Il mio Sì incondizionato a Dio
La vocazione del giovane, originario di Spezzano Sila, sbocciata grazie al supporto della sua famiglia e dell’amato parroco don Cosimo
“Quando penso a come interpretare il ruolo e la figura del sacerdote e quando mi interrogo su come essere un buon padre spirituale per il popolo che il Signore mi affiderà, penso all’esempio che ho avuto da mio papà, un uomo che mi ha sempre messo al primo posto con il suo sacrificio costante, il suo amore incondizionato e la sua abnegazione”. Manuel Iaccino non avrebbe mai potuto dire il suo “sì” al Signore, se non avesse avuto il supporto incondizionato della sua famiglia.
La sua ordinazione, prevista per venerdì 19 giugno alle ore 18,30 nella cattedrale di Cosenza, coronerà un percorso vocazionale all’insegna della gioia.
“L’idea di diventare sacerdote – spiega Manuel – mi balenò in mente per la prima volta quando iniziai a frequentare la scuola media e già in quel periodo, seppur scherzando, rivelai quel desiderio a mio padre”. E continua: “Durante l’ultimo anno di liceo, poi, ho avvertito veramente nel mio cuore la voglia di incontrare Gesù. Ancora è impresso nella mia mente il momento preciso in cui ho capito cosa mi stava succedendo dentro: ero nella mia stanza, di sera, e stavo studiando. Ricordo di aver sentito – e qui si schernisce emozionato – una gioia interiore e spirituale che difficilmente si riesce a spiegare o a rivivere a comando. Provai questa emozione davanti a una piccola icona di Gesù Maestro che conservo tutt’oggi tra i miei averi più cari. Di fronte a un’esperienza di questo tipo, è inevitabile chiedersi ‘che vuol dire tutto ciò?’”. Perché potesse schiarirsi le idee in serenità Manuel ha avuto bisogno di un supporto spirituale: “Parlai di questo moto interiore con il mio parroco, don Cosimo de Vincentis che, per tutti gli anni della mia formazione, mi ha sapientemente guidato con affetto paterno. Lo vedevo in parrocchia e volevo essere come lui”, spiega con palpabile gratitudine. Altrettanto importante, però, è stato per lui il sostegno incondizionato dei suoi genitori: “Mia mamma – continua – è stata la prima persona a cui ho rivelato il mio desiderio di seguire Gesù, mentre, mi sono confidato con mio padre durante un periodo di grave crisi interiore: si stava avvicinando il momento del mio ingresso in seminario. Con il suo imprimatur, ho ricevuto quella conferma in più che aspettavo da tempo”. E aggiunge: “Ho avuto la fortuna di avere un parroco che mi ha seguito e una famiglia che mi ha appoggiato sin dal primo giorno. Don Cosimo, soprattutto, mi ha guidato spiritualmente e non posso che ringraziare il Signore per tutte queste colonne che mi ha messo al fianco, senza le quali non sarei arrivato a questo traguardo”.
Con l’ingresso in seminario – avvenuto il 7 ottobre 2013, nel giorno della Madonna del Rosario, Manuel ha preso ancora di più coscienza di una vocazione già molto salda nel suo cuore. “Nei sei anni di formazione – spiega – ho potuto sperimentare quanto Gesù abbia accolto e trasfigurato la mia debolezza. Il Signore ha reso le mie fragilità una feritoia d’amore dalla quale trarre beneficio per trasformare i vizi in virtù, i difetti in pregi da sfruttare”. E prosegue: “Durante questo cammino – non solo di discernimento, ma anche di auto-conoscenza – ho vissuto esperienze che hanno toccato i quattro pilastri della formazione: quello culturale, quello umano, quello pastorale e quello spirituale. Soprattutto la prospettiva spirituale e quella umana camminano insieme, perché sono sorelle. Ho avuto modo di toccare con mano quanto la preghiera ti avvicini al Signore e quanto ti permetta di approfondire alcuni lati di te stesso”. Questo non significa che Manuel non abbia vissuto esperienze pastorali particolarmente intense. “Il servizio nell’Ospedale Civile Annunziata di Cosenza – racconta – è stato formante e performante, perché ho trovato, ho vissuto, ho toccato e ho parlato a quel Signore Gesù che avevo cercato, pregato e imparato a conoscere in seminario”. E continua: “Ho potuto sperimentare come, di fronte ai malati, non serva prepararsi un discorso. Basta saper ascoltare. Le persone vogliono trovare da te nient’altro se non un sorriso di consolazione, che poi è il sorriso che li rimanda al Signore Gesù. I bambini in pediatria e nel reparto oncologico, le persone un po’ incerte a livello mentale, chi era arrivato all’ultimo respiro in rianimazione, chi dopo quattro tumori aveva ancora la forza di andare avanti con il sorriso: ho vissuto esperienze ‘strong’. Ho imparato a conoscere la mia vocazione sacerdotale, vocazione dalla quale voglio lasciarmi scolpire per capire quale sarà il mistero sacerdotale che sarò chiamato a compiere”. Dall’esperienza pastorale tra i malati alle prove generali come diacono nella parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa a viale Cosmai, a Cosenza: Manuel non si è mai fermato nel suo impegno vocazionale. “Prima dell’emergenza coronavirus – spiega – mi occupavo di seguire i gruppi Scout e dell’Azione Cattolica, ma mi dedicavo anche ad attività di incontro biblico e a colloqui con le coppie del percorso pre-matrimoniale”.
Idee chiare che don Iaccino ha anche nel parlare di quali insegnamenti gli sono rimasti maggiormente impressi durante i sei anni di seminario. A chi gli chiede se si è appassionato di più allo studio del diritto canonico o delle Sacre Scritture, risponde con decisione: “Interiorizzo l’espressione di San Girolamo: ‘L’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo’. Attraverso il loro studio è possibile approfondire la conoscenza che si ha di Gesù sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento, nel quale Cristo si celava. All’interno delle Sacre Scritture è concentrato l’incontro dell’uomo di ogni tempo con Dio, da quelle storiche a quelle da interpretare in senso allegorico e narrativo: è possibile scoprire chicche sulla storia di Israele e aspetti della vita di Gesù che si intersecano con la storia del I secolo, per acquisire una conoscenza caleidoscopica”. Più diplomatico, invece, nella scelta tra teologia e pastorale: “Preferisco la teologia, perché l’aspetto teologico-dogmatico dà una marcia in più nel vivere l’esperienza della pastorale”. Proprio da questa visione don Manuel prenderà spunto per interpretare al meglio la sua missione al servizio di Dio.
“Da manuale – conclude – spero di diventare un sacerdote vicino al cuore di Cristo, ma a livello esperienziale mi auguro di non stancarmi mai di ascoltare il mio popolo con pazienza e di vivere sempre nella grazia del Signore, nutrendomi di interiorità spirituale. A giocare siamo sempre in due: Gesù e Manuel. Spero di portare alle persone quel briciolo di Cristo che conosco e che vedo”.
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