Mt 20,1-16. Sei invidioso perché io sono buono?
I figli santi di Dio sanno gioire per i fratelli
Quando saremo in grado di vivere con questo slancio le relazioni, i nostri passi saranno indirizzati al Regno di Dio
In questa venticinquesima domenica del tempo ordinario, la liturgia della Parola proclama una parabola non di facile e immediata comprensione. È importante cogliere il contesto nel quale Gesù la racconta. Il Signore ha da poco consegnato alla comunità le regole fondamentali che la costituiscono. Tutto nasce da un impulso di misericordia del Padre e tutto è fondato sulla misericordia tra i fratelli. La chiamata alla vita cristiana postula necessariamente un cambio di stile, ritmato dall’amore gratuito e dal perdono reciproco. Eppure, l’universalità della chiamata e l’illimitatezza del perdono da accordare non sono per nulla facili da vivere. Il cuore dell’uomo pone naturali ostacoli a questa logica della sovrabbondanza e del dono. A tal motivo Gesù , dinanzi ai farisei refrattari, racconta questa storia. La parabola potrebbe orientare i lettori a soffermarsi sulla dimensione della chiamata degli operai o della prodigalità del padrone della vigna. Ma a ben vedere, ciò che costituisce il nucleo centrale della narrazione è il risentimento dei lavoratori della prima ora, che sperano di accampare maggiori diritti rispetto a quelli chiamati per ultimo. Gesù lascia intendere che questo non sia l’atteggiamento proprio degli eredi del Regno dei Cieli. Infatti, far parte di un’unica comunità significa gioire dei doni che ciascun fratello riceve da Dio, senza recriminare diritti che si basano su logiche non appartenenti al Regno di Dio. La parabola ci esorta a non perdere di vista ciò che è essenziale: la chiamata a vivere con i fratelli da figli di Dio. A tal proposito, il santo vescovo Agostino scrive: “Vedi di non perdere, a causa del tuo differire, ciò che egli ti darà in base alla sua promessa”. Si corre infatti il rischio di lasciarsi distrarre da tanti fronzoli, perdendo così ciò che è importante. I figli di Dio sono capaci di godere della gioia dei fratelli, e non affollano il proprio cuore di inutili ragionamenti. Cari amici, la nostra reale conversione trova una strada privilegiata per essere saggiata: il saper gioire delle gioie altrui. Quando saremo in grado di vivere con questo slancio le relazioni, allora i nostri passi saranno veramente indirizzati al Regno dei Cieli. Se invece la gioia del fratello è motivo di tristezza o invidia, è bene chiedere a Dio la grazia di un cuore pronto a gioire sempre per il fratello. Solo così la nostra fede sarà matura e capace di rendere testimonianza al Vangelo di Dio.
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