Editoriali

Una calca accompagna Gesù: molti lo seguono per curiosità, altri per condannarlo, alcuni rimangono a distanza, per non essere coinvolti nell’accadimento, altri ancora si nascondono per non essere riconosciuti discepoli. Ogni gruppo può svelare la storia variegata di ogni uomo e, nello stesso tempo, ognuno di noi può sentirsi rappresentato dal gruppo.

Bergoglio ci ha abituati a non considerare come punto di riferimento il centro, ma ad allargare l’orizzonte verso gli emarginati, gli esclusi, i poveri, i senza voce, gli elusi dai grandi circoli di pensiero. Forse è proprio questa la fatica più grande di chi continua a contestare, osteggiare o denigrare l’operato di Francesco. “Non lasciamoci rubare il Vangelo!”, continua a ripetere il Papa, esortando la Chiesa a un movimento di uscita da sé, a una missione centrata in Cristo, all’impegno verso i poveri. Un invito che offre una grande lezione per tutti.

A Napoli si è tenuto un convegno su Chiesa e lavoro, protagoniste le diocesi del Mezzogiorno. Un "nuovo corso", che coinvolgimento dei giovani nell'azione pastorale. Ma soprattutto la necessità di non impantanrsi in "piagnistei" e "paternalismi". Investire sulle giovani generazioni un compito necessario per la società. La parabola dei talenti così è capovolta.

Le prime decisioni del nuovo inquilino della Casa Bianca lasciano intravvedere una chiusura isolazionista e protezionista, rapporti tesi con il resto del mondo e, in sostanza, la negazione delle origini di una nazione fatta di immigrati. Ma le vicende del Novecento europeo dovrebbero insegnare qualcosa anche a "The Donald".

La comunicazione immaginata e proposta da Papa Francesco è a servizio di una cultura dell’incontro. Dice di un andare verso l’altro, ma anche disponibilità a fargli spazio e ad accoglierne il mistero. Dice di un donare e di un ricevere. Più semplicemente, dice reciprocità.

Essere amici della Russia è importante, ma non può voler dire soltanto spartizione delle sfere di influenza in base a puri rapporti di potere. Se la Russia vuole essere davvero amica (e non padrona) dell’Europa, servono strumenti giuridici e istituzionali nuovi e condivisi, in cui tutti credano davvero. L’Europa faccia un passo aventi in questo senso.

Non ci si accorge di ciò che avviene nel Natale, perché lo si guarda con occhi mondani. Il mondo guarda e vede soltanto un lattante. E si scandalizza, o si annoia. Il cambiamento sta non in ciò che il mondo riesce a vedere, ma in ciò che ormai quel Bimbo vede. Il mondo cambia perché è il Bimbo che lo guarda, con la luce nuova dei suoi occhi puri.

In un mondo lacerato dai conflitti, il messaggio di Cristo risuona per cambiare i cuori di chi è disposto a lasciarsi penetrare dal messaggio di Dio. Pace, la prima parola del Risorto, diventa, in Cristo, stile nuovo di vita per ogni uomo di buona volontà, uno stile di fraternità dal quale nessuno debba sentirsi escluso. Dinanzi al Dio che si fa piccolo e nasce al freddo e al gelo, come non pensare ai tanti costretti a dormire all'addiaccio per il terremoto?

Come avvenne nel 1914, quando i soldati tedeschi e britannici, su opposti fronti, anziché uccidersi decisero spontaneamente, senza alcun accordo, di fermarsi, di attraversare le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno, per scambiarsi miseri cibi e poche cianfrusaglie a mo’ di dono, per celebrare qualche rito e per seppellire i caduti. E persino per giocare a calcio. Fu la grande tregua di Natale. Di cui tutti abbiamo un grande bisogno.

Per essere all'altezza della sfida, i partiti hanno bisogno di un tessuto sociale e civile vitale. In questo senso i cattolici, quello che un tempo si chiamava “mondo cattolico, ha delle grandi responsabilità, di omissione. E’ sempre in tempo per recuperare, ma si deve rimboccare le maniche e deve operare con franchezza e senza complessi.

La legge costituzionale pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile scorso modifica aspetti significativi dell'assetto istituzionale della Repubblica, così come risulta dalla Carta del 1948 e dalle leggi di revisione che sono state approvate successivamente. Di sicuro, votare non è un atto di routine. Tre buone ragioni per partecipare.

