Papa Francesco ai giovani consacrati: "riscaldate il cuore degli altri"
Udienza di papa Francesco ai giovani consacrati. Il Papa ha parlato a braccio per 40 minuti parlando della vocazione, dell'impegno a servizio del prossimo. "No al narcisismo, sì all'adorazione" - ha detto il pontefice nel lungo messaggio. Grande entusiasmo nell'aula Paolo VI per i circa 5 mila giovani presenti per l'incontro mondiale loro dedicato..
“Vicinanza alla gente, ai suoi problemi”; “profezia con la nostra testimonianza, con lo zelo apostolico che scalda il cuore degli altri”; “memoria” della propria vocazione, del primo incontro con il Signore. Su questi tre temi, in risposta ad altrettante domande, si è incentrato il lungo discorso a braccio - circa 40 minuti - pronunciato oggi da Papa Francesco durante l’incontro con circa 5.000 giovani religiosi e giovani religiose svoltosi oggi in Aula Paolo VI, in occasione dell’incontro mondiale a loro dedicato in Vaticano. Papa Francesco ha pronunciato, tra l’altro, un deciso no alla cultura dell’“usa e getta” e un altrettanto deciso sì alla “cultura del definitivo”. “Alcuni giorni fa, in piazza, un sacerdote iracheno si è avvicinato e mi ha dato una croce piccola: era la croce che aveva in mano il sacerdote che è stato sgozzato per non rinnegare Gesù Cristo. Questa croce la porto qui…”. Sono le parole pronunciate, a braccio, dal Papa, all’inizio del suo dialogo con i religiosi e le religiose di tutto il mondo, ricevuti in Aula Paolo VI in occasione del loro raduno mondiale. “Fra voi - ha esordito Francesco - ci sono consacrati e consacrate dall’Iraq e dalla Siria. Vorrei iniziare con un pensiero ai nostri martiri dell’Iraq e della Siria, i nostri martiri di oggi. Forse voi ne conoscete tanti o alcuni…”. “Alla luce di queste testimonianze dei nostri martiri di oggi, che sono più dei martiri dei primi secoli, e anche dei martiri della vostra terra irachena e siriana, vorrei incominciare il nostro dialogo ringraziando il Signore”, ha proseguito Francesco: “Che la sua Chiesa compia nel suo Corpo quello che manca alla Passione di Cristo, ancora oggi, chiedendo la grazia del piccolissimo martirio quotidiano, di quel martirio di tutti i giorni, nel servizio di Gesù e della nostra vita consacrata”. “Il Signore non c’entra con la cultura del provvisorio, lui ci ama sempre”. Lo ha detto il Papa, nel suo lungo discorso pronunciato interamente a braccio in Aula Paolo VI, davanti a circa 5.000 giovani religiosi e religiose di tutto il mondo. Rispondendo a una delle domande, relativa alle sorgenti della sua vocazione, Francesco è tornato con la memoria a quel 21 settembre 1953, giorno della sua “prima chiamata”: “Non so come è stato, so che per caso sono entrato in una chiesa, ho visto un confessionale e sono uscito differente: la vita mi è cambiata”. “Cosa mi ha affascinato di più del Vangelo?”, si è chiesto il Papa: “La sua vicinanza a me”, la risposta: “Il Signore mai mi ha lasciato solo, pure nei momenti oscuri, pure nei momenti dei peccati”. “Dobbiamo dire che siamo tutti peccatori”, non solo “in teoria” ma “in pratica: “Io ricordo i miei peccati e mi vergogno”, ha testimoniato il Papa, “ma pure in quei momenti il Signore non mi ha mai lasciato solo, non solo a me, a tutto: a ognuno non lascia mai il Signore”. Quel giorno, ha proseguito Francesco a proposito della sua vocazione, “ho sentito la chiamata di farmi sacerdote e religioso. Quel sacerdote era lì per caso, aveva la leucemia e un anno dopo è morto. Poi mi ha guidato un salesiano che mi aveva battezzato e lui mi ha guidato dai gesuiti: ecumenismo religioso!”. “Nei momenti più brutti - ha assicurato il Papa - a me ha aiutato la memoria di quel primo incontro, perché il Signore ci incontra sempre definitivamente: il Signore non c’entra con la cultura del provvisorio, lui ci ama sempre”. Di qui la necessità della “memoria della propria vocazione”. “Nei momenti della tentazione, delle difficoltà della vita consacrata - ha detto Francesco ai giovani consacrati presenti oggi in Aula Paolo VI - bisogna tornare alle fonti, fare memoria e ricordare lo stupore che abbiamo sentito quando il Signore ci ha guardato. Il Signore ci ha guardato, il Signore mi ha guardato, il Signore mi ama”. “No al narcisismo, a guardare sé stessi, sì all’adorazione, che è il contrario, è quello che ti spoglia di tutto” - ha detto Francesco. “Uno dei peggiori atteggiamenti di un religioso - ha spiegato il Papa nel suo lungo discorso a braccio - è il rispecchiarsi in sé stesso, il narcisismo. Bisogna guardarsi da questo: noi viviamo in una cultura narcisista, sempre abbiamo questa tensione a rispecchiarci”. “Noi adoriamo il Signore?”, ha chiesto il Papa ai presenti: “Tu, religioso, religiosa, hai la capacità di adorare il Signore?”. “La preghiera di adorazione, silenziosa, è il contrario del narcisismo”, ha ripetuto Francesco, esortando i giovani religiosi e religiose ad essere “donne e uomini di adorazione”.
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