Gutenberg e l’invenzione della stampa. La Bibbia fu la prima opera
Johannes Gutenberg sul finire del XV secolo rivoluzionò il mondo della stampa e della
cultura con l’invenzione della prima pressa a caratteri mobili.
L’invenzione e i successivi miglioramenti favorirono la diffusione delle idee e della cultura
Quella di stampare delle lettere su un semplice foglio di carta potrebbe essere definita oggi come un’operazione abbastanza semplice. Basta comporre dei pensieri su un qualsiasi programma di video scrittura, collegare la stampante e il gioco è fatto… in pochi minuti abbiamo a disposizione centinaia di fogli a colori o in bianco e nero. Ma quello che oggi appare come un qualcosa di rapido e scontato, ha avuto bisogno di diversi secoli per affinarsi e rendere il processo di stampa rapido, a basso costo e alla portata di tutti, facendo in modo che la cultura e le idee potessero diffondersi.
Se tutto questo oggi è possibile il primo e sicuramente più importante dei passi, è stato fatto dallo stampatore tedesco Johannes Gutenberg che sul finire del XV secolo rivoluzionò il mondo della stampa e della cultura con l’invenzione della prima pressa a caratteri mobili. Il luogo che vide per primo questa straordinaria e rivoluzionaria scoperta è stata la piccola cittadina di Mainz (Magonza), non molto distante da Francoforte, in Germania, dove, dai primi anni del ‘900, è sorto il museo della stampa dedicato al celebre inventore.
L’occasione per raccontare la sua storia e quello che da tutti è considerato l’inizio ufficiale della stampa moderna, preceduto da diversi secoli dal faticoso lavoro degli amanuensi, è stata la nostra visita al museo nato grazie all’impegno dell’Associazione Internazionale Gutenberg, che raccoglie al suo interno numerosi macchinari utilizzati per la stampa negli ultimi cinque secoli, custodisce alcune tra le prime copie dei volumi realizzati con il rivoluzionario sistema (tra cui la famosissima Bibbia detta “delle 42 linee” o “Bibbia Gutenberg”) e ripropone, in una delle sue numerose sale, l’officina con i macchinari utilizzati all’epoca per creare con i “caratteri mobili”, un foglio dopo l’altro, i volumi che ancora oggi si possono ammirare.
Volumi che prima di vedere la luce seguirono le tormentate vicende imprenditoriali del novello stampatore che, tra tentativi e fallimenti tra Strasburgo e Magonza, lo videro coinvolto in numerosi esperimenti prima di realizzare il collaudato sistema di stampa che oggi possiamo ammirare, e che all’interno del museo è accompagnato da numerose altre macchine che, nel corso dei secoli, hanno riprodotto e affinato l’originale invenzione.
Invenzione che nacque dall’intuizione del tipografo tedesco di scomporre un testo in singole lettere, numeri e segni d’interpunzione. In effetti, prima che la sua macchina venisse messa a punto, la stampa su carta da tavole incise di legno era già conosciuta in Europa sin dal tardo XIV secolo. La vera rivoluzione fu applicare quel concetto ad un rinnovato e più snello metodo di stampa (comunque lunghissimo, macchinoso e faticoso se paragonato ad oggi) che consentiva di risparmiare spazio e materiale e una più rapida e raffinata produzione di libri. Nacquero così dei punzoni in metallo (i cosiddetti “caratteri mobili” in rilievo e invertiti) che riproducevano le diverse lettere dell’alfabeto, i numeri e i segni di interpunzione che opportunamente combinati potevano riprodurre qualsiasi testo. Questi, venivano prodotti in officina (di cui nel museo eisiste una risproduzione fedele all’originale che permette ai visitatori di ammirare come e quanto tempo si impiegava per realizzare un solo foglio stampato) grazie ad una fonditrice e a degli stampi già pronti e poi riposti in una cassa con gli scompartimenti per i diversi caratteri. Per stampare, il compositore metteva insieme le lettere in una tavoletta di legno detta ‘navetta’ che, dopo essere state “colorate” con un inchiostro prodotto da fuliggine, olio e resine (diverso e più appiccicoso rispetta a quello usato per la scrittura da tavolo), veniva poi inserita nella pressa per essere stampata su dei fogli che poi venivano appesi su delle corde per asciugare.
La Bibbia a 42 righe, stampata probabilmente tra il 1452 ed il 1455 in una tipografia che aveva fino a sei torchi da stampa e più di 20 collaboratori, affascina per la bellezza e l’armonia della sua composizione. Le righe in nero del testo sono tutte stampate, e in tutti i 180 esemplari che uscirono originariamente dalla pressa vennero colorate individualmente le iniziali in diversi laboratori che rendono “unico” ogni volume. Per la stampa di tutti i volumi ci vollero ben tre anni, un periodo in cui un amanuense avrebbe portato a termine la riproduzione di una sola Bibbia che per l’occasione si componeva di due volumi in folio di 322 e 319 fogli (per un totale di 641 fogli, ovvero 1282 pagine).
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento