i Paesi che superano la diffidenza malsana e integrano i diversi, e che fanno di questa integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Che bello quando sono pieni di spazi che collegano, interagiscono, favoriscono il riconoscimento dell’altro!”. “La Bolivia, nell’integrazione e nella sua ricerca di unità, è chiamata ad essere questa multiforme armonia che attrae”, ha concluso citando l’Evangelii Gaudium.
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