Il testo è di importanza monumentale perché testimonia la prima diffusione del cristianesimo nel Mediterraneo
In vendita l’antico Codice Crosby-Schøyen
Sarà messo all’asta da Christie’s, il prossimo 11 giugno, il Codice Crosby-Schøyen MS 193, uno dei libri più antichi della cristianità avente un alto valore storico e religioso.
Il manoscritto è redatto in copto, un idioma ormai estinto e noto per essere la fase più evoluta della lingua egizia. Basata sull’alfabeto greco e su altri simboli presi in prestito dal “demotico” (la scrittura “popolare” sorta come abbreviazione dello “ieratico”, con la finalità di renderlo più pratico per scopi quotidiani, in particolare per questioni amministrative), la lingua copta è la prima testimonianza di vocalizzazione scritta nella storia del greco. Elaborato in un monastero dell’Alto Egitto, il codice è un libro liturgico che raccoglie diversi testi religiosi: il trattato di Melito di Sardi sulla Pasqua, alcuni capitoli del secondo libro dei Maccabei e i testi integrali della prima lettera di Pietro e del libro di Giona. La Bbc ha riferito che questo volume veniva usato dai monaci egiziani in occasione delle prime celebrazioni della Pasqua, avvenute poche centinaia di anni dopo la vita di Gesù e un centinaio di anni dopo la stesura dell’ultimo vangelo. Appartiene alla raccolta dei “Papiri Bodmer”, un insieme di scritti in greco scoperti, verso la metà del novecento, nella tomba di un monaco copto del VII secolo dallo svizzero Martin Bodmer, e ritenuti di grande importanza per lo studio dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il Codice Crosby-Schøyen, forse opera di un solo copista, doveva essere composto, nella sua versione originale, da 68 fogli (136 pagine). Alcuni sono andati persi, altri sono custoditi come frammenti in varie collezioni (la Chester Beatty dublinese, la Fondation Martin Bodmer a Cologny). In totale ci sono pervenuti 52 fogli corrispondenti a 104 pagine. Il testo della lettera di Pietro presente sul reperto, probabilmente, ebbe un suo precedente più antico nel “Papiro 72” (Bodmer 7 e 8, diviso tra la Biblioteca Vaticana e la Fondation Bodmer). Verso la metà degli anni cinquanta del novecento il codice giunse presso l’Università del Mississipi in ottimo stato, per via del clima arido dell’Egitto. Presentava un solo fascicolo con i fogli di papiro piegati e fissati attraverso la piega centrale. Nel 1981 l’ateneo statunitense vendette il manoscritto, che fu smontato e i cui singoli fogli furono inseriti tra lastre di vetro. Passò di mano in mano fino a quando, nel 1988, venne acquistato dal collezionista di manoscritti norvegese Martin Schøyen, che ora ha deciso di metterlo in vendita, tramite Christie’s, insieme ad altri reperti di sua proprietà. Sulla sua datazione ci sono ipotesi discordanti. Le analisi paleografiche fanno propendere per il periodo compreso tra il 250 e il 350 d.C. (quest’ultima data è stata stabilita dagli studi al radiocarbonio). Altri ricercatori, invece, tengono presente il fatto che il testo abbia visto la luce in uno dei monasteri “pacomiani”, nei quali vigeva la più antica regola di vita comunitaria imposta dal monaco cristiano egiziano Pacomio, vissuto tra il 292 e il 348, fondatore della prima abbazia attorno al 320 nella regione della Tebaide. In questi luoghi i monaci cristiani cenobiti iniziarono a ricevere la loro istruzione a partire dal secondo quarto del IV secolo. Accettando quest’ipotesi, allora, la datazione del codice si restringerebbe al periodo tra il 325 e il 350. “Il testo è d’importanza monumentale come testimonianza della prima diffusione del cristianesimo nel Mediterraneo” ha dichiarato Eugenio Donadoni, specialista del dipartimento di libri e manoscritti di Christie’s. Il Codice Crosby-Schøyen offre informazioni molto importanti per ricostruire la storia dei libri antichi e della codicologia.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento