Il significato dell’iscrizione sembra pagano ma in realtà rimanda alla comunione con Gesù Cristo
L’amore per Dio in un’epigrafe funeraria ricollocata nelle Catacombe Ad Decimum a Grottafettata
Il reperto è stato trafugato negli anni ottanta ed è stato venduto al mercato illegale di opere d’arte
Un’epigrafe funeraria trafugata negli anni ottanta è stata ritrovata e riposizionata nelle Catacombe di Ad Decimum a Grottaferrata vicino Roma, dove è sempre stata custodita. Questo reperto fu venduto al mercato illegale di opere antiche e venne acquistato da un privato che, a sua volta, lo rivendette al Museum Catharijneconvent di Utrecht. L’epigrafe è stata riportata in Italia grazie alla mediazione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con le forze dell’ordine dei Paesi Bassi. Quest’iscrizione non preserva un significato triste e oscuro inneggiante ai temi del dolore e della morte, ma elicita un messaggio di gioia che richiama all’immortalità dell’anima presso Dio. Il suo ritorno a Grottaferrata e, più precisamente, nelle catacombe di Ad Decimum sulla Via Latina (decimo miglio), cioè a 15 chilometri da Porta Capena, è stato accompagnato da una cerimonia, a cui hanno preso parte mons. Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, l’ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi presso il Vaticano, Annemieke Ruigrok, altre autorità dei Paesi Bassi e il sindaco di Grottaferrata, Mirko Di Bernardo. Il nome Ad Decimum dei sepolcri presso cui è tornato l’oggetto deriva dal “decimo miliario” (il decimo miglio della via Latina indicato con una colonnetta posta dai romani sulle principali vie, per segnalare la distanza in miglia da Roma o da una città dell’impero) e dalla stazione di posta menzionata dalla tabula Peutingeriana, vale a dire la copia di un’antica mappa romana che riporta le vie militari dell’impero romano, in più parti difficilmente leggibile. Il sito funerario, originariamente, non dipendeva dall’Urbe ma era al servizio della popolazione del centro e dei dintorni. Queste catacombe constano di circa 1000 tombe, risalenti al periodo compreso tra il III e il IV secolo. Sono due cunicoli paralleli attorno ai quali si diramano una serie di cunicoli secondari per una lunghezza complessiva di 2500 metri. C’è un’iscrizione rubricata, cioè ripassata con il colore rosso, ed è quella coincidente con il cunicolo C, il più antico delle catacombe che risale alla seconda metà del III secolo. L’epigrafe è scritta in greco, non è intera ma abbastanza leggibile e riporta testimonianze cristiane, in particolare reca il nome di Cristo fin dal III secolo d.C. La dedica recita: “Sii felice o Musena Irene, la tua anima è immortale presso Cristo l’amore del marito pose qui lei che ha vissuto 22 anni”. Il messaggio è stato redatto da uno sposo per la sua sposa, deceduta all’età di 22 anni. Sembra apparentemente una dicitura pagana ma, in realtà, condensa nelle sue parole un significato legato alla gioia della vita eterna vissuta in comunione con Dio. È proprio in questo richiamo, in questo rimando a Dio che risiede tutto il senso e tutto il valore cristiano dell’oggetto.
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