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La donna respinse gli ideali di una vita regale a favore di un’esistenza al servizio dei poveri e degli umili

Beata Isabella di Francia, fondatrice dell’Ordine delle Sorores minores inclusae

Tradotti per la prima volta in italiano i documenti sulla vita della principessa capetingia vissuta nel Basso Medioevo

Beata Isabella di Francia, fondatrice dell’Ordine delle Sorores minores inclusae

Isabella di Francia. Sorella di San Luigi” è il volume recentemente dato alle stampe dalle editrici francescane, nel quale sono raccolti i documenti attinenti alla vita e alle opere della sorella minore di re Luigi IX, Isabella di Francia. Marco Bartoli, esperto di Santa Chiara e dei suoi scritti, ha tradotto in italiano il testo originale in francese, il francescanista Jacques Dalarun, conoscitore delle figure femminili dell’ordine francescano, ha curato la prefazione mentre lo storico Sean I. Field, autore di numerosi scritti sulle donne sante capetingie, si è occupato dell’introduzione. La storia della principessa Isabella è stata in gran parte oscurata dalla fama del nobile fratello Luigi, il santo, il riformatore, il re crociato. È stata emarginata forse perché ritenuta fuori dagli schemi della sua epoca, e su di lei si abbattuto per troppo tempo un lungo silenzio. La donna nacque a Parigi nel 1225 da Luigi VIII e Bianca di Castiglia. Visse nel periodo del Basso Medioevo quando la Francia divenne un grande Stato feudale e l’autorità monarchica si rafforzò a favore del papato contro l’impero. L’antica dinastia capetingia visse il suo periodo d’oro sotto il regno di Filippo II Augusto, con la fioritura dei traffici commerciali, con l’aumento demografico e il miglioramento della vita. A lui successe Luigi VIII che potenziò i domini francesi, conquistando i territori di Avignone e della Linguadoca e accrescendo sempre più le ricchezze del paese. In seguito Luigi IX portò avanti una politica di pace e di prosperità tipica di uno Stato unitario, guidato da un sovrano responsabile delle forze militari, capo della gerarchia feudale nonché monarca per diritto divino. Isabella crebbe proprio in questi anni ricevendo dalla madre, fin dall’infanzia, una profonda educazione cristiana ispirata al senso di pietà e di perdono. Fu molto propensa allo studio, in particolare all’apprendimento del latino e alla lettura delle Sacre Scritture, amava trascorrere le ore dedicandosi al cucito e collezionava le reliquie dei santi. Promessa sposa di Corrado di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, Isabella decise di non contrarre le nozze e di mantenersi casta, nonostante la richiesta scritta che le fu inviata da Innocenzo IV affinché accettasse la mano del nobile pretendente per il bene della cristianità. Nutrì da sempre una certa repulsione per la vita regale, disprezzando qualsiasi forma di lusso. In seguito alla scomparsa della madre, la donna decise, con il sostegno del fratello Luigi IX, asceso al trono, di dedicare tutta la sua vita ai poveri, agli ammalati, alle pratiche di pietà e alle pie letture. La principessa era solita infatti invitare a banchetto mendicanti e poveri e visitava gli indigenti. Successivamente Luigi IX partecipò a due crociate dall’esito negativo e venne fatto prigioniero in Egitto. Fu un duro colpo per Isabella che, fra le altre cose, si occupava anche del sostentamento dei cavalieri coinvolti nel recupero dei luoghi santi della cristianità. Leggendo le opere del teologo francescano Gilberto di Tournay, nel 1254 la principessa si avvicinò all’Ordine del Poverello d’Assisi al quale rimase legata fino alla morte, allontanandosi così dalla tradizione cistercense a cui lei, la madre e il fratello erano stati educati. L’esempio di San Francesco spinse Isabella a costruire un monastero francescano, dedicato all’Umiltà della Beata Vergine Maria, nei pressi di Longchamp vicino Parigi, distrutto secoli dopo durante la Rivoluzione francese. La sua dedizione alla vita monasteriale, condotta all’insegna della povertà, della ricchezza dei beni spirituali e della cura per i meno abbienti, non passò inosservata agli occhi di papa Alessandro IV, il quale indirizzò ad Isabella la lettera “Benedicta Filia tu”, elogiandone i pregi ed esaltandola come eccelso modello cristiano per tante giovani. La donna trovò un valido alleato nel fratello Luigi che, nel frattempo, aveva fatto ritorno in Francia e decise di finanziare il suo progetto. Ricevette aiuto anche da grandi teologi parigini, tra cui Bonaventura di Bagnoregio, ministro generale dell’Ordine francescano, per l’elaborazione della regola di vita della sua comunità, approvata nel 1263 da papa Urbano IV e adottata da altri monasteri di clarisse presenti in Francia. Fu un caso eccezionale perché il concilio Lateranense IV non autorizzava la nascita di altri Ordini religiosi, obbligando i nuovi ad adottare le regole già conosciute. L’Ordine fondato da Isabella, le “Sorores minores inclusae”, piantò radici in diverse realtà tra cui Francia, Inghilterra e Italia. Fu paragonato al ben più noto Ordine di Chiara D’Assisi, la cui regola fu stilata nell’ottobre del 1263, alcuni mesi dopo quella di Isabella di Francia. Le novizie erano tenute a seguire delle norme molto precise e stringenti, tra cui l’obbligo di clausura, subito dopo la professione dei voti perpetui, e il possesso di beni gestiti da un amministratore.  Il principio fondante di tale vita monacale risiedeva nell’umiltà di spirito che, per la principessa francese, rappresentava l’unica via per arrivare a Dio. Isabella incarnava con Chiara d’Assisi la religiosità del tempo, divisa tra il disprezzo per il mondo esterno e l’esaltazione di Dio. Con la diffusione di questi documenti inediti, finora disponibili solo in francese, possiamo riscoprire la bellezza di una donna che ha consacrato la sua vita agli altri, e ha elevato al massimo grado l’ideale mendicante come mezzo per compiere la volontà di Dio. La fonte principale da cui ci provengono queste informazioni è la “Vita della beata Isabella”, un’opera agiografica scritta da Agnese di Harcourt, badessa del monastero fondato dalla stessa Isabella, di cui si prese cura negli ultimi dieci anni della sua esistenza terrena. Si tratta in assoluto della prima biografia su una donna scritta da un’altra donna, fatto già eccezionale per un periodo come quello medioevale. Isabella decise di vivere separata dalle sue consorelle, molto probabilmente a causa dei suoi problemi di salute, ma anche per motivi di umiltà e per evitare di rivestire il ruolo di badessa. La sua biografa e il suo padre confessore testimoniarono i momenti di estasi, di digiuno, di penitenza e di contemplazione che riempirono l’esistenza santa di Isabella fino alla sua morte, avvenuta il 22 febbraio 1270 a Longchamp dopo due anni di malattia. Le sue reliquie sono in parte a Parigi presso la tomba di san Luigi IX, che si spense dopo la sorella a Tunisi al rientro dalla seconda crociata, e in parte nella cattedrale di Meaux. Papa Leone X, con la bolla pontificia del 3 gennaio 1521, dichiarò la principessa francese “beata”, ben tre secoli dopo la sua dipartita. Il culto, che ispirò la devozione popolare nei secoli a venire, fu confermato da Innocenzo XII nel 1696.

Beata Isabella di Francia, fondatrice dell’Ordine delle Sorores minores inclusae
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