E' del Borremans la pala con la Madonna del Bambino in Cattedrale
La ricerca presentata nel volume di Maurizio Leone.
È oramai chiarito che la pala della Madonna con Bambino e anime purganti, collocata nella cappella del Santissimo Sacramento (un tempo della confraternita di Orazione e Morte) nella Cattedrale, è stata realizzata dal pittore settecentesco Guglielmo Borremans. La corretta attribuzione all’artista fiammingo è stata possibile grazie al lavoro sinergico di Giorgio Leone – che ne ha assodato l’evidenza stilistica – e del restauratore Gianluca Nava. Lo storico dell’arte, scomparso qualche mese fa, ha riportato gli esiti di questo lavoro nel volume, da lui curato, dal titolo “La Madonna col Bambino e Anime Purganti del Duomo di Cosenza: una nuova pala di Guglielmo Borremans” (Rubbettino 2016). Il libro, che si compone di cinque saggi (la storia della cappella, di don Giacomo Tuoto, promotore del restauro; il saggio storico-artistico di Leone; l’intervento di restauro, a cura di Nava; la committenza della famiglia Ferrari, a cura di Luca I. Fragale e la ricostruzione grafica della firma dell’artista, di Romina Cianciaruso, più la presentazione di Elisa Acanfora) è stato presentato mercoledì presso il Duomo, dall’associazione culturale “Cosenza che vive”, guidata da Gabriella de Falco. Dopo i saluti di don Luca Perri, parroco e rettore della Cattedrale, e di don Giacomo Tuoto, che ha contestualizzato la pala nell’ambito della storia della Cattedrale, la studiosa Anna Cipparrone ha ricordato la figura di Leone e il suo rapporto con il territorio cosentino. Gianluca Nava ha quindi illustrato le fasi del restauro e il contributo di esso all’attribuzione. In particolare, durante la fase di pulitura dagli agenti che avevano pesantemente danneggiato il film pittorico, è emerso che l’opera era originariamente più grande e inquadrata in una cornice non originale. Da qui, sono emerse parti occultate, come un’iscrizione corrispondente alla firma del pittore e alla data 1707. Inoltre, si è intervenuti sul supporto che per oltre trecento anni non era stato idoneo e ciò aveva contribuito al cattivo mantenimento dell’opera. Attribuita la pala in precedenza secondo alcuni a Domenico Oranges,(anche per via di alcune similitudini con una sua opera custodita a San Fili), lo studio di Giorgio Leone pone ora un nuovo tassello per la storia dell’arte locale nonché per la produzione del pittore di Aversa. Come ha spiegato la docente Unical Giovanna Capitelli, è solo da una decina d’anni, infatti, che gli studi artistici e archivistici hanno documentato il suo passaggio nel cosentino, da collocarsi prima del più conosciuto periodo siciliano. Ancora altro, pertanto, potrebbe esserci in attesa di essere scoperto e studiato. Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dalla giovane Valeria De Rose che ha declamato alcune poesie scritte dallo stesso Leone.
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