Non un solo uomo ma tutta l’umanità
Il 20 luglio del 1969 di cinquant'anni fa fu l’intera
umanità ad andare sulla luna
insieme a Neil Armstrong, Michael
Collins, e Buzz Aldrin.
Attaccati ai teleschermi e alle
radio scienziati, studiosi, appassionati,
uomini illustri e
finanche papa Paolo VI che
seguì la vicenda dall’Osservatorio
astronomico Castelgandolfo
ed alzò la sua mano benedicente
dopo l’allunaggio.
La missione spaziale fu denominata
Apollo 11 alle 20:17:40
UTC (4.57 ora italiana) mosse
i suoi primi passi. Armstrong
fu il primo a mettere piede sul
suolo lunare.
Era il 25 maggio 1961, quando
J. F. Kennedy si rivolse al
Congresso degli Stati Uniti per
illustrare “urgenti necessità
nazionali”. “Credo che questa
nazione si debba impegnare a
raggiungere l’obiettivo, prima
che finisca questo decennio,
di far atterrare un uomo sulla
Luna e di farlo tornare sano e
salvo sulla Terra. Nessun progetto
spaziale di questo periodo
sarà più impressionante per il
genere umano, o più importante
per l’esplorazione spaziale a
lungo raggio; e nessuno sarà
così difficile e dispendioso da
compiere… In un certo senso,
non sarà solo un uomo ad andare
sulla Luna - se esprimiamo
questo giudizio favorevolmente,
sarà un’intera nazione.
Perché ciascuno di noi dovrà
lavorare per portarlo là”.
E così è stato. Il 20 luglio del
1969 fu l’intera umanità ad andare
sulla luna insieme a Neil
Armstrong, Michael Collins e
Buzz Aldrin. Attaccati ai teleschermi
e alle radio scienziati,
studiosi, appassionati, uomini
illustri e finanche papa Paolo
VI che seguì la vicenda dall’Osservatorio
astronomico Castelgandolfo
ed alzò la sua mano
benedicente dopo l’allunaggio.
La missione spaziale fu denominata
Apollo 11 alle 20:17:40
UTC (4.57 ora italiana) mosse
i suoi primi passi. Armstrong
fu il primo a mettere piede sul
suolo lunare, sei ore più tardi
dell’allunaggio, non senza
qualche polmenica e qualche
gelosia manifestata nelle settimane
precedenti dal suo collega.
Aldrin scese 19 minuti
dopo. I due trascorsero circa
due ore e un quarto al di fuori
della navicella, e raccolsero
21,5 kg di materiale lunare che
riportarono a Terra. Il terzo
membro della missione, Michael
Collins (pilota del modulo di
comando), rimase in orbita lunare
mentre gli altri due erano
sulla superficie; dopo 21,5 ore
dall’allunaggio, gli astronauti
si riunirono e Collins pilotò il
modulo di comando Columbia
nella traiettoria di ritorno sulla
Terra. La missione terminò
il 24 luglio, con l’ammaraggio
nell’Oceano Pacifico.
A portarli nello spazio il razzo
Saturn V dal Kennedy Space
Center, il 16 luglio. Il modulo
di comando che trasportava i
tre astronauti è l’unica parte
rientrata a Terra, il modulo di
di propulsione e il modulo lunare
furono abbandonati come
da programma. Armstrong e
Aldrin discesero nel Mare della
Tranquillità, dove i piedi del
modulo, affondarono sulla superfice
polverosa per qualche
centimetro. Armstrong, che
si teneva in costante contatto,
nel mettere il primo piede sulla
superficie della Luna commentò
l’evento con la nota frase,
mancante dell’articolo “un
piccolo passo per [un] uomo,
un salto da gigante per l’umanità”.
Apollo 11 chiuse la gara
verso la luna intrapresa dagli
Stati Uniti e dall’Unione Sovietica
nello scenario più ampio
della Guerra Fredda, realizzando
l’obiettivo nazionale che la
Russia aveva fallito per cause
tecniche ed una esplosione
confermata solo nel 1991.
Eppure, il 4 ottobre 1957,
quest’ultima aveva lo Sputnik
1, il primo satellite artificiale.
Questo sorprendente successo
scatenò paure e immaginazioni
in tutto il mondo. Non solo
servì a dimostrare che l’Unione
Sovietica possedeva la capacità
di colpire con armi nucleari
su distanze intercontinentali,
ma anche di poter sfidare le
aspettative statunitensi riguardo
alla superiorità militare,
economica e tecnologica. Ma
il programma “Apollo” non fu
senza conseguenze per gli Stati
Uniti. Il primo modulo esplose
e persero la vita tre astronauti.
Va anche ricordato che il 13 luglio,
tre giorni prima del lancio
dell’Apollo 11, i sovietici lanciarono
Luna 15, che raggiunse
l’orbita lunare prima di Apollo
11. Durante la discesa, però il
modulo senza equipaggio si
schiantò nel Mare Crisium a
causa di un malfunzionamento;
questo schianto avvenne
due ore prima che Armstrong
e Aldrin decollassero dalla superficie
lunare per tornare a
casa. I radiotelescopi dell’osservatorio
Jodrell Bank in Inghilterra
registrarono delle
trasmissioni di Luna 15 durante
la sua discesa, che vennero
rese pubbliche nel luglio 2009
in occasione del 40º anniversario
dell’Apollo 11.
Lo scorso 13 maggio, l’amministratore
della NASA, Jim
Bridenstine, ha presentato
domanda di approvazione di
altri 1,6 miliardi di dollari (attualmente
1,4 miliardi di euro)
che andranno a sommarsi ai
21 già richiesti per il budget
dell’agenzia spaziale nel 2020.
Come ha precisato Bridenstine,
si tratterebbe di una sorta
di “acconto” per rispettare gli
ambiziosi piani di un ritorno
sulla Luna nel 2024, ossia con
quattro anni di anticipo rispetto
a quanto annunciato dalla
stessa amministrazione pochi
mesi fa. Il nuovo programma
lunare si chiamerà Artemis -
Artemide, la personificazione
della Luna crescente - sorella
gemella di Apollo (“divinità
protettrice” della prima serie
di missioni Usa). Tra i candidati
alla nuova avventura ci
sarà per la prima volta anche
una donna, come Bridenstine
non cessa di ripetere... Il
2024 una data molto vicina in
termini spaziali prevede l’uso
di una capsula non è ancora
stata testata per il trasporto
umano, lanciata da un razzo
gigante che ancora non ha mai
volato e traghettata da un lander
che ancora non esiste. Gli
astronauti conterebbero su un
avamposto cislunare che non è
stato assemblato e su tute spaziali
non ancora disegnate.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento