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Papa Francesco: "lasciamoci sorprendere dall'alba del terzo giorno"

Il pensiero del Santo Padre nell'omelia della veglia pasquale: non andiamo nei luoghi di sepolcro, non abituiamoci a convivere con il sepolcro. Siamo chiamati ad annunciare il palpito del Risorto.  

Parole chiave: papa francesco (323), pasqua (11), veglia (8)
Foto Aci Stampa

“Due donne capaci di non fuggire, capaci di resistere, di affrontare la vita così come si presenta e di sopportare il sapore amaro delle ingiustizie”. Così Papa Francesco ha descritto Maria di Magdala e l’altra Maria, le due donne accorse al sepolcro, di cui parla il Vangelo di Matteo. Nell’omelia della Veglia Pasquale, presieduta nella basilica vaticana, il Papa si è soffermato proprio sull’atteggiamento di queste due donne: “Davanti al sepolcro, tra il dolore e l’incapacità di rassegnarsi, di accettare che tutto debba sempre finire così”. Nel loro volto, ha proseguito, “possiamo trovare i volti di tante madri e nonne, il volto di bambini e giovani che sopportano il peso e il dolore di tanta disumana ingiustizia”. In loro “vediamo riflessi i volti di tutti quelli che, camminando per la città, sentono il dolore della miseria, il dolore per lo sfruttamento e la tratta. In loro vediamo anche i volti di coloro che sperimentano il disprezzo perché sono immigrati, orfani di patria, di casa, di famiglia; i volti di coloro il cui sguardo rivela solitudine e abbandono perché hanno mani troppo rugose. Esse riflettono il volto di donne, di madri che piangono vedendo che la vita dei loro figli resta sepolta sotto il peso della corruzione che sottrae diritti e infrange tante aspirazioni, sotto l’egoismo quotidiano che crocifigge e seppellisce la speranza di molti, sotto la burocrazia paralizzante e sterile che non permette che le cose cambino. Nel loro dolore, esse hanno il volto di tutti quelli che, camminando per la città, vedono crocifissa la dignità”.

Un invito a non “abituarci a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione”. Francesco ha sottolineato che “anche i nostri volti”, come i loro, “parlano di ferite, parlano di tante infedeltà – nostre e degli altri -, parlano di tentativi e di battaglie perse. Il nostro cuore sa che le cose possono essere diverse, però, quasi senza accorgercene, possiamo abituarci a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione. Di più, possiamo arrivare a convincerci che questa è la legge della vita anestetizzandoci con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani”. E, invece, “con la Risurrezione”, ha rimarcato il Papa, “Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui”. Ancora una volta, ha sottolineato Francesco, “Dio ci viene incontro per stabilire e consolidare un tempo nuovo, il tempo della misericordia”.

“Andiamo e lasciamoci sorprendere da quest’alba diversa, lasciamoci sorprendere dalla novità che solo Cristo può dare. Lasciamo che la sua tenerezza e il suo amore muovano i nostri passi, lasciamo che il battito del suo cuore trasformi il nostro debole palpito”. Con questo augurio Papa Francesco ha concluso l’omelia . “Questa notte – ha sottolineato il Papa – ci chiama ad annunciare il palpito del Risorto, Cristo vive!”. Riflettendo su Maria di Magdala e l’altra Maria, le due donne accorse al sepolcro, di cui parla il Vangelo di Matteo, Francesco ha ricordato che “il palpito del Risorto” è “ciò che cambiò il passo di Maria Maddalena e dell’altra Maria: è ciò che le fa ripartire in fretta e correre a dare la notizia; è ciò che le fa tornare sui loro passi e sui loro sguardi; ritornano in città a incontrarsi con gli altri”. E ancora: “Come con loro siamo entrati nel sepolcro, così con loro vi invito ad andare, a ritornare in città, a tornare sui nostri passi, sui nostri sguardi. Andiamo con loro ad annunciare la notizia, andiamo… In tutti quei luoghi dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione. Andiamo ad annunciare, a condividere, a rivelare che è vero: il Signore è Vivo. È vivo e vuole risorgere in tanti volti che hanno seppellito la speranza, hanno seppellito i sogni, hanno seppellito la dignità. E se non siamo capaci di lasciare che lo Spirito ci conduca per questa strada – ha concluso il Papa -, allora non siamo cristiani”.

Fonte: Sir
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