I due pensatori fondano la Comunità di San Giovanni per diffondere il messaggio di Dio nella vita quotidiana
La teologia dell’amore di Balthasar e Speyr
L’intellettuale svizzero è stato confessore e padre spirituale della dottoressa e mistica di La Chaux-de-Fonds
Il fecondo rapporto di amicizia tra il teologo Hans Urs von Balthasar e la mistica Adrienne von Speyr si basa sull’interesse di ricerca comune per l’amore del Dio trinitario rivelato in Gesù Cristo. Germanista e amante di Mozart e delle opere di Paul Claudel, von Balthasar nasce a Lucerna nel 1905, si unisce alla Compagnia di Gesù nel 1929, viene ordinato presbitero nel 1936 e nominato cardinale nel 1988 da Giovanni Paolo II. Muore improvvisamente il 26 giugno del 1988 a Basilea, due giorni prima del concistoro. Noto per i suoi studi escatologici sul destino ultimo dell’uomo, dell’umanità e dell’universo, per le sue ricerche teologiche e per le sue attività di scrittore ed editore, von Balthasar è considerato uno dei precursori del Concilio Vaticano II, a cui però non può partecipare a causa della sua visione teologale in contrasto con la Chiesa di quegli anni. Col tempo la Santa Sede riconosce l’importanza della sua opera spirituale e inizia a tributargli il giusto riconoscimento. Influenzato dalla cultura gesuita e dai contatti con eminenti personalità tra cui Jean Daniélou, de Lubac e Karl Barth, l’intellettuale elvetico sviluppa una teologia innovativa e originale, saldamente ancorata alla tradizione cattolica. Crede che la verità cristiana debba parlare un linguaggio moderno per essere recepita da tutti, nonostante l’indifferenza della società contemporanea verso il messaggio evangelico. “Chi è in definitiva von Balthasar? Il vertice della cultura del XX secolo” - scrive mons. Rino Fisichella nel libro “La bellezza è la prima parola. Rileggendo Hans von Balthasar” (San Paolo, 2020) – è il “Tommaso d’Aquino del XX secolo” - prosegue il presule. Il cuore del pensiero di von Balthasar sta nella monumentale opera “Trilogia” (1961-1987) nella quale, riprendendo i trascendentali filosofici inerenti la natura umana, parla dell’amore di Dio per gli uomini come di bellezza che attrae (pulchrum), come di unità dell’essere (unum), come verità (verum) e bontà (bonum). La conoscenza di Adrienne von Speyr dà senso a tutta la sua attività intellettuale. Nata in Svizzera a La Chaux-de-Fonds nel 1902, questa mistica mostra sin da giovane una certa propensione per la dottrina giovannea e per gli insegnamenti di Ignazio di Loyola. I suoi studi medici le danno la spinta e la forza necessarie per stare vicino al prossimo sofferente, mentre riecheggia nella sua mente la domanda di quale sia la confessione religiosa più autentica (specie dopo la morte del primo marito Emil Durr). La risposta arriva il 1° novembre 1940 quando, dopo una lunga ricerca personale e facendo la conoscenza di von Balthasar, si converte al cattolicesimo abbandonando il calvinismo. Inizia una vita dedicata alla preghiera, alla contemplazione delle Scritture, alla spiritualità e al misticismo. Ha ricorrenti visioni oniriche sull’aldilà e sulla discesa agli inferi di Cristo e sull’Apocalisse, connesse all’esperienza carismatica della Settimana Santa. Speyr si concentra sul commento ai passi biblici a partire dalla sue riflessioni e dalla preghiera, e ritiene che il mondo (espressione di Dio) sia comprensibile solo tramite la parola divina. Indaga il dogma della Trinità cristiana, pervenendo all’idea che Dio non può stare davanti a sé se non come Dio: il Padre è Dio, il Figlio è eternamente Dio, lo Spirito è Dio. L’essenza della Trinità è il legame d’amore tra il Padre e il Figlio, uniti dall’azione dello Spirito Santo che è comunione tra i due e reciproco abbraccio. Questo rapporto è visibile, secondo la mistica, nei sacramenti come la confessione, là dove il fedele si pone innanzi a Dio rendendo trasparente la sua anima e comunicando con lui, proprio come il Padre si pone dinnanzi a sé stesso, cioè di fronte al Figlio, e quest’ultimo si pone dinnanzi al Padre in un continuo scambio comunicativo, in cui l’uno trasmette la gioia di rivelare, l’altro la fiducia di accogliere. Questo è quanto ritroviamo nel suo testo “La confessione” (1960) in cui dice, fra le altre cose, che il peccatore è tenuto a parlare delle proprie colpe per avere l’assoluzione, proprio come Gesù ha preso le colpe del mondo su di sé chiedendo il perdono paterno. Speyr trova in Balthasar il suo padre spirituale nonché il suo stenografo, a cui detta gran parte delle sue opere (oltre sessanta testi), prima di spegnersi per malattia a Basilea nel 1967. Entrambi nutrono un profondo affetto per la Vergine Maria, ritenendo che la mamma divina abbia il suo valore solo all’interno della centralità della missione di salvezza di Cristo. I due credono nell’importanza della contemplazione mariana come azione concreta connessa al mistero dell’Incarnazione, e come strada maestra per trovare Dio nella quotidianità. Balthasar e Speyr enfatizzano l’unione tra teologia scientifica e spiritualità mistica, un’unione concretizzatasi nella fondazione della “Comunità di San Giovanni”, un istituto secolare della Chiesa cattolica sorto a Basilea nel 1944 dove laiche e laici, pur consacrati a Dio, restano nella società svolgendo il loro lavoro, ma cercando di portare l’amore di Dio nella vita quotidiana. L’istituto prende a modello San Giovanni, il discepolo amato da Cristo, e ha per co-patrono Sant’Ignazio, obbediente compagno di Gesù. Come Dio si mostra, si dona e comunica con i suoi figli, rendendosi tangibile in tutto ciò che c’è di bello, buono e vero (trilogia balthasariana), anche i fedeli cattolici devono palesare nel mondo la loro presenza, dando amore al prossimo attraverso la donazione di sé. L’eredità religiosa di Balthasar e Speyr è frutto della sinergia tra il pensiero dell’uno e le riflessioni dell’altra. Ratzinger ha parlato in passato di Balthasar come del teologo più importante e influente della modernità, un gigante della spiritualità il cui eminente pensiero è stato forgiato in seno alla collaborazione con la grande profetessa Adrienne von Speyr, un po’ come dietro le riflessioni di Agostino c’è l’incontro con il monachesimo o dietro l’opera di Tommaso d’Aquino il carisma di San Domenico. L’amicizia tra queste due figure storiche è raccontata nel volume, da poco in libreria, “La mistica dell’amore” (EDB Editore) a cura del sacerdote da poco scomparso Antoine Birot.
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