L’Esercito Italiano scende in campo con l’ospedale Covid-19 a Vaglio Lise
Il brigadier generale Roberto Nardone spiega il funzionamento della struttura allestita a Cosenza.
Fra pochi giorni sarà pronto l’ospedale da campo per la cura di pazienti Covid-19 allestito nell’area dell’ex scalo ferroviario di Vaglio Lise, a Cosenza. Il brigadier generale dell’Esercito Italiano Roberto Nardone ci porta dentro l’ospedale e ce ne spiega le modalità di realizzazione e di attuazione.
Qual è la struttura dell’ospedale?
Saranno circa diciotto tende attrezzate per il ricovero di 40 pazienti Covid di reparti ordinari oltre a 3 pazienti di terapia sub-intensiva.
Sarà subito integralmente funzionante o le tende verranno attivate secondo le necessità?
Secondo il cronoprogramma, alla luce di quanto concordato con il sindaco, le rappresentanze legali, l’azienda ospedaliera, la protezione civile, la Croce Rossa, nel momento in cui verrà attivato, sarà pronto per ricevere tutti i pazienti, soprattutto al fine di decongestionare l’ospedale dell’Annunziata.
In quanti prenderanno servizio presso l’ospedale?
Il team di medici, di infermieri, di operatori socio - sanitari e di operatori logistici dell’Esercito, che coadiuveranno nei lavori di basso profilo, sarà sufficiente per assistere tutti i pazienti.
In che situazione era l’area dove sta sorgendo la struttura?
C’è stata la necessità di una bonifica da parte delle Ferrovie dello Stato.
Da chi verrà gestito l’ospedale?
Il campo verrà logisticamente mantenuto dall’esercito. All’interno ci sarà un nostro direttore sanitario, ovvero un ufficiale medico, e verrà considerato come un reparto dell’Annunziata. Il personale che sta schierando l’ospedale da campo è il terzo reparto sanità che ha sede in Bellinzago Novarese.
Da dove provengono i macchinari?
I macchinari sono tutti dell’Esercito.
Che grado di difficoltà ha la costruzione di un ospedale da campo?
Per il personale dei reparti sanità addestrati non è difficile, ma le cose da mettere a sistema sono tante, dal progetto del campo all’impianto elettrico, la terapia sub-intensiva. L’ospedale Covid deve preservare le zone sporche dove passa il paziente e dove sono ricoverati gli ammalati, alle zone pulite dove i medici devono spogliarsi, disinfettarsi e poter uscire.
È stato approntato un protocollo proprio per il Covid?
Assolutamente sì, già studiato nella prima fase emergenziale, perfezionato e attuato in questa seconda fase.
Quali sono le esperienze più prossime a quelle di Cosenza?
Abbiamo già schierato un ospedale funzionante con ricoverati a Perugia, ne stiamo allestendo un altro ad Aosta contemporaneamente a quello di Cosenza. In questa fase purtroppo queste zone sono state più colpite.
Quando si usa l’espressione “ospedale da campo” si pensa a una guerra. Anche questa lo è?
È una guerra contro un nemico invisibile e l’esercito, nelle guerre, c’è sempre. Abbiamo adattato le nostre strutture ospedaliere da campo proprio per accogliere i pazienti Covid e affrontare questa guerra.
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