Mons. Nolè lava i piedi a 12 tossicodipendenti e celebra la Cena del Signore
Messa "In Coena Domini" con degli apostoli "speciali". Nell'omelia: "bisogna amare, amare tutti senza pensare se l'altro è gradevole o no".
"Il pane rappresenta il sostentamento necessario, il vino la letizia". Nelle parole di monsignor Francesco Nolè il significato dell'Istituzione dell'Eucaristia, celebrata, nella Messa in Coena Domini, nella Cattedrale di Cosenza. Per il rito della lavanda dei piedi, 12 tossicodipendenti della comunità Regina Pacis di Spezzano Albanese. Su di loro, come fece Gesù nel cenacolo, mons. Nolè si è chinato per il rito che richiama la dimensione del servizio. Il primo a donarsi però è stato proprio Gesù, che "ha dato se stesso prima di risuscitare". Il segreto, per l'Arcivescovo, è che "bisogna amare, amare tutti senza pensare se l'altro è gradevole o no". E pensare che "il Signore e Maestro ha lavato i piedi anche a giuda ma questi ha voluto rompere". Il peccato e l'errore. Mons. Nolè ha anche accennato agli errori dei sacerdoti, chiedendo perdono. Spiegando il significato della celebrazione vespertina del giovedì santo, mons. Nolè ha ricordato come "quella di Gesù è stata l'ultima cena dell Antico Testamento e la prima del Nuovo". La carta vincente è il servizio. "Se possiamo dare soldi possiamo dare il nostro tempo all altro cominciando dalla famiglia".
Nella serata l'Arcivescovo ha visitato alcune chiese della città sostando in preghiera presso i diversi Altari della Reposizione realizzati.
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