Chiesa e nuove sfide contemporanee

Il 2 novembre 2020 moriva Bartolomeo Sorge, gesuita che ha proposto tante visioni nel suo discorso intorno all’universo religioso. Nel numero in corso di Civiltà Cattolica (4096) appare un suo inedito, una relazione (2012) in un convegno dedicato a Sfide culturali e letterarie in Italia. Se il suo discorso partiva dagli esordi del Vaticano II, a noi la sua continuazione sulla lunga durata, dall’oggi verso un domani che la Chiesa deve saper disegnare nei percorsi offerti alla sapienza della Provvidenza.
Padre Sorge vede lucidamente la difficoltà che la Chiesa incontra nella comunicazione con la cultura contemporanea. Troppo spesso si oscilla tra un’accondiscendenza che porta l’empatia culturale a mutarsi in trasformismo culturale, da un lato, e un’opposizione frontale e senza flessioni di sorta che riesce appena ad ammantarsi dei principi evangelici della mitezza e della misericordia, dall’altro. Vorrei proporre una pista per dare carne ai benemeriti auspici di padre Sorge: partire da un principio ermeneutico radicato nella filosofia del linguaggio di Donald Davidson, per fare risuonare la voce plurisecolare della Chiesa. Si tratta del principio di carità interpretativo: esso non prescrive di accettare le proposizioni dell’interlocutore, prescrive un atteggiamento non-partigiano, ossia mite, nei suoi confronti. Il nostro principio indica di attribuire alle tesi e agli argomenti del nostro interlocutore quel significato che lo esonerino dalla contraddizione e dalla manchevolezza: un’empatia culturale che comprende le ragioni dell’Altro, senza per questo accettare le sue conclusioni. Un modo di rendere omaggio alla memoria di Sorge, aprendosi all’inculturazione come cifra della missione cristiana in una dimensione integrale, come vuole papa Francesco.