La città brettia di Castiglione di Paludi
L’insediamento fortificato era un importante centro economico e militare
Gli antichi topografi ed eruditi nominano Paludi esclusivamente come casale di Rossano; il primo a ricordare «le rovine di Castiglione», tra il 1870 ed il 1875, fu Vincenzo Padula.
Le rovine di Castiglione (sottoposte a regime di vincolo archeologico dal 1959) sono state oggetto di esplorazioni sistematiche a partire dal 1949, a cura della Soprintendenza alle Antichità della Calabria. Gli scavi, interrotti nel 1956, sono stati ripresi regolarmente dal 1978 al 1995. Agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, a quaranta anni dalla scoperta del sito, era stata approvata e finanziata la realizzazione del Parco Archeologico di Castiglione di Paludi che ha preso vita negli ultimi anni.
L’insediamento si trova, alla sommità di una collina delimitata dai torrenti Coseria e Scarmaci, ad 8 km dal mare, nella sibaritide. La località domina la vallata del Torrente Coserie che costituisce una naturale via di penetrazione verso l’interno ed offre facilità di comunicazione con il Mare Jonio. II colle di Castiglione offre sicurezza strategica e logistica grazie alle ripide balze che lo isolano dai valloni sottostanti.
Giulio Cesare nel “De bello Civili” menziona un centro abitato di nome Cosa nel territorio di Thurii (“in agro Thurino”) dove T. Annio Milone trovò la morte, nel 48 a.C., colpito da una pietra; prima ancora lo storico Ecateo di Mileto (VI secolo a.C.) parla di una città enotria di nome Cossa. Questi frammenti storici fanno pensare proprio al sito di Castiglione di Paludi come il centro abitato dell’antica città enotria di Cossa, anche se la sua identificazione è tutt’altro che certa.
La documentazione archeologica, pur coprendo un lungo arco di tempo, dal IX sec. a.C. all’età romana, si accentra prevalentemente in due diversi periodi storici che corrispondono alle fasi più salienti dell’occupazione del sito.
La prima fase storica, riferibile all’esistenza di un abitato indigeno dell’Età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.), è nota esclusivamente dai corredi funerari recuperati nel corso degli anni ‘50 nella necropoli di Piana Agretto, alle falde orientali del colle di Castiglione, che ha restituito circa 50 tombe a fossa, delimitate e coperte da ciottoli di fiume, con corredi ricchi di armi, fibule, lamine decorate, braccialetti, e ceramiche d’impasto.
La seconda fase storica è caratterizzata dalle emergenze monumentali (mura, teatro, edifici) dell’abitato fortificato, risalente al IV-III sec. a.C. Infatti, le maggiori testimonianze archeologiche risalgono al periodo Brettio (IV sec. a.c.) della città che testimonia il miglior esempio a noi giunto di come doveva essere una città abitata dai Brettii: le mura di cinta costruite in blocchi squadrati di arenaria disposti a secco secondo la tecnica incontrata anche nei siti di Pietrapaola e Cariati; due torri a pianta circolare stavano a difesa della porta d’ingresso alla città, altre due torri circolari sono state rinvenute sulla sommità della collina.
Le proposte di identificazione del centro antico o con la Sibari sul Traente (quarta Sibari) o con l’enotria Kossa non sono comprovate archeologicamente, mentre, allo stato attuale delle conoscenze, sembra possibile attribuire l’insediamento fortificato ai Brettii che ne fecero un centro politico e militare, destinato anche a offrire ricovero alla popolazione che viveva sparsa nelle campagne, in caso di eventi bellici. La dispendiosa realizzazione della cinta muraria e degli edifici monumentali di Castiglione si giustifica con un’ampia disponibilità di capitali provenienti dalle attività produttive (pastorizia, agricoltura e sfruttamento boschivo) che sicuramente comportarono dei rapporti commerciali con i Greci della costa (italioti), ma anche dal frutto dei bottini, e dal mercenariato esercitato dalla popolazione brettia, secondo quanto attestano le fonti antiche.
La debolezza dell’organizzazione socio-politica espose tuttavia più facilmente i Brettii alla conquista romana nel corso dello seconda Guerra Punica che segnò un momento traumatico nella vita degli abitati italici.
Il centro di Castiglione si spegne infatti con l’abbandono degli edifici alla fine del III secolo a.C., durante, appunto, la seconda guerra punica, quando i Bretti furono sopraffatti dai romani; nonostante ciò i reperti sporadici indicano una frequentazione del sito in età romana e medioevale.
IL SISTEMA DIFENSIVO
La cinta muraria, il cui circuito è noto attualmente per una lunghezza totale di m. 500 circa, e costruita in opera isodoma con blocchi parallelepipedi di arenaria locale poggianti sul banco roccioso sottostante. Il circuito difensivo non è conservato, o comunque non è stato identificato, per l’intero sviluppo dell’attuale perimetro della collina; la datazione dell’opera può fissarsi alla fine del IV sec. a.C. o all’inizio del successivo.
L’accesso principale dalla Valle del Coserie è controllato dalla grande porta situata nel settore Nord-Est. La porta è dominata dai resti di due torri a pianta circolare che in origine erano a due piani, ottenuti con un solaio in legno, cui si accedeva mediante delle scalette. Un ulteriore tratto del circuito difensivo si conserva all’estremità Nord/Ovest del colle.
II sistema difensivo si completa verso il fondovalle del Torrente S. Elia, affluente del Coserie, con la Porta Sud/Est.
L’AREA ALL’INTERNO DELLA CINTA MURARIA
All’interno dell’area fortificata, per un’estensione di circa 25 ettari, il vasto abitato si distribuisce su due pianori separati da una valletta centrale. È stato inoltre individuato un asse stradale che collega la porta a cortile con il centro del pianoro.
Il settore più eminente del pianoro settentrionale, che guarda verso la valletta centrale, è occupato dal teatro, a pianta semicircolare addossato ad un pendio naturale, che poteva accogliere circa 200 persone. I sedili a gradinate nella parte alta della cavea sono stati intagliati nel pendio roccioso naturale, quelli della parte bassa sono stati costruiti con blocchi squadrati di arenaria. Si conservano tratti del muro che sosteneva la parte più alta delle gradinate e del suo corridoio laterale di accesso. L’edificio ha subito spoliazioni di materiali nel corso dei secoli.
L’organizzazione interna e lo sviluppo dell’abitato di Castiglione restano per ora fissati al periodo tra la fine del IV ed il III secolo a.C.; epoca a cui risalgono gli edifici a pianta rettangolare del tipo «pastás», che per la loro ubicazione sono da considerarsi con tutta probabilità edifici pubblici. Sono costruiti nella consueta tecnica in blocchi squadrati con muri divisori interni in ciottoli a secco, su una superficie di notevole estensione nell’area a Sud-Est del cosiddetto teatro.
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