La primavera dinamica di una nuova speranza
In realtà, di primavera ne aspettiamo un’altra, quella dall’inverno del Covid che da oltre un anno ci chiama alla prudenza e all’attenzione
Mentre siamo nel pieno della terza ondata, la primavera inizia a far capolino con i suoi colori e i suoi odori. La stiamo invocando, dopo gli ultimi giorni di freddo e neve, code dell’inverno. In realtà, di primavera ne aspettiamo un’altra, quella dall’inverno del Covid che da oltre un anno ci chiama alla prudenza e all’attenzione. Accogliamo l’appello degli esperti, quello della CEI e vacciniamoci. Sarà questo il passo decisivo per ritornare alla normalità, agli abbracci, a guardare il sorriso dell’altro senza doverlo immaginare dietro la stoffa di una mascherina. Sì, perché il vaccino è anzitutto dire “ho cura di te”, “ho a cuore te”; è un atto profondamente empatico e di ecologia dei rapporti. Sembra quasi la risposta per bene alla domanda del Signore a Caino, quando gli chiese che fine avesse fatto Abele. Sì, siamo i custodi delle nostre mamme e dei nostri papà, dei nostri amici e compagni di scuola, dei nostri colleghi di lavoro. E se pure il coronavirus ci ha allontanati fisicamente, non ci ha esentati dal progettare una nuova primavera della nostra vita sociale. La Pasqua arriva, come sempre propizia, insieme alla colomba che, dopo il diluvio, porta il ramoscello e con esso la pace di una rinnovata amicizia con quanto ci circonda. Dovremo ancora soffrire per un po’, il mandorlo che vediamo spuntare come primo fiore della stagione conviverà con i rovi delle tante terapie intensive ancora occupate, con il dolore e il lutto, ma la dinamica della speranza sarà la guida del nostro cammino, nella consapevolezza che tutto andrà bene se noi ci affideremo a Dio, unico salvatore dell’umanità.
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