Il coronavirus fa paura, ma i ragazzi de “Il mandorlo” sono ancora più protetti
Il coronavirus modifica anche le attività all'interno delle comunità terapeutiche, tra nuove limitazioni e la necessità di proseguire l'assistenza. L'esperienza de "Il mandorlo", a Cassano allo Jonio, un centro per consumatori di sostanze psicotrope e persone con patologie psichiche connesse a stati di dipendenza.
All’ingresso de “Il Mandorlo”, sotto l’insegna, è ben evidente lo striscione con la forma e i colori dell’arcobaleno e la scritta: “Andrà tutto bene”. Siamo nella frazione Lauropoli di Cassano all’Jonio, in provincia di Cosenza, dove, su un bene confiscato 25 anni fa alla criminalità organizzata locale, è sorta una comunità terapeutica per problemi di dipendenze. “Il nostro lavoro, che già di per sé è difficile, in questi giorni di emergenza sanitaria ci impone anzitutto di sostenere i ragazzi in questo ulteriore isolamento”. A parlare è la presidente della società cooperativa sociale “Il mandorlo”, Fiammetta De Salvo.Mission della comunità è quella di offrire percorsi di assistenza e cura a consumatori di sostanze psicotrope e a persone con patologie psichiche connesse a stati di dipendenza.Un cammino che passa attraverso attività ergoterapiche nei settori della cucina, della dispensa, della lavanderia, dell’orto e dei giardini, nonché nella cura degli animali. “Inizialmente sembrava che i nostri ospiti, al momento sono 26 – spiega De Salvo – non si rendessero pienamente conto della situazione di emergenza nella quale ci troviamo, anche perché alcuni vivono da molto tempo tra carcere e comunità, quindi le loro giornate di persone ristrette in strutture non sono particolarmente cambiate”.
“Da parte nostra, però, abbiamo cercato di far vedere loro più telegiornali possibili e ora si sono resi conto che la situazione è grave, e chedi certo le loro maggiori restrizioni, soprattutto verso l’esterno, non sono una misura per tenerli tranquilli all’interno della comunità”.
I momenti di laboratorio e di svago, durante la giornata, sono molti, grazie alle attività ludiche e ricreative nelle quali gli ospiti sono impegnati, favorite soprattutto dall’attenzione prestata loro dagli educatori, i quali “stanno svolgendo il loro turno normalmente”.
“Stiamo cercando di sostenerli e rendere le loro giornate, specialmente i pomeriggi, meno pesanti – prosegue De Salvo -. In realtà il quotidiano all’interno della comunità si è modificato relativamente, perché i ragazzi si trovano in un ambiente già protetto, e ora, stante il coronavirus, ancora più protetto”.
De Salvo ribadisce che “l’impegno continua”, nonostante la novità delle restrizioni. “Quella a cui stiamo assistendo è una fotografia ferma, perché in genere in comunità si entra e si esce, è un centro molto dinamico. Abbiamo dovuto limitare le visite all’interno, quella del parroco del paese, che offre il servizio della Messa, nonché di tanti volontari, ma questo a tutela della salute nostra e dei ragazzi ospiti”. Di fronte all’emergenza sanitaria e alle tante notizie che ne vengono, “l’attività terapeutica viene in questi giorni realizzata con una maggiore attenzione al sostegno e ai colloqui per superare le ansie che naturalmente tutti viviamo, a maggior ragione loro che sono distanti dalle famiglie”.
Un servizio a 360 gradi, che vede un ausilio psicologico, medico e anche legale. “Alcuni dei nostri ospiti – prosegue la presidente – erano giunti a una fase del programma che permetteva loro di avere dei permessi di verifica attraverso l’incontro con le famiglie”. Ora, invece, è stato tutto sospeso. “Stiamo cercando di far avere loro più contatti telefonici possibili, ovviamente non è la stessa cosa, però in questa fase, probabilmente, ci preoccupano di più i ragazzi che sono rimasti bloccati fuori e che magari avrebbero bisogno del nostro supporto.Abbiamo infatti dovuto anche sospendere eventuali nuovi ingressi per tutelare coloro i quali avevamo già in carico”. L’auspicio della De Salvo è che “l’emergenza cessi il prima possibile per continuare a essere presidio di legalità sul territorio”.
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