Riparte al Crocifisso il Cenacolo francescano
La testimonianza di Mario Crea, ex gifrino, per un'esperienza che riparte a cura della Biblioteca provinciale.
Mario Crea, insegnante, imprenditore, nel Cenacolo della chiesa del Santissimo crocifisso si era messo in gioco subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lui, figlio della "Riforma", abitava le Palazzine Ferrovieri, uno dei cuori pulsanti della devozione verso il simulacro per il quale la chiesa, oggi Santuario, è conosciuta.
Sabato scorso, Crea ha portato la sua testimonianza di "ex gifrino" proprio all'interno dei locali della Biblioteca provinciale dei padri Cappuccini, dove, dopo alcuni decenni, è rinato il Cenacolo francescano. Un luogo di incontro, confronto, dialogo sulle ragioni della fede, sorto per impulso del responsabile della Biblioteca, fra' Luigi Lopez.
Crea ha ripercorso la sua vicenda di vita e di fede, sorta all'ombra di fra' Terenzio Mancina, che quei giovani provati dalle bombe del conflitto li aveva raccolti nel convento. Quella della chiesa della Riforma, per Crea, è stata una vera e propria palestra, un luogo di formazione per la vita. "Senza quegli insegnamenti, quello stare insieme, quella preghiera, non avrei potuto affrontare gli anni successivi. Le fondamenta erano state solide". Il Cenacolo francescano fu una sorta di benedizione per tanti giovani del posto, che avevano conosciuto il carisma di San Francesco d'Assisi, grazie ai "frati del popolo di stanza al Crocifisso. Crea ricorda tutti i suoi amici del tempo, fra i quali quello che poi diventerà don Santo Canonaco. "Dove sono oggi i giovani? Sono troppo legati ai telefonini, non ci si guarda più negli occhi", ha detto Crea, accompagnato dalla moglie Chantal.
L'iniziativa del Cenacolo rientra fra le attività di rilancio della Biblioteca, un vero e proprio tesoro nel convento, il cui lavoro di aggiornamento e cura è portato avanti da Antonella Gisberti, che invita studiosi, studenti e appassionati: "venite a visitare i nostri spazi, è un'occasione per il vostro lavoro di ricerca". Perchè, come sottolinea padre Lopez, "il passato e il presente devono camminare insieme".
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