Mons. Francesco Savino ai maturandi “… Sognate in grande…”
Lettera ai giovani e ai maturandi dzl vice presidente della CEI
«Per dire fare l’amore i greci dicevano: essere giovani insieme. Che modo di sentire pulito, l’amore come ruzzare di cuccioli» (C. Sbarbaro – Fuochi Fatui)
Care ragazzi, care ragazze,
anche quest’anno vorrei raggiungervi con qualche pensiero che spero possa accompagnarvi, come un augurio, verso il compimento del vostro ultimo passo scolastico.
Siete arrivati alla fine di questo ultimo anno di scuola e vi siete costruiti una eredità di nozioni, di relazioni e di sogni che vi accompagnerà per tutto il vostro cammino.
Che zaino pesante sarà la vostra vita d’ora in poi!
Ripensando ai miei esami di maturità, a quando ero un liceale ribelle e capellone, mi è venuta in mente questa frase di Camillo Sbarbaro, che forse avrete incontrato in qualche antologia.
Mi colpisce perché racchiude significato e senso di quello che oggi vorrei augurarvi: Fate l’amore !!!
Immagino già qualcuno di voi, tra i più smaliziati, sorridere a questa mia affermazione. Sorrido anche io, perché la malizia innocente è sovversiva in questo mondo.
Oltre, però, alla sfera dell’affettività fisica, fate l’amore è un invito ad organizzare la speranza, ad essere giovani insieme, in maniera pulita, libera, innocente e fragile, proprio come quel ruzzare di cuccioli che è l’immagine preziosa che ci suggerisce Sbarbaro. Fare l’amore vuol dire essere ricercatori appassionati ed instancabili della verità, del genuino, della vita incendiata dalle emozioni, dalle passioni, dalle partenze e dai ritorni.
Andate, dunque, ad amoreggiare col mondo e, come direbbe Cesare Pavese, prima di essere schiuma, siate indomabili onde.
Gli esami di maturità non sono la fine di un percorso ma sono tappa di una continuità che non deve spaventarvi, né immalinconirvi. Non finisce un tempo, cambia forma.
E domani ciascuno e ciascuna di voi sarà all’Università, a lavoro, con una famiglia, solo o sola… Ognuno di voi sarà ciò che il suo cuore desidera essere, senza predestinazione o percorsi imposti, senza le ansie del riuscire per forza ma, anzi, con un certo amore anche verso la fallibilità ed il fallimento.
Ciascuno e ciascuna di voi farà l’amore con quello che sente nel cuore e che in questi anni di scuola ha sognato ed anche con ciò che lo ha spaventato, deluso o infastidito.
Adoro l’espressione “fare l’amore” perché implica un’azione rivoluzionaria, la costruzione di un qualcosa, l’operosità del dono di sé. L’amore si fa, anche quando si riceve, anche quando lo si rivolge alle stelle, agli animali, ai bambini, allo studio. Ma come si fa?
A questa domanda da maturando avrei risposto con un’affermazione che vi avrebbe, di certo, strappato un sorriso. Oggi, che sono ancora maturando (perché la maturità è un percorso non una meta) ma con uno zaino ben più pesante del vostro (visti i miei anni), vi dico che si fa mordendo la vita.
Quando dite al vostro ragazzo o alla vostra ragazza “ti amo da morire”, mi sembra stiate sbagliando. Dovreste invece dire “ti amo da vivere”, perché l’essere giovani insieme implica una spinta vitale, un nonostante, una voglia forsennata di giustizia, lealtà, solidarietà, educazione e coraggio e… gentilezza. Quanto è preziosa la gentilezza!
Questo è fare, fare è essere, e spingersi ovunque anche nel sottosopra, come succede in Stranger Things. Mi piace molto, nella prima stagione, la frase di Dastin che dice: “Perché tieni chiusa a chiave questa porta della curiosità?”
Io, oggi, lo chiedo a voi ed insieme vi chiedo di aprirla questa porta e di aprire tutte le altre porte che si affacciano alla bellezza, alla cultura, alla scoperta di novità e di sentire puliti.
Qualsiasi cosa facciate, d’ora in poi, abbiate cura di farla mossi sempre da una inquietudine. Vi turbi l’ingiustizia, la disuguaglianza, la sofferenza del pianeta e fate in modo da incidere, come direbbe Don Tonino Bello, sulla crosta della civiltà.
Così solo sarete prossimi alla maturità che non è un 100, neanche quando si accompagna alla lode. Non arroccatevi ad un voto, ad un giudizio che non vi definisce come uomini e donne di questo tempo ma che valuta una prestazione, un adempimento. E’ importante sì, ma non è l’ultima parola sulla vostra vita. L’essenza di ciò che siete è custodita nel vostro cuore e tocca a voi stessi e solo a voi, rivolgerle un giudizio.
L’autocomprensione è una grande forma di quel… fare l’amore.
Coraggio, dunque, piccoli grandi maturandi alla ricerca di senso, sognate in grande, studiate e mostrate quanto siete validi ed intelligenti. Preservate la vostra purezza, ma non rinunciate alla malizia gentile, ironica e rispettosa. Avete tra le mani i migliori anni della vostra vita, anche se ve ne accorgerete più in là, quando li riguarderete con un po’ di nostalgia.
Vi saluto immaginandovi perplessi del fatto che un vescovo non vi abbia ancora nominato Gesù.
Vorrei dirvi che, anche se non avete letto il Suo nome, in quello che vi ho scritto, Gesù è presente in ciascuna parola e vi accompagna, in silenzio, anche se non riuscite a crederci o a vederlo. Gesù vi aspetta e mentre vi aspetta, vi ha già trovato.
Volate sempre alto, ma mai… da soli.
✠ Francesco, vescovo
«Io sognavo di spiccare il volo, ora che volo è tutta mia la città, ma non ha senso se volo da solo» (Gué Pequeno)
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