L'azzardo non è un gioco. All'Unical un focus della Polizia di Stato sull'argomento
Gabrielli a Cosenza per parlare di prevenzione alla ludopatia
Intervista al questore Giancarlo Conticchio in vista del convegno di lunedì prossimo
In foto di copertina, il questore Giancarlo Conticchio
Per la prima volta nella città dei Bruzi verrà in visita il capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, in occasione del convegno organizzato dalla Questura di Cosenza sulla “Ludopatia: prevenzione e sicurezza sociale”. L’evento si svolgerà lunedì 12 giugno alle ore 11.30 all’Università degli Studi della Calabria presso l’Aula Magna “B. Andreatta”. Parola di Vita ha colto l’occasione per intervistare il questore Giancarlo Conticchio, alla presenza del cappellano provinciale della Polizia di Stato don Pietro Maria Del Vecchio.
Quali tematiche saranno messe in evidenza durante il convegno?
Affronteremo il mondo della ludopatia, fenomeno recente, fenomeno allarmante, fenomeno che porta tante sofferenze nelle famiglie. Il gioco naturalmente è un valido strumento di ricreazione. Ma quando diventa attrazione morbosa, diviene patologico.
Quale il target di riferimento?
Il nostro convegno non vuole essere di carattere scientifico, non è rivolto a tecnici. La Polizia di Stato vuole essere sempre vicina alla gente, alla sua comunità. E come obiettivo ha anche l’informare riguardo ai fenomeni che minano la tranquillità della vita quotidiana, come ad esempio il famigerato Blue Whale che rientra in questa categoria di patologie: inconsciamente il minore si ritrova coinvolto in un ‘gioco’ di morte, senza saperlo. Per cui il convegno vuole essere di taglio divulgativo. Naturalmente è rivolto ai cittadini e a tutta la nostra comunità. Se la Polizia di Stato informa, apre gli occhi alla gente.
Chi rischia di essere irretito?
Potenzialmente tutti, a prescindere dal ceto sociale di appartenenza. Prima di tutto però dobbiamo fare una distinzione. Vi sono infatti giocatori seriali, attratti da una forma convulsiva di ricerca a tutti i costi del denaro; i giocatori sociali, invece, praticano il gioco d’azzardo illudendosi di trovare sollievo, seppure momentaneo, alla propria indigenza. Il problema diventa più preoccupante quando si affacciano a questo mondo i giovani che stanno ancora ricercando la propria identità. E su questo aspetto bisogna lavorare molto.
C’è una correlazione tra ludopatia e criminalità locale organizzata?
La ludopatia può essere studiata da un punto di vista sociologico e psicologico e, aggiungo io, sotto l’aspetto criminogenetico: la gente in cerca di soldi a causa delle perdite al gioco si rivolge all’usura. Questo rafforza le associazioni locali a delinquere ad essa finalizzate. La nostra città è una realtà di provincia con momenti altalenanti tra il lecito e l’illecito: per questa ragione è fondamentale sensibilizzare la comunità locale alla cultura della legalità. Il convegno quindi è un mezzo di prevenzione importante.
Quali le azioni della Polizia di Stato per contrastare il fenomeno?
Come Polizia di Stato eseguiamo controlli negli esercizi pubblici autorizzati. Si tratta di attività che comunque sono autorizzate mediante licenze rilasciate dal Comune o dalla Questura stessa. L’intervento più efficace secondo me, non è di tipo repressivo ma soprattutto di prevenzione: è fondamentale educare i giovani a dare il giusto peso al denaro, insegnandogli “che il tutto e subito non serve”. Bisogna che essi siano consapevoli del fatto che se si faranno travolgere dal gioco d’azzardo, prima o poi troveranno un ostacolo e ci sbatteranno contro. Questo è anche un consiglio da padre, perché un poliziotto o chi detiene un potere o chi ha il compito di guidare donne e uomini della Polizia, che garantiscono la sicurezza, devono sapere che la prima ‘arma’ è la prevenzione. L’azzardo non è un gioco, ma è un problema serio e delicato: una volta riconosciuto il male va arginato, curato, guarito e soprattutto prevenuto.
Al convegno sarà presente anche il rettore dell’Unical Gino Mirocle Crisci.
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