A lui, che è stato uno dei padri fondatori della Fisc, gli allievi e gli amici torinesi della redazione de “La Voce del Popolo” oggi “La Voce e il Tempo” hanno dedicato un bel volume “Voci della Voce. Caro don Franco. Scritti in ricordo di mons. Peradotto”, edizioni Mille, Torino.  Il saggio verrà presentato a Torino, il 5 dicembre al Circolo della Stampa, unendo tutte quelle famiglie di giornalisti che hanno apprezzato, collaborato e lavorato a fianco di don Franco, scomparso il 1 novembre 2010.

La "ragazza venuta dal freddo", eletta per la prima volta alla guida della Cdu nel 2000, pronunciò la famosa frase: “Noi siamo tornati”. Era una constatazione ma anche una sorta di programma politico. Già allora lasciava intravvedere la volontà di guidare il proprio Paese - e l'Ue - per lunghi anni e nonostante mille difficoltà. Per restare al governo non ha esitato a cambiare più volte gli alleati, fino all'attuale "grosse koalition". E ora si prepara ad affrontare la sfida populista

Nella Giornata giubilare dedicata ai detenuti, Papa Francesco ha proposto un cambio di paradigma mettendo al centro della questione penale la dignità umana. Che va riconosciuta anche al peggiore dei criminali. Lo aveva già ricordato in altre occasioni: la pena non deve scivolare verso la vendetta, il diritto penale serve a contenere la violenza e non a esaltarla, chi commette un reato non è un nemico da eliminare.

Da diverso tempo il Continente è insofferente nei confronti della Cpi. C'è un’opinione condivisa tra i leader del continente africano - soprattutto a seguito dell’arresto e del procedimento penale mosso nei confronti dell’ex presidente ivoriano Laurent Koudou Gbagbo - che vi sia un orientamento palesemente unidirezionale da parte dei giudici dell’Aja. Nell'esprimere un giudizio è indispensabile valutare il tasso di uso della forza presente nei governi africani, così come va considerato che nei processi corruttivi ci sono i corrotti e i corruttori.

Chi è convinto che l’ecumenismo sia agonizzante o che addirittura debba dichiarare il suo fallimento, non può valutare l’incontro di Lund come un “incidente di percorso”, dovuto magari alla imprudente esuberanza di un Papa latinoamericano.

Quel Sepolcro, che denominano Santo, nel mistero di fede è compresente ad ogni tomba, ad ogni cimitero e l’energia del Risorto circola su quello che sembra uno scenario immobile, tagliato fuori ed espulso dal contesto di vita, effondendo una luce che non solo illumina ma anche riscalda i cuori.

“Il merito e il bisogno”? Le donne gli uomini e i giovani di questo Paese attendono disperatamente che vengano riconosciuti i loro meriti e vengano soddisfatti i loro bisogni. Quindi c’è solo da augurarsi che qualcuno possa farcela davvero. Che si chiami Matteo Renzi o Pinco pallino, non importa. Il Paese ha un bisogno disperato di nuovi riformisti. Ma sempre e solo riformisti. Di populisti, massimalisti, neo nazionalisti, settari e giustizialisti via internet e rivoluzionari (da salotto e non solo) un Paese democratico come il nostro potrebbe e dovrebbe cominciare a farne a meno.

Se non è accompagnato da rimedi percepiti immediatamente come efficaci, alimenta un generalizzato senso di frustrazione e di protesta, una protesta a sua volta impotente perché, al di là degli effetti di trasversale delegittimazione, non produce a sua volta risultati. Hanno un bel da chiamarla antipolitica: il nesso è evidente.

Ci si sente chiamati in causa quando ci si chiede di “riflettere su ciò che stiamo facendo e su come lo stiamo facendo”, soprattutto in un tempo in cui la velocità richiesta ai giornalisti diventa a volte nemica della qualità, della contestualizzazione, dell’approfondimento, della verifica e anche delle scelta delle parole e dei toni più giusti, a seconda della materia di cui si tratti. Quando il Papa chiede di “non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici” chiede una cosa che dovrebbe essere scontata, ma in tanti casi non lo è, e questo è  purtroppo un vulnus anche per la nostra democrazia.