Commento al Vangelo
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Dio si fece carne e venne a bussare alla tua porta

Il Natale è la festa del realismo cristiano 

Dio si fece carne e venne a bussare alla tua porta

La parola chiave del Natale è carne. Nel pensiero ebraico indica tutto ciò che è caduco, fragile e precario. Al contempo rimanda alla concretezza della vita e alla sua collocazione nello spazio e nel tempo. Per mezzo della nostra carne siamo essere storici, tangibili ma anche rifiutabili. La carne è l’uomo stesso. Noi siamo un corpo, e le nostre relazioni passano attraverso di esso. La fisicità della nostra esistenza è talmente importante che in questo tempo di pandemia, in cui siamo costretti a castrare ogni contatto, sembra quasi che la nostra vita sia sospesa. Nel prologo di san Giovanni leggiamo: “il verbo si fece carne”. Il verbo rimanda all’essenza di una frase, all’aspetto più importante. Se non ci fossero i verbi non potremmo raccontare nessuna azione. Ma ancora il verbo è la parola, quell’elemento imprescindibile per entrare in comunicazione con l’altro. Verbo è relazione e condivisione. Potremmo dire che il verbo è ciò che è invisibile agli occhi ma percepibile al cuore. Questo Verbo diviene carne, si rende fruibile. Cioè vuol essere a portata di mano per incrociare concretamente le nostre vite. Dio decide di essere come noi per accorciare ogni distanza sociale. Non teme di infettarsi con le nostre endemiche pandemie. Si fa Covid per noi perché non sia estraneo ai nostri patimenti. Gesù con la sua carne espone il Cielo ad essere trattenuto in una mano d’uomo. Non possiamo più accampare alcun alibi. Gesù è in mezzo a noi. La sua permanente presenza è garantita proprio dalla sua carne che si impasta con la nostra storia. Termina il tempo dei tortuosi pellegrinaggi per trovare un Dio inaccessibile. Basta solo prendere sul serio la nostra carne per scoprire che tra questi viandanti di carne c’è anche Gesù. Cari amici, questo Natale sembra caratterizzato da un’estenua attesa. Vorremmo che tutto svanisse con il pizzico di un vaccino. Non dimentichiamo, tuttavia, che se vogliamo veramente guarire è necessario abbracciare seriamente quella carne che Dio ha rivestito di divinità. A breve accoglieremo il vaccino per porre fine al virus, ma quando ci decideremo di accoglierci gli uni con gli altri per porre fine all’indifferenza? Il Natale non è la festa dei facili sentimentalismi, ma è la celebrazione del realismo cristiano, che ci spinge a guardare la realtà con gli occhi del Cristo vero uomo come noi. La Chiesa ci ricorda solennemente che Cristo è nato. Ora è il tempo di fargli spazio per rendere la nostra vita sua dimora. Dio si fece mano e venne a bussare alla tua porta. Sta a te ora aprila. Così sarà Natale. Auguri.

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