Diventiamo costruttori di un nuovo convivere
Dalle pagine di Ernesto De martino un'ispirazione per ripartire dopo la fase di emergenza.
In una delle pagine, forse, più belle dell’ultimo libro dell’antropologo Ernesto De Martino, scomparso nel 1965, allievo di Croce, e profondo conoscitore del Mezzogiorno e di tutti Mezzogiorni del mondo, é scritto: “Il problema centrale del mondo di oggi appare dunque la fondazione di un nuovo ethos culturale non più adeguato al campanile, ma all’ intero pianeta terra che ormai gli astronauti contemplano dalle solitudini cosmiche e che sta di fatto diventando, per quanto attraverso contraddizioni e resistenze, la nostra patria culturale fondamentalmente unitaria, con tutta la ricchezza delle sue memorie e delle sue prospettive. Nella misura in cui questo nuovo ethos si renderà realmente operante e unificante, raccogliendo in una consapevole ecumenicità di valori comuni la originaria dispersione e divisione delle genti e delle culture, il mondo che non deve finire uscirà vittorioso dalla ricorrente tentazione del mondo che può finire, e la fine di un mondo non significherà la fine del mondo ma, semplicemente, il mondo di domani. Sono parole e riflessioni di estrema attualità per l’emergenza vissuta e, probabilmente, intorno a queste tematiche e principi dovrà essere ricostruito e rimodellato il nostro vivere civile, per mezzo di nuovi rapporti sociali, politici ed economici che i Governi nazionali direttamente e in sintonia tra loro - dovranno progettare nel prossimo futuro dopo il coronavirus. Si tratta, infatti, di ritrovare, oltre il traguardo di un più gusto e solidale equilibrio tra le nazioni, le persone e i gruppi sociali.
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