Il Papa e la sensibilità femminile verso una teologia più "rosa"
Il vaticanista Enzo Romeo raccoglie storie concrete di donne che sono state importanti nella vita di Jorge Bergoglio
Ecco finalmente pubblicato un lavoro sul Papa che ancora mancava nei nostri scaffali: “Papa Francesco e le donne”. L’autore, Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, ci regala un testo fatto non solo di “concetti e idee, ma anche e soprattutto di incontri…perché la fede nasce sempre da un incontro personale e si nutre di incontri”. Da “Nonna Rosa” a “Le amiche suore” entriamo in punta di piedi nella vita di un papa che sta svelando il volto autentico della Chiesa che è soprattutto femmina, che è sostanzialmente madre. Come ribadiva all’indomani del Sinodo sulla famiglia Paloma Garcìa Ovejero, prima donna vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede, presente nel libro con un suo contributo: «non hanno vinto né i “lassisti” né i “rigoristi” ma “la Chiesa mamma”, che vuol bene a tutti i suoi figli, sia a quelli cattivi che a quelli buoni… “Se Dio è amore, la Chiesa non può fare altro che la mamma”».
Un libro “da sogno” non solo per la straordinaria penna di Enzo Romeo capace di restituire tutta la bellezza della dimensione femminile del Pontefice e del suo pontificato; ma anche per l’invito a sognare, a guardare oltre se stessi, decentrandosi, come una mamma che trae energia e creatività dal “centro che ha fuori di sé”, i suoi figli, e che, per quel suo amore viscerale che continuamente porta ad accogliere e perdonare, sa “guardare in maniera integra, come Maria, passato, presente e futuro”: “I sogni…per la loro stessa dinamica hanno qualcosa a che fare con la speranza. Ed è in virtù dei sogni che pur con i piedi per terra si riesce ad avanzare”. Sono le parole di Vania De Luca, presidente del UCSI (Unione stampa cattolica italiana), a cui Romeo affida il compito di concludere la sua opera e di dare avvio alla nostra: e adesso che si fa? “E adesso sogniamo”!
Abbiamo raggiunto Enzo Romeo per porgergli qualche domanda e soddisfare così qualche curiosità.
Il libro getta luce sulle motivazioni che accompagnano alcune scelte pastorali del Papa, soprattutto su quelle di pastorale familiare: l’apertura verso i divorziati, l’attenzione e la cura per le relazioni intergenerazionali, l’allarme per i padri assenti, la difesa delle donne fragili... In che misura le donne della famiglia Bergoglio e le altre incontrate da papa Francesco hanno orientato e orientano le sue scelte, in particolare, di pastorale familiare?
La prima parte del libro è tutta dedicata alle donne che sono state importanti per la vita di Jorge Bergoglio, dalla nonna all’insegnante del laboratorio tecnico, fino alle suore del catechismo. Direi che il Papa ha assorbito la sensibilità femminile che gli è stata trasmessa fin da bambino. Come ho scritto in premessa, la fede nasce sempre da un incontro personale e si nutre di incontri. Francesco ha ammesso di ascoltare il parere di una donna prima di prendere decisioni importanti, perché la visione femminile completa lo sguardo sulla realtà e sui suoi problemi.
I capitoli sono titolati con il ruolo familiare, sociale o ecclesiale delle donne, anziché con i loro nomi propri. Solo Nonna Rosa è citata esplicitamente nel titolo. Ciò non stupisce: da lei papa Francesco ha ricevuto il primo annuncio e, come giustamente scrivi, “il primo annuncio come il primo amore non si scorda mai”! La scelta di titoli anonimi può essere letta come invito rivolto alle lettrici a sentirsi maggiormente protagoniste o ideali destinatarie del racconto?
In effetti, ognuna delle donne citate rappresenta, in qualche modo, una categoria femminile. Si parte dalla storia concreta di un’amicizia e poi l’orizzonte si allarga all’amicizia universale a cui Bergoglio è oggi chiamato in quanto pontefice.
I bellissimi versi del poema di Hernàdez posti in esergo al volume provengono dalla biblioteca dell’autore o del Papa? Chi è oggi “il barbaro ignorante” che considera la donna “men d’una formica”?
Il Martín Fierro è un testo nel quale si riconoscono tutti gli argentini. Scritto in lingua creola da José Hernández alla fine dell’Ottocento, il poema narra in prima persona il dramma di un gaucho strappato alla terra e alla famiglia per fare il soldato, per poi diventare disertore e vagabondo. Dopo anni di vita nella pampa, Martín ritrova i figli e un lavoro così che il suo desiderio di libertà si può conciliare col ritorno alla vita in comunità. Si tratta di un’opera che in un Paese in formazione spingeva all’integrazione di tutte le componenti etniche e sociali, sia indigene che europee. In questo senso rispecchia molto l’idea inclusiva di papa Francesco. E l’inclusione è un problema anche di genere, come sanno molte donne ancora schiacciate dalla mentalità maschilista.
Nel capitolo “Il Papa e la dimensione femminile”, scrivi che “dobbiamo ancora comprendere tutti a pieno ‘quali sono le cose che ci può dare il genio femminile’, indispensabile a completare il pensiero degli uomini.” Quali sono, secondo te, i luoghi (non solo fisici) in cui il Papa desidererebbe dare maggiore autorevolezza e spazio alle donne?
La teologia e la pastorale. Più volte Francesco ha auspicato che si sviluppi una teologia al femminile. Le teologhe hanno sofferto molto i preconcetti maschili in campo accademico, ma le cose cominciano a cambiare. Sul piano pastorale, poi, è evidente l’apporto decisivo che viene dalla componente femminile della Chiesa. Sono le donne, principalmente, che trasmettono la fede, in famiglia o in parrocchia, da mamme e nonne o da catechiste.
Ci sono fonti oltre a quelle citate esplicitamente di cui ti sei avvalso per la stesura del testo?
Direi che la fonte principale è il mio lavoro. Facendo il giornalista vaticanista mi confronto tutti i giorni con il magistero papale e con i fatti della Chiesa.
Cosa avresti voluto ancora trattare in questo libro e per ragioni diverse hai dovuto tralasciare?
Avrei voluto dare più spazio alle donne che provengono dal mondo laico. Sono stato a lungo in “trattative” con Emma Bonino e con il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini per ottenere un loro contributo diretto al libro. Ma non c’è stato tempo a sufficienza.
Il libro lo hai dedicato ad alcune donne. Chi sono?
Mariuccia Ursino, scomparsa qualche anno fa, è stata la storica presidente di Azione Cattolica della mia diocesi, Locri-Gerace; una figura decisiva per la mia formazione. E poi Maddalena di Spello, una mistica francese che per dei periodi ha vissuto anche in Calabria. Rappresenta la fede povera e gioiosa, quella del vero francescanesimo, che ho scoperto con lei a Spello, in Umbria, dove allora ci si poteva abbeverare alla parola di un altro grande cristiano, Carlo Carretto. Le “paparelle” è il nomignolo con cui a volte Maddalena chiama le compagne consacrate della sua piccolissima comunità, la Casa della Povera Gente, che si trova manco a farlo apposta in Via della Povera Vita.
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