Editoriali
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Un popolo che può ancora cantare

La musica tiene accesa la speranza di un popolo afflitto dal rumore sordo delle bombe

Un popolo che può ancora cantare

E' commovente sentire cantare sotto le bombe. Col Va pensiero dal Nabucco, l'orchestra de l'Opera di Odessa ha espresso il desiderio della patria "si bella e perduta", i soldati in trincea con "o Sole mio" scritto proprio in quella Città, continuano a tenere alto il morale dei cittadini patrioti, a gridare al mondo il loro desiderio di una terra, della pace. La musica tiene accesa la speranza di un popolo afflitto dal rumore delle bombe e, attraverso i social, i video diventano virali. Fanno il giro del mondo, accanto a quelli della polizia russa impegnata invece a soffocare ogni anelito di protesta e di libertà. Canta chi è libero, anche se le sue mani sono incatenate, canta anche chi incarcerato sa di essere innocente, lotta e spera chi è stato invaso ed aggredito. Dall'altra parte invece una falsa propaganda che vuol mettere a tacere la sinfonia della giustizia, che vuole nascondere le atrocità e le lacrime, come la polvere sotto il tappeto, accusando gli altri di fake news, colpendo gli operatori dell'informazione, promettendo un lauto compenso anche a chi ha subito danni. Il popolo Ucraino canta la sua libertà, la Russia è alla danza del cigno.

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